Napoli rappresenta una realtà molto complessa in cui è possibile leggere il modo attraverso cui, nel corso del tempo, la forma della città si è adattata ai bisogni degli abitanti ed alla orografia dei luoghi. Una proposizione del nuovo non può, pertanto, essere scevra dallo studio di tali stratificazioni. A questo fine, particolarmente efficace risulta l’esercizio del “progetto come sonda”, secondo la definizione di Pasquale Culotta: il progetto deve produrre una conoscenza non fine a sé stessa, ma utile all’innovazione e ad una significativa trasformazione della città. Dare senso al progetto, memori dello specifico carattere dell’architettura che risponde ai bisogni umani con la materialità fisica del costruito esperibile attraverso l’abitare, è un atteggiamento generatore di bene comune. Proprio perché disegna gli spazi del vivere, l’architettura deve fondarsi su consapevolezza e conoscenza, attraverso azioni misurate e non autoreferenziali. In particolare quando si opera in contesti degradati il lavoro diventa più arduo ma anche più stimolante. L’architettura, che non può detenere poteri demiurgici, deve invece riuscire ad innestarsi all’interno di un’azione collettiva, impegnandosi a ridare senso alle cose anche attraverso una coraggiosa e consapevole azione di rinnovamento. In queste aree, non bastano azioni chirurgiche o “di rammendo”: interventi che, in un’azione concertata con Politiche migliori mirano a costruire un nuovo tessuto lì dove le trame di quello preesistente non esistono più, sarebbero sicuramente più auspicabili.

Imparare da Napoli. Conversazione con Vincenzo Melluso / Cafiero, Gioconda; Multari, Giovanni; Melluso, Vincenzo. - 32:(2016), pp. 103-116.

Imparare da Napoli. Conversazione con Vincenzo Melluso

CAFIERO, GIOCONDA;MULTARI, GIOVANNI;
2016

Abstract

Napoli rappresenta una realtà molto complessa in cui è possibile leggere il modo attraverso cui, nel corso del tempo, la forma della città si è adattata ai bisogni degli abitanti ed alla orografia dei luoghi. Una proposizione del nuovo non può, pertanto, essere scevra dallo studio di tali stratificazioni. A questo fine, particolarmente efficace risulta l’esercizio del “progetto come sonda”, secondo la definizione di Pasquale Culotta: il progetto deve produrre una conoscenza non fine a sé stessa, ma utile all’innovazione e ad una significativa trasformazione della città. Dare senso al progetto, memori dello specifico carattere dell’architettura che risponde ai bisogni umani con la materialità fisica del costruito esperibile attraverso l’abitare, è un atteggiamento generatore di bene comune. Proprio perché disegna gli spazi del vivere, l’architettura deve fondarsi su consapevolezza e conoscenza, attraverso azioni misurate e non autoreferenziali. In particolare quando si opera in contesti degradati il lavoro diventa più arduo ma anche più stimolante. L’architettura, che non può detenere poteri demiurgici, deve invece riuscire ad innestarsi all’interno di un’azione collettiva, impegnandosi a ridare senso alle cose anche attraverso una coraggiosa e consapevole azione di rinnovamento. In queste aree, non bastano azioni chirurgiche o “di rammendo”: interventi che, in un’azione concertata con Politiche migliori mirano a costruire un nuovo tessuto lì dove le trame di quello preesistente non esistono più, sarebbero sicuramente più auspicabili.
2016
978 88 548 9731 1
Imparare da Napoli. Conversazione con Vincenzo Melluso / Cafiero, Gioconda; Multari, Giovanni; Melluso, Vincenzo. - 32:(2016), pp. 103-116.
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