Negli ultimi anni il sistema universitario italiano è in contrazione, con una riduzione del 20% fra 2008 e 2015; vi è una forte compressione-limitazione delle risorse economiche, riduzione degli studenti, riduzione dei docenti e aumento dell’età media, riduzione dell’offerta formativa, in controtendenza agli altri Paesi dell’UE. Tale compressione risulta “selettiva”, agente principalmente nel centro-sud, con politiche per l’Università fortemente discrezionali e penalizzanti, associata ad una democrazia sfavorevole e ai maggiori effetti della crisi economica. Le numerose cause concatenanti si correlano e si influenzano a vicenda generando un effetto valanga, rendendo inutili ed evanescenti i numerosi comportamenti virtuosi, destinando le università del Mezzogiorno a scomparire. Da diversi anni ormai in Italia i dibattiti culturali mettono in evidenza la necessità di investire, non soltanto con finanziamenti, nel capitale umano, vera e indispensabile risorsa per legare una crescita economica solida ad elevati livelli di coesione sociale. Scelta obbligata per i paesi avanzati che in tempi di globalizzazione non riescono a competere con i paesi emergenti sulle quantità e sui costi di produzione: il tema per l’Italia è in evidenza sia per la forte specializzazione manifatturiera destinata ad essere controllata attraverso le nuove tecnologie, sia per la presenza, ormai secolare, di una vasta area come il Mezzogiorno che ha bisogno di far crescere, consolidare attività e innovazione, maturando uno sviluppo autonomo. L’istruzione universitaria è il veicolo essenziale per la crescita culturale, per la formazione di una cittadinanza attiva, capace di coniugare gli interessi individuali con una visione degli interessi collettivi; è uno strumento per alimentare fiducia nelle istituzioni pubbliche, migliorando la capacità di controllo sul loro operato. L’Università quindi è il luogo di formazione e affermazione del capitale sociale, oltre che quello umano. È difficile e sbagliato interpretare le espressioni e le problematiche del Mezzogiorno in maniera unilaterale, per stabilire tematiche di intervento: responsabilità locali e centrali si intrecciano in spirali di difficile interpretazione; numerose ricerche fanno emergere un quadro variegato di responsabilità in cui si combinano i limiti dei singoli atenei e le politiche centrali. Queste ultime, colpevoli di aver peggiorato le cose nel tempo con la loro permissività, negli ultimi anni rischiano di complicarle ulteriormente con interventi continui e intrusivi che generano effetti perversi. Contestualmente è in corso un tentativo da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali di smantellare il sistema universitario e della formazione: é al vaglio del Senato la procedura per le 500 Cattedre Natta; prevede una normativa diversa rispetto ai normali canali di reclutamento, e in particolare la nomina diretta da parte del Governo dei presidenti di commissione scelti all'estero. Con questa misura, l'accademia italiana risulta commissariata in un momento in cui le dovrebbe essere consentito di dare il suo contributo alla ripresa del Paese nel rispetto dei principi di autonomia a essa riservata dalla Costituzione e dalle leggi; un provvedimento del genere mina l'Università quale istituzione libera e democratica. Allo stesso tempo l'Europa vuole rinnovare il sistema della formazione. Un rapporto della commissione europea evidenza come ci sarà sempre più bisogno di formazione. La classica formazione universitaria verrà sostituita dall'istruzione on-line, dall'istruzione a distanza, ciò comporta la riduzione del numero di Università ad una ristretta cerchia. Sarà la commissione Europea che attraverso le classifiche internazionali deciderà quali saranno le poche Università che conserveranno il diritto di reclutamento degli studenti lasciando alle altre solo il ruolo di tramite. In tale prospettiva le Università del Sud, se sopravvivono, avranno solo un ruolo marginale nella formazione.

Desertificazione del Mezzogiorno: dalle emigrazioni operaie a quelle intellettuali / Buondonno, Emma. - (2016). (Intervento presentato al convegno Questione universitaria e questione meridionale tenutosi a Palazzo Pacanowski, Via Generale Parisi, n. 13, Napoli nel 16 giugno 2016).

Desertificazione del Mezzogiorno: dalle emigrazioni operaie a quelle intellettuali.

