Nell’atto di impiantare un progetto, il momento decisivo del distacco da una potenzialità illimitata e multiforme, ci impone l’adozione di regole più o meno rigorose o di un sistema coerente che, nella necessità di sfuggire all’arbitrarietà, si fa capace di portare in filigrana quella componente metafisica che ogni manufatto architettonico esige. Attraverso queste strutture concettuali connotanti i processi generativi dell’architettura, le si imprime un’idea di riferimento o un principio nel quale le parti dell’opera possano riconoscersi in una molteplice unità. Come nell’ossatura di un’opera letteraria può essere celata la sua poesia più segreta e profonda, mediante l’astrazione di geometrie regolatrici sottese al progetto architettonico, lungi dal pervenire a configurazioni di difficile lettura o incertezza interpretativa, lo si può dotare di un impulso in grado di incrementare le possibilità di avvicinare e conoscere le ragioni esplicite e quelle segrete dell’opera. Questa capacità di astrarre dalla molteplicità del possibile l’unità di un’idea si esprime generalmente attraverso tracce atte a trasformare in termini architettonici una suggestione iniziale, spesso attinta alla storia o alla conformazione del sito. Non è poco frequente, nell’architettura moderna come in quella contemporanea, l’associazione a temi letterari . Le presenti riflessioni partono dal fascino del più ‘bello’ dei progetti stesi da Giuseppe Terragni e rilevano nel Danteum la compresenza di un riferimento letterario e di un riferimento geometrico, interpenetrati in un reciproco contagio emozionale, tra il poema divino e la divina proporzione. Le piante del progetto, in particolare, con la perfetta icasticità semiotica propria dell’ichnos, non solo doppiano in architettura l’astrazione della purezza geometrica e numerologica espressa dalla Divina Commedia, ma, improntandosi alle proporzioni dinamiche proprie del rapporto aureo, si pongono ben oltre la stabile compattezza della ‘forma’ del poema dantesco e attingono il mistero della bellezza in una sorta di concinnitas del moderno che si proietta anche nel contemporaneo.

Sottendere la proporzione per imprimere la bellezza. L'ichnos del Danteum / DELLA CORTE, Teresa. - (2014), pp. 125-128.

Sottendere la proporzione per imprimere la bellezza. L'ichnos del Danteum.

DELLA CORTE, TERESA
2014

Abstract

Nell’atto di impiantare un progetto, il momento decisivo del distacco da una potenzialità illimitata e multiforme, ci impone l’adozione di regole più o meno rigorose o di un sistema coerente che, nella necessità di sfuggire all’arbitrarietà, si fa capace di portare in filigrana quella componente metafisica che ogni manufatto architettonico esige. Attraverso queste strutture concettuali connotanti i processi generativi dell’architettura, le si imprime un’idea di riferimento o un principio nel quale le parti dell’opera possano riconoscersi in una molteplice unità. Come nell’ossatura di un’opera letteraria può essere celata la sua poesia più segreta e profonda, mediante l’astrazione di geometrie regolatrici sottese al progetto architettonico, lungi dal pervenire a configurazioni di difficile lettura o incertezza interpretativa, lo si può dotare di un impulso in grado di incrementare le possibilità di avvicinare e conoscere le ragioni esplicite e quelle segrete dell’opera. Questa capacità di astrarre dalla molteplicità del possibile l’unità di un’idea si esprime generalmente attraverso tracce atte a trasformare in termini architettonici una suggestione iniziale, spesso attinta alla storia o alla conformazione del sito. Non è poco frequente, nell’architettura moderna come in quella contemporanea, l’associazione a temi letterari . Le presenti riflessioni partono dal fascino del più ‘bello’ dei progetti stesi da Giuseppe Terragni e rilevano nel Danteum la compresenza di un riferimento letterario e di un riferimento geometrico, interpenetrati in un reciproco contagio emozionale, tra il poema divino e la divina proporzione. Le piante del progetto, in particolare, con la perfetta icasticità semiotica propria dell’ichnos, non solo doppiano in architettura l’astrazione della purezza geometrica e numerologica espressa dalla Divina Commedia, ma, improntandosi alle proporzioni dinamiche proprie del rapporto aureo, si pongono ben oltre la stabile compattezza della ‘forma’ del poema dantesco e attingono il mistero della bellezza in una sorta di concinnitas del moderno che si proietta anche nel contemporaneo.
2014
978 88 904585 8 3
Sottendere la proporzione per imprimere la bellezza. L'ichnos del Danteum / DELLA CORTE, Teresa. - (2014), pp. 125-128.
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