Da sempre l’uomo sente l’esigenza di raccontarsi attraverso le parole ma anche l’arte, la musica, i gesti. Il bisogno di narrarsi è congenere alla specie umana e risponde a una domanda di senso, al desiderio di raccontare le proprie esperienze a se stessi e agli altri per prenderne coscienza, per riflettere e elaborarle. Alle storie dei singoli individui s’intreccia la Storia, quella cioè del tempo in cui essi vivono e che scorre inesorabilmente non curandosi di essi; questo spiega la primordiale necessità dell’uomo di lasciare un segno per resistere alla morte. Questa è anche la funzione delle immagini, dei segni lasciati dall’uomo sin dal tempo delle origini: dalle mura delle caverne preistoriche ai muri delle città contemporanee. Al giorno d’oggi possiamo assistere a una rinnovata profusione di manifestazioni artistiche che scendono in strada e hanno sempre come principale supporto il muro, ma che nella società cosiddetta “di massa”, tendono a stabilire nuovi rapporti e a sovvertirne altri, come ad esempio rendere parola l’immagine o l’immagine parola, il cui scopo è predicativo, esortativo, dimostrativo. La Street Art è un’arte senza mediazione, che si dà nello spazio pubblico, creando nuove connessioni, instaurando legami sociali, rafforzando le identità dei singoli e delle comunità. Il contributo si focalizza sulle esperienze di Street Art che negli ultimi anni si sono realizzate nella città di Napoli. Queste ultime sono andate a intervenire sul tessuto sociale, culturale e politico del capoluogo partenopeo, tra tradizione e innovazione, ridefinendo il contesto cittadino e le periferie urbane, in una sorta di raffinato storytelling a cielo aperto, in cui le immagini attuali si mescolano al mito, ai simboli arcaici e proteiformi di una comunità in continuo divenire ma al contempo avvitata in una lacerante coazione a ripetere. Le immagini e i graffiti si sovrappongono alle macerie di luoghi ai margini o in decomposizione per ridare nuova vita a spazi che sembravano inesorabilmente destinati alla perdizione, alla distruzione. Opporre al brutto e fatiscente il racconto per immagini consente di ritrovare un filo rosso, la matrice da cui originano le storie, la propria storia.
L’arte di strada: un bene comune tra storie di formazione e pratiche identitarie / Marone, F.. - (2018). (Intervento presentato al convegno International Transdisciplinary Workshop Taking Care of Humans and Our Common Home How to integrate the Intangible and the Tangible in Co -growth Practices for SDG 2030 tenutosi a Università di Firenze nel 15 novembre).
L’arte di strada: un bene comune tra storie di formazione e pratiche identitarie
F. Marone
2018
Abstract
Da sempre l’uomo sente l’esigenza di raccontarsi attraverso le parole ma anche l’arte, la musica, i gesti. Il bisogno di narrarsi è congenere alla specie umana e risponde a una domanda di senso, al desiderio di raccontare le proprie esperienze a se stessi e agli altri per prenderne coscienza, per riflettere e elaborarle. Alle storie dei singoli individui s’intreccia la Storia, quella cioè del tempo in cui essi vivono e che scorre inesorabilmente non curandosi di essi; questo spiega la primordiale necessità dell’uomo di lasciare un segno per resistere alla morte. Questa è anche la funzione delle immagini, dei segni lasciati dall’uomo sin dal tempo delle origini: dalle mura delle caverne preistoriche ai muri delle città contemporanee. Al giorno d’oggi possiamo assistere a una rinnovata profusione di manifestazioni artistiche che scendono in strada e hanno sempre come principale supporto il muro, ma che nella società cosiddetta “di massa”, tendono a stabilire nuovi rapporti e a sovvertirne altri, come ad esempio rendere parola l’immagine o l’immagine parola, il cui scopo è predicativo, esortativo, dimostrativo. La Street Art è un’arte senza mediazione, che si dà nello spazio pubblico, creando nuove connessioni, instaurando legami sociali, rafforzando le identità dei singoli e delle comunità. Il contributo si focalizza sulle esperienze di Street Art che negli ultimi anni si sono realizzate nella città di Napoli. Queste ultime sono andate a intervenire sul tessuto sociale, culturale e politico del capoluogo partenopeo, tra tradizione e innovazione, ridefinendo il contesto cittadino e le periferie urbane, in una sorta di raffinato storytelling a cielo aperto, in cui le immagini attuali si mescolano al mito, ai simboli arcaici e proteiformi di una comunità in continuo divenire ma al contempo avvitata in una lacerante coazione a ripetere. Le immagini e i graffiti si sovrappongono alle macerie di luoghi ai margini o in decomposizione per ridare nuova vita a spazi che sembravano inesorabilmente destinati alla perdizione, alla distruzione. Opporre al brutto e fatiscente il racconto per immagini consente di ritrovare un filo rosso, la matrice da cui originano le storie, la propria storia.File | Dimensione | Formato | |
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Attestato Francesca Marone 15 novembre 2018.pdf
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