La riflessione origeniana sul didaskalos (doctor ecclesiae) non può essere compresa indipendentemente dalle condizioni concrete in cui O. ha esercitato l’insegnamento ad Alessandria come a Cesarea. Il trasferimento in questa città (232/3 circa) non rappresentò per Origene l’interruzione della sua attività di maestro e studioso della Scrittura; anzi, come riferisce Eusebio, Alessandro di Gerusalemme e Teoctisto vescovo di Cesarea si affidarono costantemente a lui, come al solo maestro, e gli consentirono di occuparsi dell’interpretazione delle Scritture e degli altri aspetti riguardanti l’insegnamento ecclesiastico (H. E. VI. 27). Il discorso di ringraziamento che un discepolo ha pronunciato alla presenza di Origene prima di prender commiato da lui e dalla città che l’aveva ospitato per alcuni anni e la Lettera scritta da Origene al suo allievo Gregorio conservata nella Philocalia 13, sono le fonti principali riguardo al suo programma di insegnamento. Secondo Eusebio H.E. 6,30, il nome del discepolo era Teodoro, che avrebbe poi assunto quello di Gregorio da identificare con Gregorio il Taumaturgo (210-270 ca.), grande evangelizzatore del Ponto, regione della Cappadocia a sud del Mar Nero, vescovo di Neocesarea, anello di congiunzione tra la tradizione origeniana e i Cappadoci. Ma l’affidabilità di questa notizia è stata discussa anzitutto dal Nautin. Difesa invece dal Crouzel. Teodoro era stato affidato a Origene dal cognato, alto funzionario vicino al governatore della Palestina (Enc. 5,65-70). Sarebbe rimasto presso Origene sette anni interi (Pan 1,3) secondo Eusebio cinque anni (hist. eccl. 6,30). L’encomio sarebbe stato pronunciato nel 238 e tenuto davanti al suo maestro, Origene, e a un numeroso uditorio nel momento in cui necessità di ordine familiare e professionale imponevano all’allievo di allontanarsi dalla Palestina e fare ritorno in patria. A parte le discussioni critiche relative alla paternità gregoriana, che anche la più recente critica sembra escludere (Simonetti, Rizzi), ci interessa in particolare leggere come un dotto allievo presenti l’insegnamento del maestro e la sua metodologia. Intento precipuo dell’Encomio è quello di presentare l’insegnamento di Origene come esempio di un cristianesimo compatibile con il tradizionale orizzonte formale della filosofia. E’ un programma che bene risponde agli ideali di un esponente della élite greco-orientale che può così proporre ai suoi contemporanei un ideale di incontro tra cristianesimo e realtà politica nei termini di una possibile connessione di vita attiva e contemplativa, di filosofia e retorica, di formazione personale e impegni politici. A conclusione del discorso l’autore non farà mistero di accingersi proprio all’attività forense e quindi alla vita attiva, sia pure conservando nel proprio cuore la nostalgia per l’esperienza filosofica condotta alla scuola di Cesarea con la speranza però di produrre frutti non indegni della vita pubblica (par. 202). Lo stesso legame che manterrà unito il discepolo al maestro è quella della philia (203), virtù civile per eccellenza nel mondo greco – romano. L’Origene maestro a Cesarea persegue il suo progetto di scuola non aperta a un dibattito pubblico, ma mirato alla maniera di Plotino a un insegnamento rivolto a pochi e specializzato nelle forme letterarie del commento e della monografia destinati a un pubblico ristretto e qualificato. La stessa concezione del maestro così come è delineata nell’Oratio appare estremamente complessa: per un verso viene messa in parallelo con la dimensione filosofica tanto che Origene viene definito theios anthropos, uomo divino, al pari delle definizioni che Porfirio presenta nelle Vite di Pitagora e di Plotino, d’altro canto l’insegnamento origeniano viene ricondotto a una condizione individuale straordinaria sino alla affermazione della diretta compartecipazione dello Spirito Santo nell’insegnamento.

Cultura greca e cristianesimo: il Didaskaleion di Alessandria / Piscitelli, Teresa. - (2016). (Intervento presentato al convegno Lectura Patrum Fodiensis tenutosi a Università degli Studi di Foggia Dipartimento di Studi Umanistici nel 21 aprile 2016).

