Nel corso del XIX secolo l’isola d’Ischia si afferma come una delle mete più note per il turismo termale europeo: in particolare Casamicciola diviene una stazione alla moda, frequentata da reali, artisti e intellettuali, inizialmente per la fama delle acque curative, ma poi anche per il desiderio di partecipare alla vita mondana che vi si svolge. Il terremoto del 1883 segna la fine di questa fase e, oltre ad un periodo di crisi per il turismo dell’intera isola, comporta l’ascesa di altre località come Porto e Castello. A partire dagli anni della seconda guerra mondiale, un nuovo interesse per le risorse termali, originato da studi medici e dalla constatazione del sottoutilizzo di tali risorse, comporta la “scoperta” di nuove località, come Lacco, fino ad allora considerata una propaggine di Casamicciola. Questo nuovo interesse coinvolge un imprenditore come Angelo Rizzoli, capace di attivare una sinergia tra gli investimenti in strutture alberghiero-termali e le attività di produttore cinematografico ed editore di riviste a diffusione nazionale. L’attenzione sull’isola causata dallo “sbarco” di Rizzoli determina l’arrivo di altre società che intendono valorizzare acque termali e risorse naturalistiche. Si arriva in tal modo al boom degli anni Cinquanta, quando il turismo ischitano diviene un fenomeno di massa. Questo passaggio decisivo è reso possibile da un mutamento radicale dell’approccio con cui si investe nel settore alberghiero e termale, ossia anche attraverso una pianificazione ad ampio spettro, promossa da capitali privati quasi sempre in assenza – o con grande ritardo – della mano pubblica. L’attività imprenditoriale di quegli anni si concentra quindi sulla costruzione di strutture di grande qualità, adatte a una clientela internazionale raffinata ed esigente, ma immagina anche di poter incidere sullo sviluppo dell’isola attraverso la realizzazione di ospedali, luoghi per lo svago, spazi pubblici e potenziando la rete dei trasporti. Per almeno un decennio questo equilibrio tra sviluppo turistico e tutela dell’identità dei luoghi si è mantenuto, prima che abusivismo e ipertrofia dei flussi turistici snaturassero il contesto sociale, economico e paesaggistico. Ancora poco studiato è il contributo offerto dall’architettura alla definizione di quell’immagine di successo che Ischia ha assunto negli anni del boom. La ricerca di soluzioni “moderne” si confronta con il genius loci mediterraneo e con l’architettura spontanea, in grado di suggerire forme e immagini in bilico tra ambientamento e kitsch.

Turismo termale a Ischia nel secondo dopoguerra: trasformazioni del paesaggio e identità dei luoghi / Maglio, A.. - (2017), pp. 867-872.

Turismo termale a Ischia nel secondo dopoguerra: trasformazioni del paesaggio e identità dei luoghi

Maglio, A.
2017

Abstract

Nel corso del XIX secolo l’isola d’Ischia si afferma come una delle mete più note per il turismo termale europeo: in particolare Casamicciola diviene una stazione alla moda, frequentata da reali, artisti e intellettuali, inizialmente per la fama delle acque curative, ma poi anche per il desiderio di partecipare alla vita mondana che vi si svolge. Il terremoto del 1883 segna la fine di questa fase e, oltre ad un periodo di crisi per il turismo dell’intera isola, comporta l’ascesa di altre località come Porto e Castello. A partire dagli anni della seconda guerra mondiale, un nuovo interesse per le risorse termali, originato da studi medici e dalla constatazione del sottoutilizzo di tali risorse, comporta la “scoperta” di nuove località, come Lacco, fino ad allora considerata una propaggine di Casamicciola. Questo nuovo interesse coinvolge un imprenditore come Angelo Rizzoli, capace di attivare una sinergia tra gli investimenti in strutture alberghiero-termali e le attività di produttore cinematografico ed editore di riviste a diffusione nazionale. L’attenzione sull’isola causata dallo “sbarco” di Rizzoli determina l’arrivo di altre società che intendono valorizzare acque termali e risorse naturalistiche. Si arriva in tal modo al boom degli anni Cinquanta, quando il turismo ischitano diviene un fenomeno di massa. Questo passaggio decisivo è reso possibile da un mutamento radicale dell’approccio con cui si investe nel settore alberghiero e termale, ossia anche attraverso una pianificazione ad ampio spettro, promossa da capitali privati quasi sempre in assenza – o con grande ritardo – della mano pubblica. L’attività imprenditoriale di quegli anni si concentra quindi sulla costruzione di strutture di grande qualità, adatte a una clientela internazionale raffinata ed esigente, ma immagina anche di poter incidere sullo sviluppo dell’isola attraverso la realizzazione di ospedali, luoghi per lo svago, spazi pubblici e potenziando la rete dei trasporti. Per almeno un decennio questo equilibrio tra sviluppo turistico e tutela dell’identità dei luoghi si è mantenuto, prima che abusivismo e ipertrofia dei flussi turistici snaturassero il contesto sociale, economico e paesaggistico. Ancora poco studiato è il contributo offerto dall’architettura alla definizione di quell’immagine di successo che Ischia ha assunto negli anni del boom. La ricerca di soluzioni “moderne” si confronta con il genius loci mediterraneo e con l’architettura spontanea, in grado di suggerire forme e immagini in bilico tra ambientamento e kitsch.
2017
978-88-99930-02-8
Turismo termale a Ischia nel secondo dopoguerra: trasformazioni del paesaggio e identità dei luoghi / Maglio, A.. - (2017), pp. 867-872.
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