Nella relazione si mette in luce come nella storiografia romanistica riviva, da qualche anno, un interesse significativo per le fonti declamatorie, che per decenni – dopo l’utile pionieristico lavoro di Fabio Lanfranchi, su Il diritto nei retori romani pubblicato sul finire degli anni ’30 del Novecento e due raccolte di fonti proposte da uno studioso anomalo come Rudolf Düll negli anni ’70 – erano state poste piuttosto a margine della ricerca storico-giuridica. Una rinascenza di attenzione specifica per un genere letterario fondamentale per comprendere la „Bildung“ dell’élite romana, che può portare buoni frutti, anche per la conoscenza della prassi giuridica del primo principato, sulla quale (con contaminazioni dai diritti greco-ellenistici) si modellano gli intrecci declamatori, come è noto destinati primariamente alla scuola. Non di rado, però (e questo fu uno dei motivi della timidezza mostrata dai romanisti rispetto a questa tipologia letteraria da utilizzare come fonte del ius Romanorum), data la finalità precipua del genere letterario, gli esempi sui quali le controversiae o le declamationes vengo costruite sono fittizi e la narrazione serve più a suscitare l’interesse dell’uditorio e a smuovere sentimenti forti (utilizzando casi-limite o eclatanti) che a restituire istituti e altri dati precisi sub specie iuris. Lo studio del materiale declamatorio deve essere, perciò, sempre un esercizio di prudenza quando lo si voglia affrontare con l’interesse specifico per le prospettive giuridiche che emergono da quei testi.

Argomentazione declamatoria e soluzioni giuridiche. A proposito di Ps. Quint. Dec. 333 / Masi, Carla. - (2017). (Intervento presentato al convegno Impostazioni sistematiche e soluzioni casistiche nel diritto romano e nella tradizione romanistica tenutosi a Free University of Varna ‘Chernorizets Hrabar nel 15.6.2017).

Argomentazione declamatoria e soluzioni giuridiche. A proposito di Ps. Quint. Dec. 333

MASI, CARLA
2017

Abstract

Nella relazione si mette in luce come nella storiografia romanistica riviva, da qualche anno, un interesse significativo per le fonti declamatorie, che per decenni – dopo l’utile pionieristico lavoro di Fabio Lanfranchi, su Il diritto nei retori romani pubblicato sul finire degli anni ’30 del Novecento e due raccolte di fonti proposte da uno studioso anomalo come Rudolf Düll negli anni ’70 – erano state poste piuttosto a margine della ricerca storico-giuridica. Una rinascenza di attenzione specifica per un genere letterario fondamentale per comprendere la „Bildung“ dell’élite romana, che può portare buoni frutti, anche per la conoscenza della prassi giuridica del primo principato, sulla quale (con contaminazioni dai diritti greco-ellenistici) si modellano gli intrecci declamatori, come è noto destinati primariamente alla scuola. Non di rado, però (e questo fu uno dei motivi della timidezza mostrata dai romanisti rispetto a questa tipologia letteraria da utilizzare come fonte del ius Romanorum), data la finalità precipua del genere letterario, gli esempi sui quali le controversiae o le declamationes vengo costruite sono fittizi e la narrazione serve più a suscitare l’interesse dell’uditorio e a smuovere sentimenti forti (utilizzando casi-limite o eclatanti) che a restituire istituti e altri dati precisi sub specie iuris. Lo studio del materiale declamatorio deve essere, perciò, sempre un esercizio di prudenza quando lo si voglia affrontare con l’interesse specifico per le prospettive giuridiche che emergono da quei testi.
2017
Argomentazione declamatoria e soluzioni giuridiche. A proposito di Ps. Quint. Dec. 333 / Masi, Carla. - (2017). (Intervento presentato al convegno Impostazioni sistematiche e soluzioni casistiche nel diritto romano e nella tradizione romanistica tenutosi a Free University of Varna ‘Chernorizets Hrabar nel 15.6.2017).
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