Il titolo del Parthenopeus sive Amorum libri II di Giovanni Gioviano Pontano è stato interpretato solitamente come un'indicazione dell'ambientazione napoletana del canzoniere, cioè come un titolo che vuole connotare un canzoniere nato, scritto e destinato all’entourage di colti funzionari attivi nella corte napoletana, che effettivamente compaiono come interlocutori del poeta (Antonio Panormita, Pietro Golino, Leonte e Marino Tomacelli). L'analisi della genesi redazionale permette di leggere questo titolo ad un livello più profondo. Un dato in più viene dal carme che chiude la raccoltina nel codice in questione: si tratta del carme che nell’edizione summontina sarà indicato come II 14. Il titolo del carme Ad Musam de conversione Sebethi in fluvium annuncia l’oggetto del canto: la metamorfosi di Sebeto da giovane pastore a fiume. Il Sebeto è il fiume di Napoli, un fiume che non c’è, ma contò moltissimo per gli umanisti. Pietro Summonte, editore postumo delle opere pontaniane, ma anche curatore dell'edizione dell'Arcadia del 1504, annota a proposito del Sebeto in Arcadia X, 18 (p. 146): "Fluvius saepe a Pontano celebratus, prope Neapolis moenia labitur. Huius quoque Maro, Statius, Columella meminerunt". L’editore in questa nota allude alla letteratura classica, ma anche al ruolo che il Sebeto ebbe nella poesia del Pontano. In particolare, il Pontano celebrò il fiume in questa elegia del Parthenopeus e nella Lepidina, la cui composizione viene annunciata proprio nei versi finali dell'elegia in questione, vv. 65-68. In essi il poeta promette un canto celebrativo delle nozze di Sebeto e di Partenope, indicando nella raccolta Parthenopeius sive Amorum liber, il pegno del futuro dono del poeta: Tempus erit, caros cum dicemus hymenaeos, Ut sit iuncta tuo Parthenopea toro; Interea nostri nomen titulusque libelli pignus polliciti muneris esto mei. La raccolta si chiude così con la promessa di un nuovo canto, di un’opera la Lepidina con una forte connotazione ideologica, che recuperava il mito fondativo della città di Napoli per esaltare il ruolo di Napoli come capitale del regno e la sua centralità nella politica dei sovrani aragonesi. Proprio queste considerazione hanno spinto a datare la Lepidina ad anni avanzati, tra il 1475 ed il 1485. Ma è evidente che la Lepidina fu composta molto prima, come dimostra il fatto che il carme II 14 compaia con lo stesso epilogo in due codici autografi databili con molta sicurezza agli anni 50 del secolo: Milano, Biblioteca Ambrosiana, O 74 sup., cc. 137r-173v (A) Cortona, Biblioteca Comunale, Ms. 84, cc. 1r-37v (C) In ogni caso, la promessa della Lepidina, dell’opera in cui il Pontano avrebbe cantato le nozze di Partenope e di Sebeto, permette di leggere il Parthenopeius o Parthenopeus come libro per Sebeto (a cui il poeta rivolge il suo congedo nei versi finali di Parth. II 14) e per Parthenope, per la sirena che il poeta diceva nel corso del Parthenopeus (II 1, 51-52): «Parthenope, studiis semper amata meis»; e alla quale dedicava i suoi studi giovanili come dichiarava nell’appendice archeologico-antiquaria con cui chiudeva la sua unica opera storica, il De bello Neapolitano, una appendice nata proprio per questo non nei tempi estremi della vità dell’umanista, ma probabilmente in tempi coevi alla prima composizione del Parthenopeus. Questa nuova esegesi del titolo del giovanile canzoniere permette di rinnovare anche la datazione della Lepidina proprio alla luce dei dati testuali e cronologici che si ricavano dalla genesi redazione del Parthenopeus: questi dati, infatti, riconducono la Lepidina, almeno nel suo primo assetto redazionale, agli anni ’50 del secolo XV e ripropongono per quest’opera una redazione stratificata (secondo una prassi solita nel Pontano) e adattata a nuove situazione storiche e politiche.

Per una nuova interpretazione del titolo del Parthenopeus sive Amorum libri di G. Pontano / Iacono, Antonietta. - (2018).

