Il rapporto tra geografia e architettura rimanda alla lettura stratigrafica dei primi atti fondativi e al legame natura-artificio che caratterizza una realtà territoriale, elementi che, insieme, costituiscono una sorta di impronta primigenia permanente anche nelle successive trasformazioni. A questa idea di ‘impronta’ si vuole attribuire il concetto di ‘forma del territorio’ nel quale si intende far confluire le molteplici manifestazioni visive e insediative che si offrono nell’atto di attraversare un luogo. Parlare di ‘forma del territorio’ significa affermare l’esistenza di una manifestazione fisica in grado di delineare e caratterizzare una data realtà riferita a un tempo determinato2. Tale realtà può essere intesa come restituzione di un’immagine raccolta in una chiave di lettura ‘sostenibile’, che tenga conto cioè di un complesso di fattori di ordine estetico, economico, sociale, culturale e psico-sensoriale e delle loro reciproche relazioni. È così possibile individuare alcuni percorsi di conoscenza che, pur determinando delle letture parziali attraverso accostamenti, sovrapposizioni o intrecci, restituiscano la forma complessa di questa realtà. Gli elementi che partecipano alla definizione dei luoghi sono, in primo luogo, quelli geografici che appartengono alla natura del suolo: una strada, una sequenza di case, una linea di costa, un rilievo montuoso, possono decretare un disegno basato su una geometria elementare che non contrappone la natura all’artificio, ma che rende possibile l’interrelazione tra geografia e architettura. Tali elementi «… possiedono infatti una storia, una personalità, un’identità che deve essere presa sul serio; e influenzano il carattere degli uomini che vivono in quell’ambiente, evocano un’atmosfera, un sentimento del tempo, una particolare emozione»3. Tra la città compatta, ereditata dalla storia, e i campi coltivati si estendono poi le nuove città, lo “spazio agricolo periurbano”, nel cui disordine a volte è possibile decifrare le regole quasi istintive dei diversi sistemi insediativi. Il disegno delle nuove aree residenziali si contrappone a quello della campagna fatto di tracce che rimandano alla divisione del suolo e al suo utilizzo: le strade, i canali di irrigazione, i tracciati ordinatori, uniti ad alcuni manufatti rurali, sopravvivono ai processi di trasformazione in quanto legati ad un’antica struttura riconducibile a una tradizione agricola o pastorale, che si modifica con estrema lentezza.

La mappa percettiva del paesaggio / Florio, Riccardo; Esposito, Alma. - (2018), pp. 101-116.

La mappa percettiva del paesaggio

riccardo florio
;
alma esposito
2018

Abstract

Il rapporto tra geografia e architettura rimanda alla lettura stratigrafica dei primi atti fondativi e al legame natura-artificio che caratterizza una realtà territoriale, elementi che, insieme, costituiscono una sorta di impronta primigenia permanente anche nelle successive trasformazioni. A questa idea di ‘impronta’ si vuole attribuire il concetto di ‘forma del territorio’ nel quale si intende far confluire le molteplici manifestazioni visive e insediative che si offrono nell’atto di attraversare un luogo. Parlare di ‘forma del territorio’ significa affermare l’esistenza di una manifestazione fisica in grado di delineare e caratterizzare una data realtà riferita a un tempo determinato2. Tale realtà può essere intesa come restituzione di un’immagine raccolta in una chiave di lettura ‘sostenibile’, che tenga conto cioè di un complesso di fattori di ordine estetico, economico, sociale, culturale e psico-sensoriale e delle loro reciproche relazioni. È così possibile individuare alcuni percorsi di conoscenza che, pur determinando delle letture parziali attraverso accostamenti, sovrapposizioni o intrecci, restituiscano la forma complessa di questa realtà. Gli elementi che partecipano alla definizione dei luoghi sono, in primo luogo, quelli geografici che appartengono alla natura del suolo: una strada, una sequenza di case, una linea di costa, un rilievo montuoso, possono decretare un disegno basato su una geometria elementare che non contrappone la natura all’artificio, ma che rende possibile l’interrelazione tra geografia e architettura. Tali elementi «… possiedono infatti una storia, una personalità, un’identità che deve essere presa sul serio; e influenzano il carattere degli uomini che vivono in quell’ambiente, evocano un’atmosfera, un sentimento del tempo, una particolare emozione»3. Tra la città compatta, ereditata dalla storia, e i campi coltivati si estendono poi le nuove città, lo “spazio agricolo periurbano”, nel cui disordine a volte è possibile decifrare le regole quasi istintive dei diversi sistemi insediativi. Il disegno delle nuove aree residenziali si contrappone a quello della campagna fatto di tracce che rimandano alla divisione del suolo e al suo utilizzo: le strade, i canali di irrigazione, i tracciati ordinatori, uniti ad alcuni manufatti rurali, sopravvivono ai processi di trasformazione in quanto legati ad un’antica struttura riconducibile a una tradizione agricola o pastorale, che si modifica con estrema lentezza.
2018
978-88-492-3591-3
La mappa percettiva del paesaggio / Florio, Riccardo; Esposito, Alma. - (2018), pp. 101-116.
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