La valutazione della durata dei componenti edilizi rappresenta da ormai alcuni decenni un argomento di significativo interesse per la comunità scientifica internazionale, ma è diventato di notevole rilevanza anche per il settore della produzione edilizia, anche a seguito di un quadro normativo che chiama alcuni degli stakeholders del processo edilizio a proporre stime sul ciclo di vita: basti pensare al piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti introdotto dalla legge 109/94, al piano di manutenzione delle strutture introdotto dalle N.T.C. 2008, al Life Cycle Costing introdotto dal D. Lgs. 50/2016, ma anche da analisi Life Cycle Assessment che hanno negli ultimi anni assunto un ruolo molto importante, evidentemente sotto la spinta che deriva dai temi della sostenibilità e dell’economia circolare, che campeggiano a pieno titolo nei focus del Piano Nazionale di Industria 4.0. La necessità di procedere alla determinazione della durata dei componenti edilizi necessita di un attento studio delle variabili che influiscono sul loro comportamento nel tempo. Lo sviluppo e la continua immissione sul mercato di materiali e di tecnologie esecutive di nuova concezione, determinano, in particolare, l’esigenza di apprezzarne le aspettative di durata nel tempo. Gli studi effettuati in questo settore di ricerca hanno finora affrontato la questione in maniera compiuta relativamente ad un vasto panorama di componenti edilizi e di sistemi, primi fra i quali quelli strutturali, ed in particolare il calcestruzzo. L’evoluzione del fenomeno della carbonatazione e gli effetti connessi alla variazione del pH sono probabilmente fra gli aspetti di maggiore interesse nello studio del degrado di questo materiale. Dall’analisi dello stato dell’arte, con specifica attenzione a tale fenomeno, emerge che è opportuno, in particolare, approfondire gli studi relativi alla durabilità degli elementi strutturali in calcestruzzo armato sottoposti a interventi di consolidamento con tecnologie e materiali innovativi, quali ad esempio l’incamiciatura con calcestruzzo autocompattante (conosciuto anche con l’acronimo inglese SCC), stante la carenza di studi scientifici mirati a questo particolare aspetto. Nel panorama degli studi e delle sperimentazioni condotte, poi, molte volte sono state proposte trattazioni del comportamento del tempo di calcestruzzi protetti da strati di pittura, ma tale soluzione non è certamente quella che si riscontra nella maggior parte degli edifici (soprattutto quelli realizzati nel periodo fra il dopoguerra e gli anni ’70), che invece presentano uno strato di intonaco fra l’elemento strutturale e quello di finitura. È possibile individuare se esiste un contributo degli strati di rivestimento alla durabilità del calcestruzzo, e – in caso affermativo – quali sono le soluzioni tecniche che garantiscono il miglior risultato? L’approccio che si è adottato per fornire risposta alle problematiche evidenziate è stato quello di proporre una valutazione comparativa – condotta mediante sperimentazioni di laboratorio – fra le diverse soluzioni che una indagine preliminare ha rivelato essere le più diffuse su una certa parte del territorio (la città di Napoli), non trascurando i dovuti approfondimenti sulle specifiche caratteristiche dei materiali. La fase di realizzazione delle prove di laboratorio, preceduta dalla definizione dei modelli di simulazione e dalle caratteristiche dei provini, nonché dalla definizione delle sollecitazioni a cui sottoporli, è consistito in cicli di carbonatazione accelerata, completati dalle necessarie prove per la lettura e per l’analisi dei risultati ottenuti.

Influenza degli elementi di rivestimento sulla carbonatazione del calcestruzzo / Nicolella, M.; Scognamillo, C.. - In: INGENIO. - ISSN 2307-8928. - (2018).

