Per Lipman (2003) la filosofia è essenzialmente una tipologia di pratica euristica orientata alla ricerca di significati, ricerca che non può prescindere dal riferimento ad un contesto culturale e sociale; l’esperienza, oggetto di indagine filosofica è sempre un’esperienza riconosciuta come socio-culturalmente connotata e determinata, in cui il linguaggio ed il dialogo assumono una funzione centrale. Ciò impone l’individuazione di una dimensione euristica in cui il pensiero non viene ad esercitarsi come processo autoreferenziale e solipsistico, ma come processo negoziato, socialmente riconosciuto e validato, in cui la riflessione è attivata e promossa da procedure di rispecchiamento e di interiorizzazione di dinamiche intersoggettive. Acquista, in tale prospettiva, particolare interesse pedagogico un dispositivo come quello della “comunità di ricerca filosofica”, che rappresenta il nucleo metodologico del curricolo di Philosophy for Children. Come sottolinea Cam (2011) le origini del costrutto di “comunità di ricerca filosofica” sono riferibili in prima istanza alle idee deweyane di indagine e di comunità oltre che all'idea di Peirce riferita primariamente al contesto scientifico, e nel modello educativo di Lipman si attualizza quindi una visione pragmatista della filosofia e del pensiero inteso come indagine. Kennedy (2012) evidenzia come la “comunità di ricerca filosofica” attualizzi una rivoluzione pedagogica e metodologica, realizzando il principio deweyano dell'educazione come “ricostruzione” delle abitudini e delle “credenze” intese come abitudini cognitive attraverso l'indagine vista come processo di canalizzazione, organizzazione ed orchestrazione degli “impulsi” euristici di ciascuno. La “comunità di ricerca filosofica” si configura come dimensione euristica negoziale, in cui diventa possibile sperimentare il metodo dell’indagine e farlo proprio allo scopo di esplorare in profondità e rivedere le proprie credenze, i propri punti di vista, i saperi ed i valori acquisiti e dati per scontati applicandoli ad una molteplicità di campi di esperienza umana. L’indagine si realizza come processo co-costruito in cui il pensiero (sul piano individuale e collettivo) si esercita come funzione metodologico-riflessiva articolandosi attraverso procedure dialogico-argomentative intersoggettivamente validate. All’interno della “comunità di ricerca filosofica” si genera così uno spazio euristico ed epistemico, insieme interindividuale ed intraindividuale, in cui le matrici e le relazioni cognitive messe in campo diventano patrimonio di tutti e di ciascuno, ed i prodotti conoscitivi realizzati sono il risultato di un processo di co-costruzione, che assume valenze profondamente educative ed autoeducative. Il confronto intersoggettivo consente al pensiero individuale di raggiungere livelli di consapevolezza sempre più profondi, di affinarsi metodologicamente, di complessificarsi (integrando prospettive, procedure e metodologie diverse e differenti), di acquisire visibilità culturale e sociale, può assumere valenze metacognitive. Attraverso la mediazione, la negoziazione, la riflessione, che ne consentono la traduzione ed il trasferimento in diversi contesti, la pratica dell'indagine filosofica coltivata nell’ambito di una molteplicità di “comunità di ricerca “ può configurarsi, pertanto, non solo come specifico e peculiare dispositivo conoscitivo funzionale alla costruzione di nuovi codici interpretativi della realtà (che ne consentano una lettura a molteplici livelli di profondità) , ma anche e soprattutto come un dispositivo di riflessività sociale, funzionale alla costruzione/negoziazione di significati socialmente condivisibili e validabili all’interno dei diversi campi di esperienza umana.

Educating to and through philosophical inquiry / Striano, Maura. - (2018). (Intervento presentato al convegno PHILOSOPHY AND CHILDHOOD: THEORY AND PRACTIC tenutosi a Università di Bologna nel 3-5 dicembre 2018).

