Assumere come oggetto di ricerca il rapporto fra la produzione culturale e il mondo dei giovani permette di capire molteplici aspetti della condizione sociale giovanile. Un’attenta analisi delle culture giovanili rivela come le diverse forme di espressione giovanile sono il modus operandi attraverso il quale i giovani trasformano i problemi in delle possibili soluzioni, diventando così componenti essenziali di stili e modi di vita. Bisogna sottolineare che, nella presente trattazione, la produzione culturale non è da intendersi come attività meramente strumentali (Hoechsmann, 2007), bensì come il complesso delle attività culturali per lo più espressive, compreso anche il consumo dei prodotti culturali stessi, e non. Con lo sviluppo dei media globali e grazie agli scenari aperti dai mondi di democrazia digitale e dalle piattaforme interattive web 2.0, si assiste ad un’esplosione di produttività e innovazione (Grossman, 2006) che conduce ad un progressivo allontanamento dal monolitismo e dall’unidirezionalità dei flussi di comunicazione di massa. Lo sviluppo e l’espansione di una cultura centrata sulla tecnologia rende cogente una lettura del panorama dei consumi e delle attività culturali, della società odierna, alla luce dei dati relativi all’utilizzo dei mezzi di comunicazione e informazione. Tale necessità diviene ancora più forte quando i soggetti di riferimento sono i giovani, più precisamente i giovani della net generation (Tapscott, 1998) figli di una società sempre più centrata sul consumo dei media di comunicazione. La terza rivoluzione industriale innestatasi grazie all’avvento dell’era digitale ha prodotto una serie di cambiamenti che comportano necessariamente una riconsiderazione di alcuni concezioni quali: la concezione di gioventù come generazione di mezzo e quella relativa alla dicotomia tra vecchi e nuovi media. Prima della rivoluzione digitale era possibile considerare la gioventù come la generazione di mezzo, a cavallo tra l’adolescenza e l’età adulta. Con l’era digitale si assiste ad un’inversione di tendenza, sono gli adulti di oggi in quanto immigrati digitali (Prensky, 2001) a divenire la “generazione-di-mezzo” (Cantelmi, 2009). La differenza non sta nell’utilizzo della tecnologia, e non si tratta, quindi, di un problema di quantificazione e misurazione del fenomeno, bensì di mutamento antropologico che l’era digitale ha portato con sé. L’uso massivo e pervasivo delle tecnologie, però, fa si che i tratti individuati come distintivi della generazione millenials o Generation Y quali l’immediatezza, la connessione, la propensione all’apprendimento attraverso la scoperta induttiva, la dimestichezza con uno stile espressivo e comunicativo legato alla sfera sensoriale, visiva e alla cinestesica (Howe e Strauss, 2000) siano anche tendenze fortemente riscontrabili in coloro che pur non appartenendo a questa generazione sono stati investiti dalla rivoluzione digitale (Obliger et al., 2005). I giovani della net-generation tuttavia fanno affidamento su thinking patterns diversi da quelli che caratterizzano il pensiero e le modalità di processare le informazioni degli immigrati digitali (Rossi, 2009, pag. 131). Essi hanno acquistato un modo diverso di lavorare, apprendere e divertirsi, sono immersi in una sollecitazione continua di attività che intersecano l’intrattenimento ludico alla comunicazione, che afferiscono alla ricerca e all’apprendimento che spaziano dalla conoscenza all’informazione (Marconi, 2010, p.34). Hanno modalità di strutturazione della conoscenza e dell’esperire diverse rispetto agli immigrati digitali, poiché i processi cognitivi dell’apprendimento sono caratterizzati da una struttura non lineare e multimediale (Devoti, 2000). Questo perché i media come estensione delle facoltà mentali e sensoriali (McLuhan, 1967) hanno modificato il modo di percepire la realtà, il modo di pensare e la relazione con il mondo; in altre parole, hanno prodotto un cambiamento della dimensione processuale del pensiero e dell’elaborazione intellettiva. Non a caso