Nei contesti di emarginazione e malessere, nelle situazioni di insuccesso formativo accade spesso che l’apprendimento formale sia rifiutato perché appare senza significato (Rogoff, 2003) e il sapere informale, risorsa di ciascun allievo, venga taciuto per paura o vergogna (Ajello, Belardi, 2007). In tali situazioni, riconoscere ai giovani le loro competenze informali significa offrire la possibilità di non rinunciare ad un patrimonio già esistente che costituisce fonte di autostima e identità: è ciò che Massimo Troisi (1981) chiamava “ricomincio da tre”, proposizione rivoluzionaria per chi ritiene che ogni giorno ricominci da zero. Individuando e coltivando i saper essere e saper fare informali - fiducia in sé per tollerare gli insuccessi, capacità di vincere l’angoscia per l’ignoto, capacità di entrare in relazione con gli altri per cooperare, creatività - si creano le premesse per riattivare anche l’apprendimento formale, incrinando la convinzione di essere predestinati alla sconfitta (Bruner, 1973). Il laboratorio costituisce uno strumento privilegiato in tal senso, in quanto configurazione di lavoro (Laneve, 2005) in cui la cura delle relazioni, l’organizzazione cooperativa, i processi di condivisione e la narrazione attivano processi riflessivi essenziali affinché i processi di apprendimento siano anche processi di sviluppo integrato del sé e di partecipazione alla vita sociale (Pergola, 2010). Nel laboratorio si rispettano le asimmetrie legate alle competenze degli esperti e alla loro funzione adulta, ma si crea anche un clima emotivo che consente ai giovani più fragili di riappropriarsi della parola, spesso assente o ridotta a frammento incerto perché ostacolata dal dolore o dalla sfiducia negli altri, di riconciliare esperienza e pensiero (Moreno, 2015; Parrello, Iorio, 2015). L’Associazione Maestri di Strada, in collaborazione col DSU della Federico II, realizza dal 2010 - nelle scuole medie e superiori - laboratori dei quali ha valutato l’efficacia in termini di rimotivazione alla frequenza scolastica e inclusione sociale. Alcuni di essi saranno presentati in questa circostanza: 1. Laboratori per apprendere, a integrazione delle discipline curriculari (Matematica enigmatica, Pazzi per le scienze, La musica attraversa la storia…) 2. Laboratori delle pratiche professionali (Terra Terra…) 3. Laboratori di cittadinanza (Teatro, Arti figurative, Trucco scenico, Web…).

RICOMINCIO DA TRE: LABORATORI DI RIMOTIVAZIONE ALL’APPRENDIMENTO E INCLUSIONE SOCIALE / Parrello, Santa. - (2016). (Intervento presentato al convegno Futuro Remoto XXX edizione tenutosi a Napoli nel 7-10 ottobre 2016).

RICOMINCIO DA TRE: LABORATORI DI RIMOTIVAZIONE ALL’APPRENDIMENTO E INCLUSIONE SOCIALE.

PARRELLO, SANTA
2016

Abstract

Nei contesti di emarginazione e malessere, nelle situazioni di insuccesso formativo accade spesso che l’apprendimento formale sia rifiutato perché appare senza significato (Rogoff, 2003) e il sapere informale, risorsa di ciascun allievo, venga taciuto per paura o vergogna (Ajello, Belardi, 2007). In tali situazioni, riconoscere ai giovani le loro competenze informali significa offrire la possibilità di non rinunciare ad un patrimonio già esistente che costituisce fonte di autostima e identità: è ciò che Massimo Troisi (1981) chiamava “ricomincio da tre”, proposizione rivoluzionaria per chi ritiene che ogni giorno ricominci da zero. Individuando e coltivando i saper essere e saper fare informali - fiducia in sé per tollerare gli insuccessi, capacità di vincere l’angoscia per l’ignoto, capacità di entrare in relazione con gli altri per cooperare, creatività - si creano le premesse per riattivare anche l’apprendimento formale, incrinando la convinzione di essere predestinati alla sconfitta (Bruner, 1973). Il laboratorio costituisce uno strumento privilegiato in tal senso, in quanto configurazione di lavoro (Laneve, 2005) in cui la cura delle relazioni, l’organizzazione cooperativa, i processi di condivisione e la narrazione attivano processi riflessivi essenziali affinché i processi di apprendimento siano anche processi di sviluppo integrato del sé e di partecipazione alla vita sociale (Pergola, 2010). Nel laboratorio si rispettano le asimmetrie legate alle competenze degli esperti e alla loro funzione adulta, ma si crea anche un clima emotivo che consente ai giovani più fragili di riappropriarsi della parola, spesso assente o ridotta a frammento incerto perché ostacolata dal dolore o dalla sfiducia negli altri, di riconciliare esperienza e pensiero (Moreno, 2015; Parrello, Iorio, 2015). L’Associazione Maestri di Strada, in collaborazione col DSU della Federico II, realizza dal 2010 - nelle scuole medie e superiori - laboratori dei quali ha valutato l’efficacia in termini di rimotivazione alla frequenza scolastica e inclusione sociale. Alcuni di essi saranno presentati in questa circostanza: 1. Laboratori per apprendere, a integrazione delle discipline curriculari (Matematica enigmatica, Pazzi per le scienze, La musica attraversa la storia…) 2. Laboratori delle pratiche professionali (Terra Terra…) 3. Laboratori di cittadinanza (Teatro, Arti figurative, Trucco scenico, Web…).
2016
RICOMINCIO DA TRE: LABORATORI DI RIMOTIVAZIONE ALL’APPRENDIMENTO E INCLUSIONE SOCIALE / Parrello, Santa. - (2016). (Intervento presentato al convegno Futuro Remoto XXX edizione tenutosi a Napoli nel 7-10 ottobre 2016).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/671509
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