Educating to and through philosophical inquiry

Maura Striano
2018

Abstract

Per Lipman (2003) la filosofia è essenzialmente una tipologia di pratica euristica orientata alla ricerca di significati, ricerca che non può prescindere dal riferimento ad un contesto culturale e sociale; l’esperienza, oggetto di indagine filosofica è sempre un’esperienza riconosciuta come socio-culturalmente connotata e determinata, in cui il linguaggio ed il dialogo assumono una funzione centrale. Ciò impone l’individuazione di una dimensione euristica in cui il pensiero non viene ad esercitarsi come processo autoreferenziale e solipsistico, ma come processo negoziato, socialmente riconosciuto e validato, in cui la riflessione è attivata e promossa da procedure di rispecchiamento e di interiorizzazione di dinamiche intersoggettive. Acquista, in tale prospettiva, particolare interesse pedagogico un dispositivo come quello della “comunità di ricerca filosofica”, che rappresenta il nucleo metodologico del curricolo di Philosophy for Children. Come sottolinea Cam (2011) le origini del costrutto di “comunità di ricerca filosofica” sono riferibili in prima istanza alle idee deweyane di indagine e di comunità oltre che all'idea di Peirce riferita primariamente al contesto scientifico, e nel modello educativo di Lipman si attualizza quindi una visione pragmatista della filosofia e del pensiero inteso come indagine. Kennedy (2012) evidenzia come la “comunità di ricerca filosofica” attualizzi una rivoluzione pedagogica e metodologica, realizzando il principio deweyano dell'educazione come “ricostruzione” delle abitudini e delle “credenze” intese come abitudini cognitive attraverso l'indagine vista come processo di canalizzazione, organizzazione ed orchestrazione degli “impulsi” euristici di ciascuno. La “comunità di ricerca filosofica” si configura come dimensione euristica negoziale, in cui diventa possibile sperimentare il metodo dell’indagine e farlo proprio allo scopo di esplorare in profondità e rivedere le proprie credenze, i propri punti di vista, i saperi ed i valori acquisiti e dati per scontati applicandoli ad una molteplicità di campi di esperienza umana. L’indagine si realizza come processo co-costruito in cui il pensiero (sul piano individuale e collettivo) si esercita come funzione metodologico-riflessiva articolandosi attraverso procedure dialogico-argomentative intersoggettivamente validate. All’interno della “comunità di ricerca filosofica” si genera così uno spazio euristico ed epistemico, insieme interindividuale ed intraindividuale, in cui le matrici e le relazioni cognitive messe in campo diventano patrimonio di tutti e di ciascuno, ed i prodotti conoscitivi realizzati sono il risultato di un processo di co-costruzione, che assume valenze profondamente educative ed autoeducative. Il confronto intersoggettivo consente al pensiero individuale di raggiungere livelli di consapevolezza sempre più profondi, di affinarsi metodologicamente, di complessificarsi (integrando prospettive, procedure e metodologie diverse e differenti), di acquisire visibilità culturale e sociale, può assumere valenze metacognitive. Attraverso la mediazione, la negoziazione, la riflessione, che ne consentono la traduzione ed il trasferimento in diversi contesti, la pratica dell'indagine filosofica coltivata nell’ambito di una molteplicità di “comunità di ricerca “ può configurarsi, pertanto, non solo come specifico e peculiare dispositivo conoscitivo funzionale alla costruzione di nuovi codici interpretativi della realtà (che ne consentano una lettura a molteplici livelli di profondità) , ma anche e soprattutto come un dispositivo di riflessività sociale, funzionale alla costruzione/negoziazione di significati socialmente condivisibili e validabili all’interno dei diversi campi di esperienza umana.
2018
Educating to and through philosophical inquiry / Striano, Maura. - (2018). (Intervento presentato al convegno PHILOSOPHY AND CHILDHOOD: THEORY AND PRACTIC tenutosi a Università di Bologna nel 3-5 dicembre 2018).
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