Cultura greca e cristianesimo: il Didaskaleion di Alessandria

PISCITELLI, TERESA
2016

Abstract

La riflessione origeniana sul didaskalos (doctor ecclesiae) non può essere compresa indipendentemente dalle condizioni concrete in cui O. ha esercitato l’insegnamento ad Alessandria come a Cesarea. Il trasferimento in questa città (232/3 circa) non rappresentò per Origene l’interruzione della sua attività di maestro e studioso della Scrittura; anzi, come riferisce Eusebio, Alessandro di Gerusalemme e Teoctisto vescovo di Cesarea si affidarono costantemente a lui, come al solo maestro, e gli consentirono di occuparsi dell’interpretazione delle Scritture e degli altri aspetti riguardanti l’insegnamento ecclesiastico (H. E. VI. 27). Il discorso di ringraziamento che un discepolo ha pronunciato alla presenza di Origene prima di prender commiato da lui e dalla città che l’aveva ospitato per alcuni anni e la Lettera scritta da Origene al suo allievo Gregorio conservata nella Philocalia 13, sono le fonti principali riguardo al suo programma di insegnamento. Secondo Eusebio H.E. 6,30, il nome del discepolo era Teodoro, che avrebbe poi assunto quello di Gregorio da identificare con Gregorio il Taumaturgo (210-270 ca.), grande evangelizzatore del Ponto, regione della Cappadocia a sud del Mar Nero, vescovo di Neocesarea, anello di congiunzione tra la tradizione origeniana e i Cappadoci. Ma l’affidabilità di questa notizia è stata discussa anzitutto dal Nautin. Difesa invece dal Crouzel. Teodoro era stato affidato a Origene dal cognato, alto funzionario vicino al governatore della Palestina (Enc. 5,65-70). Sarebbe rimasto presso Origene sette anni interi (Pan 1,3) secondo Eusebio cinque anni (hist. eccl. 6,30). L’encomio sarebbe stato pronunciato nel 238 e tenuto davanti al suo maestro, Origene, e a un numeroso uditorio nel momento in cui necessità di ordine familiare e professionale imponevano all’allievo di allontanarsi dalla Palestina e fare ritorno in patria. A parte le discussioni critiche relative alla paternità gregoriana, che anche la più recente critica sembra escludere (Simonetti, Rizzi), ci interessa in particolare leggere come un dotto allievo presenti l’insegnamento del maestro e la sua metodologia. Intento precipuo dell’Encomio è quello di presentare l’insegnamento di Origene come esempio di un cristianesimo compatibile con il tradizionale orizzonte formale della filosofia. E’ un programma che bene risponde agli ideali di un esponente della élite greco-orientale che può così proporre ai suoi contemporanei un ideale di incontro tra cristianesimo e realtà politica nei termini di una possibile connessione di vita attiva e contemplativa, di filosofia e retorica, di formazione personale e impegni politici. A conclusione del discorso l’autore non farà mistero di accingersi proprio all’attività forense e quindi alla vita attiva, sia pure conservando nel proprio cuore la nostalgia per l’esperienza filosofica condotta alla scuola di Cesarea con la speranza però di produrre frutti non indegni della vita pubblica (par. 202). Lo stesso legame che manterrà unito il discepolo al maestro è quella della philia (203), virtù civile per eccellenza nel mondo greco – romano. L’Origene maestro a Cesarea persegue il suo progetto di scuola non aperta a un dibattito pubblico, ma mirato alla maniera di Plotino a un insegnamento rivolto a pochi e specializzato nelle forme letterarie del commento e della monografia destinati a un pubblico ristretto e qualificato. La stessa concezione del maestro così come è delineata nell’Oratio appare estremamente complessa: per un verso viene messa in parallelo con la dimensione filosofica tanto che Origene viene definito theios anthropos, uomo divino, al pari delle definizioni che Porfirio presenta nelle Vite di Pitagora e di Plotino, d’altro canto l’insegnamento origeniano viene ricondotto a una condizione individuale straordinaria sino alla affermazione della diretta compartecipazione dello Spirito Santo nell’insegnamento.
2016
Cultura greca e cristianesimo: il Didaskaleion di Alessandria / Piscitelli, Teresa. - (2016). (Intervento presentato al convegno Lectura Patrum Fodiensis tenutosi a Università degli Studi di Foggia Dipartimento di Studi Umanistici nel 21 aprile 2016).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/682100
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