Negli ultimi anni, la letteratura economica ha dato grande attenzione all’ampia diffusione del multiaffidamento bancario. In quasi tutti i paesi, imprese - anche relativamente piccole - prendono a prestito contemporaneamente da diverse banche, anche se la distribuzione del numero di banche per impresa varia in modo sostanziale da un paese all’altro. Ongena and Smith (2000), usando un dataset di 1079 grandi imprese localizzate in 20 paesi Europei, dimostrano che single relazioni banca-impresa sono relativamente rare, e che l’Italia – con un numero medio di 15 relazioni bancarie per impresa – è il paese in cui il fenomeno del multiaffidamento è più comune. Alle stesse conclusioni giungono Detragiache et al. (2000) comparando campioni di piccole imprese operanti negli Stati Uniti e in Italia. Essi mostrano che il single-banking è relativamente comune negli Stati Uniti dove il numero mediano di relazioni bancarie è 2 e il 55,5% delle imprese opera con più di una banca, mentre in Italia ricorre al multiaffidamento l’89% delle imprese, con un numero mediano di relazioni bancarie pari a 5 (che nel 75° percentile diventano 8 a fronte delle 2 degli Stati Uniti). Le ragioni alla base delle diverse preferenze delle imprese circa il numero di banche con cui trattare, sono state oggetto di analisi di numerosi lavori negli ultimi anni. Alcuni contributi hanno focalizzato sugli aspetti microeconomici delle scelte delle imprese, come ad esempio la dimensione, l’età, la propensione ad innovare, la dotazione di capitale umano, l’investimento in R&D, e così via, giungendo alla conclusione che imprese più grandi e più vecchie, più innovative e finanziariamente in difficoltà (Horoff e Korting, 1998a) ricorrono più probabilmente a relazioni multiple-bank. L’analisi empirica mostra che il multiaffidamento è più spesso associato alla maggiore rischiosità dell’impresa mutuataria (Foglia et al., 1998). Inoltre, le decisioni delle imprese possono essere ricondotte a valutazioni costi-benefici: le imprese possono preferire di prendere a prestito da più di una banca per accrescere il leverage (Cosci e Meliciani, 2000) e la disponibilità di credito (Petersen and Rajan, 1994, 1995; Bianco, 1997; Sapienza, 1997; Cole, 1998; Haroff and Korting, 1998b), per ridurre il costo del debito (Rajan, 1992), ed evitare problemi di liquidità (Detragiache et al., 2000). Dall’altro lato è stato altresì riconosciuto il ruolo centrale di fattori macroeconomici: la specializzazione produttiva regionale, la diffusione della tecnologia, il grado di competizione del mercato ed i fattori istituzionali sono stati riconosciuti come driver importanti delle preferenze delle imprese nella misura in cui essi influenzano la struttura del mercato finanziario e determinano le differenze relative nei livelli di profittabilità attesa. In particolare, il ruolo delle istituzioni nell’influenzare i sistemi finanziari e il comportamento delle imprese nei mercati finanziari, è stato largamente riconosciuto dalla letteratura economica (Chinn e Ito, 2006; Claessens e Leaven, 2003; Garretsen et al., 2004; Andrianova e Demetriades, 2004), in molti casi focalizzata su indagini cross-country, e riferita alle istituzioni nazionali. In linea con I recent sviluppi della letteratura, questo paper adotta un approccio che enfatizza in particolare il link tra qualità istituzionale locale e preferenze delle imprese sul numero di relazioni bancarie.

Qualità delle istituzioni e multiaffidamento bancario. Un'indagine emprica / Nifo, Annamaria; Ruberto, Sabrina; Vecchione, Gaetano. - (2017), pp. 381-407.

Qualità delle istituzioni e multiaffidamento bancario. Un'indagine emprica

gaetano vecchione
2017

Abstract

Negli ultimi anni, la letteratura economica ha dato grande attenzione all’ampia diffusione del multiaffidamento bancario. In quasi tutti i paesi, imprese - anche relativamente piccole - prendono a prestito contemporaneamente da diverse banche, anche se la distribuzione del numero di banche per impresa varia in modo sostanziale da un paese all’altro. Ongena and Smith (2000), usando un dataset di 1079 grandi imprese localizzate in 20 paesi Europei, dimostrano che single relazioni banca-impresa sono relativamente rare, e che l’Italia – con un numero medio di 15 relazioni bancarie per impresa – è il paese in cui il fenomeno del multiaffidamento è più comune. Alle stesse conclusioni giungono Detragiache et al. (2000) comparando campioni di piccole imprese operanti negli Stati Uniti e in Italia. Essi mostrano che il single-banking è relativamente comune negli Stati Uniti dove il numero mediano di relazioni bancarie è 2 e il 55,5% delle imprese opera con più di una banca, mentre in Italia ricorre al multiaffidamento l’89% delle imprese, con un numero mediano di relazioni bancarie pari a 5 (che nel 75° percentile diventano 8 a fronte delle 2 degli Stati Uniti). Le ragioni alla base delle diverse preferenze delle imprese circa il numero di banche con cui trattare, sono state oggetto di analisi di numerosi lavori negli ultimi anni. Alcuni contributi hanno focalizzato sugli aspetti microeconomici delle scelte delle imprese, come ad esempio la dimensione, l’età, la propensione ad innovare, la dotazione di capitale umano, l’investimento in R&D, e così via, giungendo alla conclusione che imprese più grandi e più vecchie, più innovative e finanziariamente in difficoltà (Horoff e Korting, 1998a) ricorrono più probabilmente a relazioni multiple-bank. L’analisi empirica mostra che il multiaffidamento è più spesso associato alla maggiore rischiosità dell’impresa mutuataria (Foglia et al., 1998). Inoltre, le decisioni delle imprese possono essere ricondotte a valutazioni costi-benefici: le imprese possono preferire di prendere a prestito da più di una banca per accrescere il leverage (Cosci e Meliciani, 2000) e la disponibilità di credito (Petersen and Rajan, 1994, 1995; Bianco, 1997; Sapienza, 1997; Cole, 1998; Haroff and Korting, 1998b), per ridurre il costo del debito (Rajan, 1992), ed evitare problemi di liquidità (Detragiache et al., 2000). Dall’altro lato è stato altresì riconosciuto il ruolo centrale di fattori macroeconomici: la specializzazione produttiva regionale, la diffusione della tecnologia, il grado di competizione del mercato ed i fattori istituzionali sono stati riconosciuti come driver importanti delle preferenze delle imprese nella misura in cui essi influenzano la struttura del mercato finanziario e determinano le differenze relative nei livelli di profittabilità attesa. In particolare, il ruolo delle istituzioni nell’influenzare i sistemi finanziari e il comportamento delle imprese nei mercati finanziari, è stato largamente riconosciuto dalla letteratura economica (Chinn e Ito, 2006; Claessens e Leaven, 2003; Garretsen et al., 2004; Andrianova e Demetriades, 2004), in molti casi focalizzata su indagini cross-country, e riferita alle istituzioni nazionali. In linea con I recent sviluppi della letteratura, questo paper adotta un approccio che enfatizza in particolare il link tra qualità istituzionale locale e preferenze delle imprese sul numero di relazioni bancarie.
2017
978-88-6741-897-8
Qualità delle istituzioni e multiaffidamento bancario. Un'indagine emprica / Nifo, Annamaria; Ruberto, Sabrina; Vecchione, Gaetano. - (2017), pp. 381-407.
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