sono state definite psico-tecnologie poiché emulano, estendono ed amplificano le funzioni senso motorie, psicologiche o cognitive della mente (De Kerckhove 2001, p.22). Emerge, quindi, che i nativi digitali si connotano per il loro forte atteggiamento di immersione e dipendenza dai media digitali. Ma si può affermare che la net generation presenta caratteristiche omogenee al suo interno? Guardando al mondo attuale, è evidente che esso non è solo abitato da giovani costantemente inclini alle tecnologie e, pertanto, la definizione di digital native non sempre è rispondente a quella che è la realtà attuale. Ma come, allora, i giovani, si rapportano a queste tecnologie? Nella sfera dei media digitali si possono individuare modelli di utilizzo differenti fra i giovani? Alla luce di quanto fin qui detto, la ricerca che si intende presentare si è posto l’obiettivo di individuare tipologie in grado di classificare il campione analizzato sulla base di due dimensioni ritenute focali nel rapporto tra bit generation e cultura: l’utilizzo dei new media e la produzione culturale nella città di Napoli. Nello specifico le dinamiche riguardanti l’utilizzo dei new media e la produzione culturale da parte dei giovani sono state indagate attraverso tecniche di analisi multidimensionale: l’analisi delle corrispondenze con il doubling (Greenacre, 1984) e la cluster analysis (Lebart L., Morineau A., Warwick K. M. 1984). Queste tecniche sono state applicate sui dati di un’indagine inerente i consumi culturali giovanili a Napoli condotta nell’ambito delle attività di ricerca dell’Osservatorio Territoriale Giovani di Napoli della Facoltà di Sociologia. L’indagine si è svolta in luoghi strettamente legati alla cultura (eventi artistici patrocinati dal Comune di Napoli), momento ideale nel quale riscontrare il fermento non solo del consumo, ma soprattutto della produzione che dal consumo non è scindibile. Attraverso le suddette tecniche di analisi, relativamente al consumo mediatico e alla produzione culturale sono state individuate due tipologie di giovani. In merito al tipo di media utilizzati e ai diversi usi di internet e del cellulare sono stati identificati cinque gruppi: i digitali essenzialismi, gli inattivi digitali, i consumatori digitali tipici e gli onnivori digitali, successivamente accorpati in due macrocategorie: quella dei non utilizzatori dei media digitali (no-users) e quella degli utilizzatori (users). I non utilizzatori, al contrario di quanto si possa pensare, non sono giovani estranei alle tecnologie digitali, bensì giovani che le usano in misura decisamente minore anche perché si tratta comunque di giovani della net generation. Per quanto concerne, invece, la produzione culturale, i dati hanno mostrato una realtà napoletana piuttosto dinamica e diversificata. Per quanto quasi la metà del campione si sia dichiarata inattiva in merito a produzioni culturali, è pur vero che la mescolanza dei confini tra producers e users rende la definizione d’inattività forse poco adatta e sempre più aperta a quelle che sono state definite le produzioni non convenzionali e non tradizionalmente intese. La tipologia proposta, dunque, cerca a grandi linee di riassumere i comportamenti del campione suddiviso in gruppi legati da affinità in merito a produzioni artistiche e culturali di natura più tradizionale, restando comunque aperta alla carica innovativa propria dei giovani e delle trasformazioni, soprattutto mediali, che vivono e rielaborano. I cinque gruppi individuati sono: musicisti, eclettici, performisti, scrittori e inattivi. Napoli si mostra, in questa tipologia, nelle diverse anime che la percorrono; anime non sempre separate (Eclettici) e non sempre mature per sbocciare (Inattivi), ma che scalpitano tra produzione e consumo culturale verso l’elaborazione d’identità al di là dei vincoli contestuali che purtroppo sono costante del tessuto territoriale indagato.

I giovani napoletani tra new media e produzioni culturali / Bisceglia, Antonietta; Punziano, Gabriella. - (2013), pp. 129-152.

