Partendo dal percorso di ricerca dell’Autrice nel campo delle migrazioni cosiddette ‘irregolari’ attraverso il Mediterraneo, delle nuove declinazioni del razzismo e del pregiudizio in Europa, soprattutto a partire dall’11/9, e delle espressioni concrete della violenza razzista nelle sfere della quotidianità, soprattutto da una prospettiva di genere, il contributo intende riflettere sui meccanismi di produzione sociale dell’indifferenza che hanno acquisito crescente visibilità soprattutto negli anni della cosiddetta ‘crisi migratoria’ in Europa. Anni caratterizzati da un clima di insensibilità collettiva dilagante e di anestesia culturale generalizzata nei confronti dello spettacolo dell’orrore che si va consumando in misura crescente lungo le aree di confine, dove retorica umanitaria e discorso sicuritario sono divenuti nuovamente le parole-chiave attorno a cui sembra ancora declinarsi il discorso pubblico odierno sulle migrazioni. Esperienze di ricerca partecipativa realizzate sempre più frequentemente anche in Italia e di produzione di sapere critico assieme ai migranti stessi – come ad esempio quelle riconducibili all’Archivio delle Memorie Migranti – volte ad affrancare la narrazione dell’esperienza migrante dalla maglie rigide della burocratizzazione e della medicalizzazione, hanno contribuito in questi anni a far emergere narrazioni svincolate da logiche di riconoscimento istituzionalizzate, favorite dall’adozione di pratiche di ascolto e forme di auto narrazione – in un’espressione una ‘politica della voce’ – volte a rendere l’esperienza, spesso profondamente traumatica, di queste migrazioni un patrimonio collettivo condiviso. L’intervento cercherà di riflettere sulle conseguenze di una scelta metodologica e politica di questo tipo, dal momento che la pratica concreta di una politica della voce significa non soltanto creare contesti in cui individui solitamente tacitati o forzatamente tenuti silenti possano prendere la parola in prima persona. Ma significa anche interrogarci sulla nostra capacità di ascoltare storie che si misurano con le dimensioni dell’indicibile e dell’orrore.

Migrazioni, memorie, autonarrazioni:la politica della voce dinanzi all’orrore mediterraneo / Massari, Monica. - (2017). (Intervento presentato al convegno Dai colonialismi al ‘diritto di avere diritti’: la sfida del Nord Africa e del Medio Oriente tenutosi a Università degli Studi di Napoli L'Orientale nel 23-24 Marzo 2017).

Migrazioni, memorie, autonarrazioni:la politica della voce dinanzi all’orrore mediterraneo

MASSARI, MONICA
2017

Abstract

Partendo dal percorso di ricerca dell’Autrice nel campo delle migrazioni cosiddette ‘irregolari’ attraverso il Mediterraneo, delle nuove declinazioni del razzismo e del pregiudizio in Europa, soprattutto a partire dall’11/9, e delle espressioni concrete della violenza razzista nelle sfere della quotidianità, soprattutto da una prospettiva di genere, il contributo intende riflettere sui meccanismi di produzione sociale dell’indifferenza che hanno acquisito crescente visibilità soprattutto negli anni della cosiddetta ‘crisi migratoria’ in Europa. Anni caratterizzati da un clima di insensibilità collettiva dilagante e di anestesia culturale generalizzata nei confronti dello spettacolo dell’orrore che si va consumando in misura crescente lungo le aree di confine, dove retorica umanitaria e discorso sicuritario sono divenuti nuovamente le parole-chiave attorno a cui sembra ancora declinarsi il discorso pubblico odierno sulle migrazioni. Esperienze di ricerca partecipativa realizzate sempre più frequentemente anche in Italia e di produzione di sapere critico assieme ai migranti stessi – come ad esempio quelle riconducibili all’Archivio delle Memorie Migranti – volte ad affrancare la narrazione dell’esperienza migrante dalla maglie rigide della burocratizzazione e della medicalizzazione, hanno contribuito in questi anni a far emergere narrazioni svincolate da logiche di riconoscimento istituzionalizzate, favorite dall’adozione di pratiche di ascolto e forme di auto narrazione – in un’espressione una ‘politica della voce’ – volte a rendere l’esperienza, spesso profondamente traumatica, di queste migrazioni un patrimonio collettivo condiviso. L’intervento cercherà di riflettere sulle conseguenze di una scelta metodologica e politica di questo tipo, dal momento che la pratica concreta di una politica della voce significa non soltanto creare contesti in cui individui solitamente tacitati o forzatamente tenuti silenti possano prendere la parola in prima persona. Ma significa anche interrogarci sulla nostra capacità di ascoltare storie che si misurano con le dimensioni dell’indicibile e dell’orrore.
2017
Migrazioni, memorie, autonarrazioni:la politica della voce dinanzi all’orrore mediterraneo / Massari, Monica. - (2017). (Intervento presentato al convegno Dai colonialismi al ‘diritto di avere diritti’: la sfida del Nord Africa e del Medio Oriente tenutosi a Università degli Studi di Napoli L'Orientale nel 23-24 Marzo 2017).
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