Manilio Cabacio Rallo (Mistrà 1447-Roma 1523) in seguito alla caduta di Costantinopoli del 1453 affrontò giovanissimo la sorte dell’esilio. Trasferitosi in Italia, si stabilì a Roma, si fece apprezzare nella cerchia degli intellettuali ivi attivi e fu al servizio di quattro Cardinali. Divenne noto fra gli umanisti come raffinato poeta con una fortunata raccolta di carmi che fu anche edita a stampa poco prima della sua morte (Manilii Cabacii Rhalli Iuveniles ingenii lusus, Napoli 1520). Fra i motivi presenti nella sua poesia (l’amore, l’amicizia, l’invettiva, etc.) non manca quello dell’esilio, che ritorna insistente in una forma che assurge quasi ad un livello archetipico come espressione di una condizione disperata di esclusione non tanto dalla patria, quanto da se stesso, una condizione connaturata con lo stato umano e vissuta come impossibilità di attingere la felicità, quasi un simbolo inconscio dell’esclusione dall’Eden. L’intervento si propone di mettere in luce questo aspetto nella cornice di un raffinato riuso delle fonti classiche e di individuare anche i termini di un dialogo letterario sul tema dell’esilio, intrecciato con altri intellettuali parimenti esuli, come avviene nel caso di Michele Marullo Tarcaniota, anch’egli greco di nascita ed attivo in Italia come assai fine poeta in lingua latina.

Il tema dell’esilio come archetipo dell’esclusione nella poesia di Manilio Cabacio Rallo / Germano, Giuseppe. - (2016). (Intervento presentato al convegno Exil und Heimatferne in der Literatur des Humanismus von Petrarca bis zum Anfang des 16. Jahrhundert tenutosi a Universität Wien, Marietta-Blau-Saaal, Hauptgebäude, Universitätsring, 1, A-1010 Wien nel 18-21 ottobre 2016).

Il tema dell’esilio come archetipo dell’esclusione nella poesia di Manilio Cabacio Rallo

GERMANO, GIUSEPPE
2016

Abstract

Manilio Cabacio Rallo (Mistrà 1447-Roma 1523) in seguito alla caduta di Costantinopoli del 1453 affrontò giovanissimo la sorte dell’esilio. Trasferitosi in Italia, si stabilì a Roma, si fece apprezzare nella cerchia degli intellettuali ivi attivi e fu al servizio di quattro Cardinali. Divenne noto fra gli umanisti come raffinato poeta con una fortunata raccolta di carmi che fu anche edita a stampa poco prima della sua morte (Manilii Cabacii Rhalli Iuveniles ingenii lusus, Napoli 1520). Fra i motivi presenti nella sua poesia (l’amore, l’amicizia, l’invettiva, etc.) non manca quello dell’esilio, che ritorna insistente in una forma che assurge quasi ad un livello archetipico come espressione di una condizione disperata di esclusione non tanto dalla patria, quanto da se stesso, una condizione connaturata con lo stato umano e vissuta come impossibilità di attingere la felicità, quasi un simbolo inconscio dell’esclusione dall’Eden. L’intervento si propone di mettere in luce questo aspetto nella cornice di un raffinato riuso delle fonti classiche e di individuare anche i termini di un dialogo letterario sul tema dell’esilio, intrecciato con altri intellettuali parimenti esuli, come avviene nel caso di Michele Marullo Tarcaniota, anch’egli greco di nascita ed attivo in Italia come assai fine poeta in lingua latina.
2016
Il tema dell’esilio come archetipo dell’esclusione nella poesia di Manilio Cabacio Rallo / Germano, Giuseppe. - (2016). (Intervento presentato al convegno Exil und Heimatferne in der Literatur des Humanismus von Petrarca bis zum Anfang des 16. Jahrhundert tenutosi a Universität Wien, Marietta-Blau-Saaal, Hauptgebäude, Universitätsring, 1, A-1010 Wien nel 18-21 ottobre 2016).
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