I giovani napoletani tra new media e produzioni culturali

Antonietta Bisceglia
;
Gabriella Punziano
2013

Abstract

Assumere come oggetto di ricerca il rapporto fra la produzione culturale e il mondo dei giovani permette di capire molteplici aspetti della condizione sociale giovanile. Un’attenta analisi delle culture giovanili rivela come le diverse forme di espressione giovanile sono il modus operandi attraverso il quale i giovani trasformano i problemi in delle possibili soluzioni, diventando così componenti essenziali di stili e modi di vita. Bisogna sottolineare che, nella presente trattazione, la produzione culturale non è da intendersi come attività meramente strumentali (Hoechsmann, 2007), bensì come il complesso delle attività culturali per lo più espressive, compreso anche il consumo dei prodotti culturali stessi, e non. Con lo sviluppo dei media globali e grazie agli scenari aperti dai mondi di democrazia digitale e dalle piattaforme interattive web 2.0, si assiste ad un’esplosione di produttività e innovazione (Grossman, 2006) che conduce ad un progressivo allontanamento dal monolitismo e dall’unidirezionalità dei flussi di comunicazione di massa. Lo sviluppo e l’espansione di una cultura centrata sulla tecnologia rende cogente una lettura del panorama dei consumi e delle attività culturali, della società odierna, alla luce dei dati relativi all’utilizzo dei mezzi di comunicazione e informazione. Tale necessità diviene ancora più forte quando i soggetti di riferimento sono i giovani, più precisamente i giovani della net generation (Tapscott, 1998) figli di una società sempre più centrata sul consumo dei media di comunicazione. La terza rivoluzione industriale innestatasi grazie all’avvento dell’era digitale ha prodotto una serie di cambiamenti che comportano necessariamente una riconsiderazione di alcuni concezioni quali: la concezione di gioventù come generazione di mezzo e quella relativa alla dicotomia tra vecchi e nuovi media. Prima della rivoluzione digitale era possibile considerare la gioventù come la generazione di mezzo, a cavallo tra l’adolescenza e l’età adulta. Con l’era digitale si assiste ad un’inversione di tendenza, sono gli adulti di oggi in quanto immigrati digitali (Prensky, 2001) a divenire la “generazione-di-mezzo” (Cantelmi, 2009). La differenza non sta nell’utilizzo della tecnologia, e non si tratta, quindi, di un problema di quantificazione e misurazione del fenomeno, bensì di mutamento antropologico che l’era digitale ha portato con sé. L’uso massivo e pervasivo delle tecnologie, però, fa si che i tratti individuati come distintivi della generazione millenials o Generation Y quali l’immediatezza, la connessione, la propensione all’apprendimento attraverso la scoperta induttiva, la dimestichezza con uno stile espressivo e comunicativo legato alla sfera sensoriale, visiva e alla cinestesica (Howe e Strauss, 2000) siano anche tendenze fortemente riscontrabili in coloro che pur non appartenendo a questa generazione sono stati investiti dalla rivoluzione digitale (Obliger et al., 2005). I giovani della net-generation tuttavia fanno affidamento su thinking patterns diversi da quelli che caratterizzano il pensiero e le modalità di processare le informazioni degli immigrati digitali (Rossi, 2009, pag. 131). Essi hanno acquistato un modo diverso di lavorare, apprendere e divertirsi, sono immersi in una sollecitazione continua di attività che intersecano l’intrattenimento ludico alla comunicazione, che afferiscono alla ricerca e all’apprendimento che spaziano dalla conoscenza all’informazione (Marconi, 2010, p.34). Hanno modalità di strutturazione della conoscenza e dell’esperire diverse rispetto agli immigrati digitali, poiché i processi cognitivi dell’apprendimento sono caratterizzati da una struttura non lineare e multimediale (Devoti, 2000). Questo perché i media come estensione delle facoltà mentali e sensoriali (McLuhan, 1967) hanno modificato il modo di percepire la realtà, il modo di pensare e la relazione con il mondo; in altre parole, hanno prodotto un cambiamento della dimensione processuale del pensiero e dell’elaborazione