La lettura dell’Esamerone di Ambrogio in confronto con l’Esamerone di Basilio attesta che sensibile è lo sforzo operato da Ambrogio di romanizzare l’esposizione del modello basiliano, trasformando le argomentazioni del greco in direzione del pensiero e della sensibilità romana e naturalmente in considerazione delle necessità imposte dall’efficacia pastorale. Attraverso l’aumento di esempi, l’ampliamento di cataloghi, l’impiego di numerosi luoghi biblici, l’inserimento moltiplicato di esegesi morali e l’inserimento di allegorie mistiche il testo di Basilio perde il suo equilibrio nel rapporto di dibattito scientifico naturalistico e utilizzazione cristiana, ma ne guadagna in impronta teologica e morale, quindi in attrattività per i credenti colti. Soprattutto, ben aldilà di Basilio, Ambrogio utilizza lo strumento dell’antica retorica per raccomandare, anzi imprimere, alla sua comunità e al suo pubblico di lettori futuri, i suoi pensieri principali, risultato di un continuo scambio con i suoi modelli greci. Si potrebbe parlare di una retorizzazione del testo greco ben tenendo presente comunque che Ambrogio, non diversamente dai suoi predecessori, pone l’antica arte del discorso sempre al servizio del contenuto cristiano. Utilizza infatti molto l’antitesi, che massimamente si addice per portare espressamente alla coscienza contrasti che riguardano l’essenza stessa del cristianesimo (come giusto e falso, verità e bugia). Ricorre alla ripetizione di concetti centrali, un mezzo che naturalmente anche Basilio conosce, ma inserisce in maniera solo riduttiva. Volentieri sviluppa un concetto dalla sua fonte anche attraverso l’accumulo di sinonimi. E soprattutto, sotto i molteplici giochi di iteratio, è da mettere in risalto la sfilza di domande retoriche. Più spesso Ambrogio moderatamante e senza espliciti richiami della fonte esercita una critica all’esegesi di Basilio, tacitamente sostituendo l’opinione del suo predecessore con la sua interpretazione. Da questo modo di procedere si può con certezza dedurre che Ambrogio non per la ricerca di profitto faceva dei cambiamenti ma perché egli credeva di dovere effettuare correzioni necessarie nell’interesse dell’argomento.Tra i due autori non si mostrano gravi differenze. Troppo forte è la parentela delle loro nature troppo forte il loro legame agli insegnamenti di fede nella loro espressione cristiana. Ma nei molti problemi che solleva un Commento sulla Genesi e sulla base dell’organizzazione espressamente pastorale del vescovo di Milano non si potrebbe non verificare che insignificanti differenze di opinione vengono fuori che non si possono più chiarire solo attraverso la amplificatio retorica o la variatio artistica. Nella maggior parte dei casi si tratta di una correzione eseguita silenziosamente. Il confronto tra alcuni passi dei due testi covalida queste osservazioni.

Ambrogio e Basilio: correzioni e riscritture / Piscitelli, Teresa. - (2013). (Intervento presentato al convegno Forme della polemica nell’omiletica latina di IV-VI secolo. Convegno internazionale di studi tenutosi a Università degli Studi di Foggia nel 11-13 settembre 2013).

Ambrogio e Basilio: correzioni e riscritture

PISCITELLI, TERESA
2013

Abstract

La lettura dell’Esamerone di Ambrogio in confronto con l’Esamerone di Basilio attesta che sensibile è lo sforzo operato da Ambrogio di romanizzare l’esposizione del modello basiliano, trasformando le argomentazioni del greco in direzione del pensiero e della sensibilità romana e naturalmente in considerazione delle necessità imposte dall’efficacia pastorale. Attraverso l’aumento di esempi, l’ampliamento di cataloghi, l’impiego di numerosi luoghi biblici, l’inserimento moltiplicato di esegesi morali e l’inserimento di allegorie mistiche il testo di Basilio perde il suo equilibrio nel rapporto di dibattito scientifico naturalistico e utilizzazione cristiana, ma ne guadagna in impronta teologica e morale, quindi in attrattività per i credenti colti. Soprattutto, ben aldilà di Basilio, Ambrogio utilizza lo strumento dell’antica retorica per raccomandare, anzi imprimere, alla sua comunità e al suo pubblico di lettori futuri, i suoi pensieri principali, risultato di un continuo scambio con i suoi modelli greci. Si potrebbe parlare di una retorizzazione del testo greco ben tenendo presente comunque che Ambrogio, non diversamente dai suoi predecessori, pone l’antica arte del discorso sempre al servizio del contenuto cristiano. Utilizza infatti molto l’antitesi, che massimamente si addice per portare espressamente alla coscienza contrasti che riguardano l’essenza stessa del cristianesimo (come giusto e falso, verità e bugia). Ricorre alla ripetizione di concetti centrali, un mezzo che naturalmente anche Basilio conosce, ma inserisce in maniera solo riduttiva. Volentieri sviluppa un concetto dalla sua fonte anche attraverso l’accumulo di sinonimi. E soprattutto, sotto i molteplici giochi di iteratio, è da mettere in risalto la sfilza di domande retoriche. Più spesso Ambrogio moderatamante e senza espliciti richiami della fonte esercita una critica all’esegesi di Basilio, tacitamente sostituendo l’opinione del suo predecessore con la sua interpretazione. Da questo modo di procedere si può con certezza dedurre che Ambrogio non per la ricerca di profitto faceva dei cambiamenti ma perché egli credeva di dovere effettuare correzioni necessarie nell’interesse dell’argomento.Tra i due autori non si mostrano gravi differenze. Troppo forte è la parentela delle loro nature troppo forte il loro legame agli insegnamenti di fede nella loro espressione cristiana. Ma nei molti problemi che solleva un Commento sulla Genesi e sulla base dell’organizzazione espressamente pastorale del vescovo di Milano non si potrebbe non verificare che insignificanti differenze di opinione vengono fuori che non si possono più chiarire solo attraverso la amplificatio retorica o la variatio artistica. Nella maggior parte dei casi si tratta di una correzione eseguita silenziosamente. Il confronto tra alcuni passi dei due testi covalida queste osservazioni.
2013
Ambrogio e Basilio: correzioni e riscritture / Piscitelli, Teresa. - (2013). (Intervento presentato al convegno Forme della polemica nell’omiletica latina di IV-VI secolo. Convegno internazionale di studi tenutosi a Università degli Studi di Foggia nel 11-13 settembre 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/681836
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