Influenza degli elementi di rivestimento sulla carbonatazione del calcestruzzo

Nicolella M.
Writing – Original Draft Preparation
;
Scognamillo C.
Writing – Original Draft Preparation
2018

Abstract

La valutazione della durata dei componenti edilizi rappresenta da ormai alcuni decenni un argomento di significativo interesse per la comunità scientifica internazionale, ma è diventato di notevole rilevanza anche per il settore della produzione edilizia, anche a seguito di un quadro normativo che chiama alcuni degli stakeholders del processo edilizio a proporre stime sul ciclo di vita: basti pensare al piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti introdotto dalla legge 109/94, al piano di manutenzione delle strutture introdotto dalle N.T.C. 2008, al Life Cycle Costing introdotto dal D. Lgs. 50/2016, ma anche da analisi Life Cycle Assessment che hanno negli ultimi anni assunto un ruolo molto importante, evidentemente sotto la spinta che deriva dai temi della sostenibilità e dell’economia circolare, che campeggiano a pieno titolo nei focus del Piano Nazionale di Industria 4.0. La necessità di procedere alla determinazione della durata dei componenti edilizi necessita di un attento studio delle variabili che influiscono sul loro comportamento nel tempo. Lo sviluppo e la continua immissione sul mercato di materiali e di tecnologie esecutive di nuova concezione, determinano, in particolare, l’esigenza di apprezzarne le aspettative di durata nel tempo. Gli studi effettuati in questo settore di ricerca hanno finora affrontato la questione in maniera compiuta relativamente ad un vasto panorama di componenti edilizi e di sistemi, primi fra i quali quelli strutturali, ed in particolare il calcestruzzo. L’evoluzione del fenomeno della carbonatazione e gli effetti connessi alla variazione del pH sono probabilmente fra gli aspetti di maggiore interesse nello studio del degrado di questo materiale. Dall’analisi dello stato dell’arte, con specifica attenzione a tale fenomeno, emerge che è opportuno, in particolare, approfondire gli studi relativi alla durabilità degli elementi strutturali in calcestruzzo armato sottoposti a interventi di consolidamento con tecnologie e materiali innovativi, quali ad esempio l’incamiciatura con calcestruzzo autocompattante (conosciuto anche con l’acronimo inglese SCC), stante la carenza di studi scientifici mirati a questo particolare aspetto. Nel panorama degli studi e delle sperimentazioni condotte, poi, molte volte sono state proposte trattazioni del comportamento del tempo di calcestruzzi protetti da strati di pittura, ma tale soluzione non è certamente quella che si riscontra nella maggior parte degli edifici (soprattutto quelli realizzati nel periodo fra il dopoguerra e gli anni ’70), che invece presentano uno strato di intonaco fra l’elemento strutturale e quello di finitura. È possibile individuare se esiste un contributo degli strati di rivestimento alla durabilità del calcestruzzo, e – in caso affermativo – quali sono le soluzioni tecniche che garantiscono il miglior risultato? L’approccio che si è adottato per fornire risposta alle problematiche evidenziate è stato quello di proporre una valutazione comparativa – condotta mediante sperimentazioni di laboratorio – fra le diverse soluzioni che una indagine preliminare ha rivelato essere le più diffuse su una certa parte del territorio (la città di Napoli), non trascurando i dovuti approfondimenti sulle specifiche caratteristiche dei materiali. La fase di realizzazione delle prove di laboratorio, preceduta dalla definizione dei modelli di simulazione e dalle caratteristiche dei provini, nonché dalla definizione delle sollecitazioni a cui sottoporli, è consistito in cicli di carbonatazione accelerata, completati dalle necessarie prove per la lettura e per l’analisi dei risultati ottenuti.
2018
Influenza degli elementi di rivestimento sulla carbonatazione del calcestruzzo / Nicolella, M.; Scognamillo, C.. - In: INGENIO. - ISSN 2307-8928. - (2018).
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Nicolella_Rivestimenti cls.pdf

accesso aperto

Descrizione: Articolo principale
Tipologia: Versione Editoriale (PDF)
Licenza: Dominio pubblico
Dimensione 2.04 MB
Formato Adobe PDF
2.04 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/714399
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact