Esiste un vasto filone della produzione artistica contemporanea fondato sulla riscoperta di una antica tecnica proiettiva, un capriccio prospettico barocco, costruito sui principi della prospettiva lineare che, dopo alcuni secoli di oblio, ha trovato nuovo slancio grazie alle possibilità tecnologiche odierne, sebbene l’opera d’arte prodotta sia del tutto libera da interfacce e dispositivi multimediali e digitali. Si tratta di quella prospettiva violentemente distorta che prende il nome di anamorfosi , termine greco, ana (indietro) e morphé (forma), che letteralmente vuol dire “ricostruzione della forma” , utilizzato per indicare immagini “trascritte” che si ricompongono solo se osservate da un determinato punto di vista. In termini squisitamente geometrici si tratta di una trasformazione dell’immagine di partenza dovuta a una proiezione conica, ovvero da un punto proprio, verso una o più superfici opportunamente disposte nello spazio che, intercettando ciascuna una porzione di raggi proiettanti, determinano su di esse la formazione di porzioni trascritte dell’originaria forma, frammenti più o meno riconoscibili a seconda dell’inclinazione della superficie rispetto alla figura di partenza. Solo quando l’occhio dell’osservatore coincide con il centro di proiezione dell’intero sistema, l’immagine percepita corrisponde a quella proiettata e il significato dei segni anamorfici diventa esplicito. Il contributo analizza il panorama degli artisti emergenti in tale campo della geometria applicata all'arte contemporanea e propone gli esiti di una recente installazione curata dall'autrice presso la stazione della metropolitana di Piscinola (NA)
REALTÀ AUMENTATE E PERCEZIONI INTERATTIVE DEGLI SPAZI ANAMORFICI NELL’ARTE CONTEMPORANEA / Pagliano, Alessandra. - (2016), pp. 32-43.
REALTÀ AUMENTATE E PERCEZIONI INTERATTIVE DEGLI SPAZI ANAMORFICI NELL’ARTE CONTEMPORANEA
PAGLIANO, ALESSANDRA
2016
Abstract
Esiste un vasto filone della produzione artistica contemporanea fondato sulla riscoperta di una antica tecnica proiettiva, un capriccio prospettico barocco, costruito sui principi della prospettiva lineare che, dopo alcuni secoli di oblio, ha trovato nuovo slancio grazie alle possibilità tecnologiche odierne, sebbene l’opera d’arte prodotta sia del tutto libera da interfacce e dispositivi multimediali e digitali. Si tratta di quella prospettiva violentemente distorta che prende il nome di anamorfosi , termine greco, ana (indietro) e morphé (forma), che letteralmente vuol dire “ricostruzione della forma” , utilizzato per indicare immagini “trascritte” che si ricompongono solo se osservate da un determinato punto di vista. In termini squisitamente geometrici si tratta di una trasformazione dell’immagine di partenza dovuta a una proiezione conica, ovvero da un punto proprio, verso una o più superfici opportunamente disposte nello spazio che, intercettando ciascuna una porzione di raggi proiettanti, determinano su di esse la formazione di porzioni trascritte dell’originaria forma, frammenti più o meno riconoscibili a seconda dell’inclinazione della superficie rispetto alla figura di partenza. Solo quando l’occhio dell’osservatore coincide con il centro di proiezione dell’intero sistema, l’immagine percepita corrisponde a quella proiettata e il significato dei segni anamorfici diventa esplicito. Il contributo analizza il panorama degli artisti emergenti in tale campo della geometria applicata all'arte contemporanea e propone gli esiti di una recente installazione curata dall'autrice presso la stazione della metropolitana di Piscinola (NA)File | Dimensione | Formato | |
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