L’idea che il colore sia un aspetto irrinunciabile nella progettazione fa la sua irruzione nel dibattito architettonico solo nel dopoguerra quando sono messi in discussione i principi della massima economia formale propri del primo Moderno. Attraverso l’opera di Luigi Cosenza, il più importante architetto napoletano del secolo scorso, è possibile delineare i caratteri principali di questa rivoluzione linguistica che si è consumata nel corso degli anni Cinquanta, in coincidenza le sue maggiori opere, la Fabbrica Olivetti di Pozzuoli e la Facoltà di Ingegneria di Napoli. Cosenza ha sviluppato una nuova sensibilità artistica preferendo alle compatte e bianche volumetrie della sua prima produzione razionalista le più libere composizioni di gusto neoplastico. La distinzione delle superfici in materiali e colori differenti è diventata funzionale all’affermazione di una più chiara gerarchia fra gli elementi dell’architettura, di un legame razionale più stretto fra la soluzione costruttiva, quella cromatica e materica. I rivestimenti dei setti murari con sottili listelli colorati di grès, dei pilotis con graniglia di pietra, dei muri con pietrame grezzo di differenti tonalità e venature danno vita ad un sistema sofisticato di relazioni formali e un insieme di effetti chiaroscurali coerenti con una nuova sensibilità figurativa che solo pochi anni prima sarebbe stata inimmaginabile. La scoperta del colore è la conseguenza di alcuni fortunati incontri con personaggi di spicco in altri campi dell’arte. Con Marcello Nizzoli, anzitutto, designer, architetto e pittore emiliano, chiamato a Napoli da Adriano Olivetti per collaborare alle scelte cromatiche nel progetto della fabbrica di Pozzuoli, ma anche con artisti straordinari che hanno fatto la storia dell’avanguardia napoletana: Ricci, Spinosa, Giordano, Barisani, De Fusco, nomi che richiamano alla mente ricchezza di colore e di luce, articolazione di forme e di spazi dinamici, di cui Cosenza riuscì a trovare gli equivalenti architettonici. D’altro canto, il colore è per Cosenza uno delle qualità di maggiore valore della tradizione costruttiva campana, utile a riannodare i fili di un rinnovato rapporto con la storia ed il paesaggio locale che il primo Moderno aveva bruscamente interrotto.
Il linguaggio del colore nell'architettura del secondo moderno a Napoli / Viola, F.. - XIII A:(2017), pp. 340-351.
Il linguaggio del colore nell'architettura del secondo moderno a Napoli
Viola F.
2017
Abstract
L’idea che il colore sia un aspetto irrinunciabile nella progettazione fa la sua irruzione nel dibattito architettonico solo nel dopoguerra quando sono messi in discussione i principi della massima economia formale propri del primo Moderno. Attraverso l’opera di Luigi Cosenza, il più importante architetto napoletano del secolo scorso, è possibile delineare i caratteri principali di questa rivoluzione linguistica che si è consumata nel corso degli anni Cinquanta, in coincidenza le sue maggiori opere, la Fabbrica Olivetti di Pozzuoli e la Facoltà di Ingegneria di Napoli. Cosenza ha sviluppato una nuova sensibilità artistica preferendo alle compatte e bianche volumetrie della sua prima produzione razionalista le più libere composizioni di gusto neoplastico. La distinzione delle superfici in materiali e colori differenti è diventata funzionale all’affermazione di una più chiara gerarchia fra gli elementi dell’architettura, di un legame razionale più stretto fra la soluzione costruttiva, quella cromatica e materica. I rivestimenti dei setti murari con sottili listelli colorati di grès, dei pilotis con graniglia di pietra, dei muri con pietrame grezzo di differenti tonalità e venature danno vita ad un sistema sofisticato di relazioni formali e un insieme di effetti chiaroscurali coerenti con una nuova sensibilità figurativa che solo pochi anni prima sarebbe stata inimmaginabile. La scoperta del colore è la conseguenza di alcuni fortunati incontri con personaggi di spicco in altri campi dell’arte. Con Marcello Nizzoli, anzitutto, designer, architetto e pittore emiliano, chiamato a Napoli da Adriano Olivetti per collaborare alle scelte cromatiche nel progetto della fabbrica di Pozzuoli, ma anche con artisti straordinari che hanno fatto la storia dell’avanguardia napoletana: Ricci, Spinosa, Giordano, Barisani, De Fusco, nomi che richiamano alla mente ricchezza di colore e di luce, articolazione di forme e di spazi dinamici, di cui Cosenza riuscì a trovare gli equivalenti architettonici. D’altro canto, il colore è per Cosenza uno delle qualità di maggiore valore della tradizione costruttiva campana, utile a riannodare i fili di un rinnovato rapporto con la storia ed il paesaggio locale che il primo Moderno aveva bruscamente interrotto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.