Per una nuova interpretazione del titolo del Parthenopeus sive Amorum libri di G. Pontano

Antonietta Iacono
2018

Abstract

Il titolo del Parthenopeus sive Amorum libri II di Giovanni Gioviano Pontano è stato interpretato solitamente come un'indicazione dell'ambientazione napoletana del canzoniere, cioè come un titolo che vuole connotare un canzoniere nato, scritto e destinato all’entourage di colti funzionari attivi nella corte napoletana, che effettivamente compaiono come interlocutori del poeta (Antonio Panormita, Pietro Golino, Leonte e Marino Tomacelli). L'analisi della genesi redazionale permette di leggere questo titolo ad un livello più profondo. Un dato in più viene dal carme che chiude la raccoltina nel codice in questione: si tratta del carme che nell’edizione summontina sarà indicato come II 14. Il titolo del carme Ad Musam de conversione Sebethi in fluvium annuncia l’oggetto del canto: la metamorfosi di Sebeto da giovane pastore a fiume. Il Sebeto è il fiume di Napoli, un fiume che non c’è, ma contò moltissimo per gli umanisti. Pietro Summonte, editore postumo delle opere pontaniane, ma anche curatore dell'edizione dell'Arcadia del 1504, annota a proposito del Sebeto in Arcadia X, 18 (p. 146): "Fluvius saepe a Pontano celebratus, prope Neapolis moenia labitur. Huius quoque Maro, Statius, Columella meminerunt". L’editore in questa nota allude alla letteratura classica, ma anche al ruolo che il Sebeto ebbe nella poesia del Pontano. In particolare, il Pontano celebrò il fiume in questa elegia del Parthenopeus e nella Lepidina, la cui composizione viene annunciata proprio nei versi finali dell'elegia in questione, vv. 65-68. In essi il poeta promette un canto celebrativo delle nozze di Sebeto e di Partenope, indicando nella raccolta Parthenopeius sive Amorum liber, il pegno del futuro dono del poeta: Tempus erit, caros cum dicemus hymenaeos, Ut sit iuncta tuo Parthenopea toro; Interea nostri nomen titulusque libelli pignus polliciti muneris esto mei. La raccolta si chiude così con la promessa di un nuovo canto, di un’opera la Lepidina con una forte connotazione ideologica, che recuperava il mito fondativo della città di Napoli per esaltare il ruolo di Napoli come capitale del regno e la sua centralità nella politica dei sovrani aragonesi. Proprio queste considerazione hanno spinto a datare la Lepidina ad anni avanzati, tra il 1475 ed il 1485. Ma è evidente che la Lepidina fu composta molto prima, come dimostra il fatto che il carme II 14 compaia con lo stesso epilogo in due codici autografi databili con molta sicurezza agli anni 50 del secolo: Milano, Biblioteca Ambrosiana, O 74 sup., cc. 137r-173v (A) Cortona, Biblioteca Comunale, Ms. 84, cc. 1r-37v (C) In ogni caso, la promessa della Lepidina, dell’opera in cui il Pontano avrebbe cantato le nozze di Partenope e di Sebeto, permette di leggere il Parthenopeius o Parthenopeus come libro per Sebeto (a cui il poeta rivolge il suo congedo nei versi finali di Parth. II 14) e per Parthenope, per la sirena che il poeta diceva nel corso del Parthenopeus (II 1, 51-52): «Parthenope, studiis semper amata meis»; e alla quale dedicava i suoi studi giovanili come dichiarava nell’appendice archeologico-antiquaria con cui chiudeva la sua unica opera storica, il De bello Neapolitano, una appendice nata proprio per questo non nei tempi estremi della vità dell’umanista, ma probabilmente in tempi coevi alla prima composizione del Parthenopeus. Questa nuova esegesi del titolo del giovanile canzoniere permette di rinnovare anche la datazione della Lepidina proprio alla luce dei dati testuali e cronologici che si ricavano dalla genesi redazione del Parthenopeus: questi dati, infatti, riconducono la Lepidina, almeno nel suo primo assetto redazionale, agli anni ’50 del secolo XV e ripropongono per quest’opera una redazione stratificata (secondo una prassi solita nel Pontano) e adattata a nuove situazione storiche e politiche.
2018
Per una nuova interpretazione del titolo del Parthenopeus sive Amorum libri di G. Pontano / Iacono, Antonietta. - (2018).
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/725526
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact