Nel comune di Napoli gli stranieri rappresentano appena il 3% della popolazione residente, una proporzione che si attesta intorno alla media nazionale di oltre 10 anni fa. Al minore impatto si coniuga un minore livello di stabilizzazione dei residenti, segnalato dal più marcato squilibrio di genere (a favore delle donne), dalla proporzione più bassa di minori di 18 anni, dal peso maggiore dei non coniugati e delle persone in famiglie unipersonali rispetto alla media nazionale. I due aspetti appena richiamati fanno sì che la presenza di alunni non italiani nelle scuole napoletane, per quanto crescente, rimanga per dimensione assoluta e per impatto sul totale della popolazione scolastica notevolmente meno rilevante che nelle altre grandi città del centro-nord dell’Italia. Nondimeno, va notato come l’importanza degli alunni non italiani, che in media si attesta intorno a un tutto sommato “trascurabile” 2%, possa variare in modo ampio tra i quartieri napoletani (da appena lo 0,3% a Miano e Secondigliano fino a un massimo del 10% nel quartiere Porto) – dato che ovviamente riguarda anche il totale degli stranieri –, e soprattutto tra i diversi istituti scolastici. Nei quartieri e, ancor di più, nelle scuole in cui il fenomeno ha assunto una rilevanza non trascurabile, la connotazione strutturale della presenza di alunni con etnie, cittadinanze, retroterra culturali e competenze linguistiche differenti dovrebbe essere chiaramente percepita. Anche la necessità di adottare strategie di accoglimento e accompagnamento nel percorso scolastico e forme di didattica coerenti con i cambiamenti intervenuti nell’utenza dovrebbe avere attecchito nella dirigenza scolastica e nel corpo docente, così come già verificatosi in molte scuole del centro-nord. L’attenzione per questa novità è probabile che sia minore o del tutto assente nelle scuole in cui il fenomeno è ancora poco o per niente rilevante. Di conseguenza, l’eventuale cambiamento di residenza di una famiglia immigrata all’interno del territorio comunale potrebbe avere effetti rilevanti (anche) sull’inserimento scolastico dei figli, il cui trasferimento da una scuola all’altra non di rado modificherebbe tipologie e modalità di accoglimento . Nel contesto nazionale risulta generalizzata la condizione di svantaggio degli studenti di cittadinanza straniera, in particolare di quelli nati all’estero, rispetto ai compagni di scuola italiani. I tassi di scolarità risultano più bassi, come inferiori sono quelli di promozione, con divari che si ampliano con il crescere delle età e del grado d’istruzione. Anche la scelta del tipo di scuola superiore risulta meno orientata verso i licei e più verso gli istituti tecnici e professionali di quanto non lo sia tra gli iscritti italiani. Il ritardo scolastico, anche se meno marcato di qualche anno fa, appare ancora generalizzato per la mancata frequenza nell’anno della migrazione e/o per il maggiore insuccesso, ma soprattutto per la criticabile soluzione, adottata abbastanza spesso dalle scuole italiane, di collocare gli alunni stranieri indietro di una o più classi rispetto a quella corrispondente alla loro età anagrafica al momento del loro primo accesso a scuola. Si tratta di problematiche che nel caso della realtà partenopea potrebbero restare in alcune scuole ancora non pienamente percepite. Senza contare che in alcuni casi (scuole) le questioni da affrontare possono presentarsi con connotazioni specifiche legate ad aspetti sociali, culturali e linguistici tipici di alcune provenienze. Non di rado queste nuove questioni vanno ad aggiungersi a situazioni già difficili di dispersione e insuccesso scolastico degli stessi ragazzi napoletani.

L’inserimento dei figli degli immigrati / Strozza, Salvatore; de Filippo, Elena; Buonomo, Alessio. - (2016), pp. 284-295.