intellettiva. Non a caso sono state definite psico-tecnologie poiché emulano, estendono ed amplificano le funzioni senso motorie, psicologiche o cognitive della mente (De Kerckhove 2001, p.22). Emerge, quindi, che i nativi digitali si connotano per il loro forte atteggiamento di immersione e dipendenza dai media digitali. Ma si può affermare che la net generation presenta caratteristiche omogenee al suo interno? Guardando al mondo attuale, è evidente che esso non è solo abitato da giovani costantemente inclini alle tecnologie e, pertanto, la definizione di digital native non sempre è rispondente a quella che è la realtà attuale. Ma come, allora, i giovani, si rapportano a queste tecnologie? Nella sfera dei media digitali si possono individuare modelli di utilizzo differenti fra i giovani? Alla luce di quanto fin qui detto, la ricerca che si intende presentare si è posto l’obiettivo di individuare tipologie in grado di classificare il campione analizzato sulla base di due dimensioni ritenute focali nel rapporto tra bit generation e cultura: l’utilizzo dei new media e la produzione culturale nella città di Napoli. Nello specifico le dinamiche riguardanti l’utilizzo dei new media e la produzione culturale da parte dei giovani sono state indagate attraverso tecniche di analisi multidimensionale: l’analisi delle corrispondenze con il doubling (Greenacre, 1984) e la cluster analysis (Lebart L., Morineau A., Warwick K. M. 1984). Queste tecniche sono state applicate sui dati di un’indagine inerente i consumi culturali giovanili a Napoli condotta nell’ambito delle attività di ricerca dell’Osservatorio Territoriale Giovani di Napoli della Facoltà di Sociologia. L’indagine si è svolta in luoghi strettamente legati alla cultura (eventi artistici patrocinati dal Comune di Napoli), momento ideale nel quale riscontrare il fermento non solo del consumo, ma soprattutto della produzione che dal consumo non è scindibile. Attraverso le suddette tecniche di analisi, relativamente al consumo mediatico e alla produzione culturale sono state individuate due tipologie di giovani. In merito al tipo di media utilizzati e ai diversi usi di internet e del cellulare sono stati identificati cinque gruppi: i digitali essenzialismi, gli inattivi digitali, i consumatori digitali tipici e gli onnivori digitali, successivamente accorpati in due macrocategorie: quella dei non utilizzatori dei media digitali (no-users) e quella degli utilizzatori (users). I non utilizzatori, al contrario di quanto si possa pensare, non sono giovani estranei alle tecnologie digitali, bensì giovani che le usano in misura decisamente minore anche perché si tratta comunque di giovani della net generation. Per quanto concerne, invece, la produzione culturale, i dati hanno mostrato una realtà napoletana piuttosto dinamica e diversificata. Per quanto quasi la metà del campione si sia dichiarata inattiva in merito a produzioni culturali, è pur vero che la mescolanza dei confini tra producers e users rende la definizione d’inattività forse poco adatta e sempre più aperta a quelle che sono state definite le produzioni non convenzionali e non tradizionalmente intese. La tipologia proposta, dunque, cerca a grandi linee di riassumere i comportamenti del campione suddiviso in gruppi legati da affinità in merito a produzioni artistiche e culturali di natura più tradizionale, restando comunque aperta alla carica innovativa propria dei giovani e delle trasformazioni, soprattutto mediali, che vivono e rielaborano. I cinque gruppi individuati sono: musicisti, eclettici, performisti, scrittori e inattivi. Napoli si mostra, in questa tipologia, nelle diverse anime che la percorrono; anime non sempre separate (Eclettici) e non sempre mature per sbocciare (Inattivi), ma che scalpitano tra produzione e consumo culturale verso l’elaborazione d’identità al di là dei vincoli contestuali che purtroppo sono costante del tessuto territoriale indagato.
2013
9788820401504
I giovani napoletani tra new media e produzioni culturali / Bisceglia, Antonietta; Punziano, Gabriella. - (2013), pp. 129-152.
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