La vita, per parafrasare il titolo di un libro di qualche anno fa, “è un’invenzione recente”. E non si tratta di un paradosso: la scienza si è sempre occupata degli esseri viventi e della loro descrizione. È solo a partire da Darwin che la vita diviene concetto e questione a sé stante. Eppure la domanda sulla vita nasconde le stesse insidie: si può conoscere la “vita”? Può la vita essere ridotta al rango di un “oggetto”? È un “qualcosa” cui applicare le categorie conoscitive classiche? Quando si osserva la vita, si sta davvero guardando alla vita o si scruta il “vivente”? Vita e vivente si prestano piuttosto alla narrazione e, soprattutto, a una meta-narrazione, e proprio quando, almeno a seguire Lyotard, il Post-Moderno segna la crisi delle grandi narrazioni. Biologia e filosofia sono oggi fortemente impegnate a equilibrare la questione in termini epistemologici. Ma in entrambi i casi colui che parla della vita è pur sempre un corpo, un corpo vivente e dunque metanarrante, per il quale spazio e tempo perdono l’abituale sicurezza fondativa. E talvolta è la letteratura a diradare le nebbie del rigido filosofare e del conoscere positivo.
L'incontro con la vita tra invenzione e conoscenza / Amodio, P.. - (2018). (Intervento presentato al convegno 4° FESTIVAL FILOSOFICO DEL SANNIO sul tema VITA tenutosi a Teatro Massimo - Benevento nel 12 marzo 2018).
L'incontro con la vita tra invenzione e conoscenza
P. Amodio
2018
Abstract
La vita, per parafrasare il titolo di un libro di qualche anno fa, “è un’invenzione recente”. E non si tratta di un paradosso: la scienza si è sempre occupata degli esseri viventi e della loro descrizione. È solo a partire da Darwin che la vita diviene concetto e questione a sé stante. Eppure la domanda sulla vita nasconde le stesse insidie: si può conoscere la “vita”? Può la vita essere ridotta al rango di un “oggetto”? È un “qualcosa” cui applicare le categorie conoscitive classiche? Quando si osserva la vita, si sta davvero guardando alla vita o si scruta il “vivente”? Vita e vivente si prestano piuttosto alla narrazione e, soprattutto, a una meta-narrazione, e proprio quando, almeno a seguire Lyotard, il Post-Moderno segna la crisi delle grandi narrazioni. Biologia e filosofia sono oggi fortemente impegnate a equilibrare la questione in termini epistemologici. Ma in entrambi i casi colui che parla della vita è pur sempre un corpo, un corpo vivente e dunque metanarrante, per il quale spazio e tempo perdono l’abituale sicurezza fondativa. E talvolta è la letteratura a diradare le nebbie del rigido filosofare e del conoscere positivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.