L’inserimento dei figli degli immigrati

STROZZA, SALVATORE;BUONOMO, ALESSIO
2016

Abstract

Nel comune di Napoli gli stranieri rappresentano appena il 3% della popolazione residente, una proporzione che si attesta intorno alla media nazionale di oltre 10 anni fa. Al minore impatto si coniuga un minore livello di stabilizzazione dei residenti, segnalato dal più marcato squilibrio di genere (a favore delle donne), dalla proporzione più bassa di minori di 18 anni, dal peso maggiore dei non coniugati e delle persone in famiglie unipersonali rispetto alla media nazionale. I due aspetti appena richiamati fanno sì che la presenza di alunni non italiani nelle scuole napoletane, per quanto crescente, rimanga per dimensione assoluta e per impatto sul totale della popolazione scolastica notevolmente meno rilevante che nelle altre grandi città del centro-nord dell’Italia. Nondimeno, va notato come l’importanza degli alunni non italiani, che in media si attesta intorno a un tutto sommato “trascurabile” 2%, possa variare in modo ampio tra i quartieri napoletani (da appena lo 0,3% a Miano e Secondigliano fino a un massimo del 10% nel quartiere Porto) – dato che ovviamente riguarda anche il totale degli stranieri –, e soprattutto tra i diversi istituti scolastici. Nei quartieri e, ancor di più, nelle scuole in cui il fenomeno ha assunto una rilevanza non trascurabile, la connotazione strutturale della presenza di alunni con etnie, cittadinanze, retroterra culturali e competenze linguistiche differenti dovrebbe essere chiaramente percepita. Anche la necessità di adottare strategie di accoglimento e accompagnamento nel percorso scolastico e forme di didattica coerenti con i cambiamenti intervenuti nell’utenza dovrebbe avere attecchito nella dirigenza scolastica e nel corpo docente, così come già verificatosi in molte scuole del centro-nord. L’attenzione per questa novità è probabile che sia minore o del tutto assente nelle scuole in cui il fenomeno è ancora poco o per niente rilevante. Di conseguenza, l’eventuale cambiamento di residenza di una famiglia immigrata all’interno del territorio comunale potrebbe avere effetti rilevanti (anche) sull’inserimento scolastico dei figli, il cui trasferimento da una scuola all’altra non di rado modificherebbe tipologie e modalità di accoglimento . Nel contesto nazionale risulta generalizzata la condizione di svantaggio degli studenti di cittadinanza straniera, in particolare di quelli nati all’estero, rispetto ai compagni di scuola italiani. I tassi di scolarità risultano più bassi, come inferiori sono quelli di promozione, con divari che si ampliano con il crescere delle età e del grado d’istruzione. Anche la scelta del tipo di scuola superiore risulta meno orientata verso i licei e più verso gli istituti tecnici e professionali di quanto non lo sia tra gli iscritti italiani. Il ritardo scolastico, anche se meno marcato di qualche anno fa, appare ancora generalizzato per la mancata frequenza nell’anno della migrazione e/o per il maggiore insuccesso, ma soprattutto per la criticabile soluzione, adottata abbastanza spesso dalle scuole italiane, di collocare gli alunni stranieri indietro di una o più classi rispetto a quella corrispondente alla loro età anagrafica al momento del loro primo accesso a scuola. Si tratta di problematiche che nel caso della realtà partenopea potrebbero restare in alcune scuole ancora non pienamente percepite. Senza contare che in alcuni casi (scuole) le questioni da affrontare possono presentarsi con connotazioni specifiche legate ad aspetti sociali, culturali e linguistici tipici di alcune provenienze. Non di rado queste nuove questioni vanno ad aggiungersi a situazioni già difficili di dispersione e insuccesso scolastico degli stessi ragazzi napoletani.
2016
9788890361555
L’inserimento dei figli degli immigrati / Strozza, Salvatore; de Filippo, Elena; Buonomo, Alessio. - (2016), pp. 284-295.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/639186
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