BUONDONNO, EMMA
2016

Abstract

Negli ultimi anni il sistema universitario italiano è in contrazione, con una riduzione del 20% fra 2008 e 2015; vi è una forte compressione-limitazione delle risorse economiche, riduzione degli studenti, riduzione dei docenti e aumento dell’età media, riduzione dell’offerta formativa, in controtendenza agli altri Paesi dell’UE. Tale compressione risulta “selettiva”, agente principalmente nel centro-sud, con politiche per l’Università fortemente discrezionali e penalizzanti, associata ad una democrazia sfavorevole e ai maggiori effetti della crisi economica. Le numerose cause concatenanti si correlano e si influenzano a vicenda generando un effetto valanga, rendendo inutili ed evanescenti i numerosi comportamenti virtuosi, destinando le università del Mezzogiorno a scomparire. Da diversi anni ormai in Italia i dibattiti culturali mettono in evidenza la necessità di investire, non soltanto con finanziamenti, nel capitale umano, vera e indispensabile risorsa per legare una crescita economica solida ad elevati livelli di coesione sociale. Scelta obbligata per i paesi avanzati che in tempi di globalizzazione non riescono a competere con i paesi emergenti sulle quantità e sui costi di produzione: il tema per l’Italia è in evidenza sia per la forte specializzazione manifatturiera destinata ad essere controllata attraverso le nuove tecnologie, sia per la presenza, ormai secolare, di una vasta area come il Mezzogiorno che ha bisogno di far crescere, consolidare attività e innovazione, maturando uno sviluppo autonomo. L’istruzione universitaria è il veicolo essenziale per la crescita culturale, per la formazione di una cittadinanza attiva, capace di coniugare gli interessi individuali con una visione degli interessi collettivi; è uno strumento per alimentare fiducia nelle istituzioni pubbliche, migliorando la capacità di controllo sul loro operato. L’Università quindi è il luogo di formazione e affermazione del capitale sociale, oltre che quello umano. È difficile e sbagliato interpretare le espressioni e le problematiche del Mezzogiorno in maniera unilaterale, per stabilire tematiche di intervento: responsabilità locali e centrali si intrecciano in spirali di difficile interpretazione; numerose ricerche fanno emergere un quadro variegato di responsabilità in cui si combinano i limiti dei singoli atenei e le politiche centrali. Queste ultime, colpevoli di aver peggiorato le cose nel tempo con la loro permissività, negli ultimi anni rischiano di complicarle ulteriormente con interventi continui e intrusivi che generano effetti perversi. Contestualmente è in corso un tentativo da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali di smantellare il sistema universitario e della formazione: é al vaglio del Senato la procedura per le 500 Cattedre Natta; prevede una normativa diversa rispetto ai normali canali di reclutamento, e in particolare la nomina diretta da parte del Governo dei presidenti di commissione scelti all'estero. Con questa misura, l'accademia italiana risulta commissariata in un momento in cui le dovrebbe essere consentito di dare il suo contributo alla ripresa del Paese nel rispetto dei principi di autonomia a essa riservata dalla Costituzione e dalle leggi; un provvedimento del genere mina l'Università quale istituzione libera e democratica. Allo stesso tempo l'Europa vuole rinnovare il sistema della formazione. Un rapporto della commissione europea evidenza come ci sarà sempre più bisogno di formazione. La classica formazione universitaria verrà sostituita dall'istruzione on-line, dall'istruzione a distanza, ciò comporta la riduzione del numero di Università ad una ristretta cerchia. Sarà la commissione Europea che attraverso le classifiche internazionali deciderà quali saranno le poche Università che conserveranno il diritto di reclutamento degli studenti lasciando alle altre solo il ruolo di tramite. In tale prospettiva le Università del Sud, se sopravvivono, avranno solo un ruolo marginale nella formazione.
2016
Desertificazione del Mezzogiorno: dalle emigrazioni operaie a quelle intellettuali / Buondonno, Emma. - (2016). (Intervento presentato al convegno Questione universitaria e questione meridionale tenutosi a Palazzo Pacanowski, Via Generale Parisi, n. 13, Napoli nel 16 giugno 2016).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/663039
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