L’entrata in situazioni di debito eccessivo dipende da molti fattori e segue molti percorsi, più o meno tortuosi. L’uscita è spesso un problema di ordine istituzionale e di cambiamento istituzionale. Il potere del debito consiste nella spirale che inabissa debitore e creditore, insieme. I rapporti tra creditori e debitori hanno due momenti fondamentali: il primo è “certo” e si conclude nell’accordo, il secondo è eventuale e dipende da uno stato di insolvenza, aperto a varie soluzioni di cui le procedure fallimentari sono solo una anche se hanno esiti vari e incerti. L’eventualità di fallimento è considerata dalle parti anche nella fase di negoziazione. In questa prospettiva le relazioni sono viste dentro un campo di forze i cui poli magnetici di creditori e di debitori, pur contrapposti, riescono a spostare l’asse dei loro rapporti da una parte o dall’altra, senza precludere la possibilità di prevaricare le regole. Il potere dei debitori si rafforza, paradossalmente, quando i debiti diventano eccessivi e le probabilità che possano essere onorati diminuiscono. Il lavoro prende in esame alcune situazioni storiche concrete di epoche diverse per gettare luce sulla formazione di alcune soluzioni istituzionali di exit che non sempre avvantaggiano i creditori, ma che sono generalmente rivolte a riportare in equilibrio una relazione ritenuta molto squilibrata e che pregiudica i rapporti sociali. Una parte iniziale considera alcune situazioni di ancien régime e il disastro degli assegnati; i grandes affaires bancari e finanziari dell’epoca delle ferrovie e delle grandi opere pubbliche (es. Panama) individuano un altro snodo di cambiamento istituzionale; infine, le reazioni alle prime crisi finanziarie, nel tardo ’800 e primi ’900, forniscono ulteriori elementi di un dibattito più ampio che, in alcuni casi, investe l’avvio di nuove soluzioni istituzionali. I casi esaminati punteggiano una sequenza storica lunga e complessa che permette di valutare gli orizzonti e i problemi istituzionali della remissione dei debiti alla luce di polemiche sollevate sul momento o in dibattiti dottrinari e storiografici, specialmente a carattere economico o giuridico. Alcune vicende hanno avuto un’eco molto più ampia dipendente dalla formazione di un’opinione pubblica attiva e matura, segno dei tempi stessi in cui si collocano, e in particolare della diffusione e frammentazione dei creditori e della risonanza che un incaglio debitorio di ampia portata aveva anche in comparti della società non direttamente coinvolti. Tutto ciò si riflette nelle sensibilità sociali. Nell’epoca di debiti di singoli privati o di imprese familiari e imprenditoriali, il ripudio del debito ha un deterrente nel disonore. I dissesti societari si confrontano con una massa di piccoli creditori. La risonanza delle loro proteste è molto più ampia e contribuisce alla costruzione e alla stratificazione di architetture istituzionali e finanziarie sempre più complesse. La stessa “proliferazione istituzionale” non risolve completamente i problemi dell’exit. Resta un fondo morale e civile di trattamento delle questioni d’onore.

Il potere del debito e il governo dell’exit / Schisani, MARIA CARMELA. - (2016). (Intervento presentato al convegno IL POTERE NELLA STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO tenutosi a Lecce nel 28-30 aprile 2016).

Il potere del debito e il governo dell’exit

SCHISANI, MARIA CARMELA
2016

Abstract

L’entrata in situazioni di debito eccessivo dipende da molti fattori e segue molti percorsi, più o meno tortuosi. L’uscita è spesso un problema di ordine istituzionale e di cambiamento istituzionale. Il potere del debito consiste nella spirale che inabissa debitore e creditore, insieme. I rapporti tra creditori e debitori hanno due momenti fondamentali: il primo è “certo” e si conclude nell’accordo, il secondo è eventuale e dipende da uno stato di insolvenza, aperto a varie soluzioni di cui le procedure fallimentari sono solo una anche se hanno esiti vari e incerti. L’eventualità di fallimento è considerata dalle parti anche nella fase di negoziazione. In questa prospettiva le relazioni sono viste dentro un campo di forze i cui poli magnetici di creditori e di debitori, pur contrapposti, riescono a spostare l’asse dei loro rapporti da una parte o dall’altra, senza precludere la possibilità di prevaricare le regole. Il potere dei debitori si rafforza, paradossalmente, quando i debiti diventano eccessivi e le probabilità che possano essere onorati diminuiscono. Il lavoro prende in esame alcune situazioni storiche concrete di epoche diverse per gettare luce sulla formazione di alcune soluzioni istituzionali di exit che non sempre avvantaggiano i creditori, ma che sono generalmente rivolte a riportare in equilibrio una relazione ritenuta molto squilibrata e che pregiudica i rapporti sociali. Una parte iniziale considera alcune situazioni di ancien régime e il disastro degli assegnati; i grandes affaires bancari e finanziari dell’epoca delle ferrovie e delle grandi opere pubbliche (es. Panama) individuano un altro snodo di cambiamento istituzionale; infine, le reazioni alle prime crisi finanziarie, nel tardo ’800 e primi ’900, forniscono ulteriori elementi di un dibattito più ampio che, in alcuni casi, investe l’avvio di nuove soluzioni istituzionali. I casi esaminati punteggiano una sequenza storica lunga e complessa che permette di valutare gli orizzonti e i problemi istituzionali della remissione dei debiti alla luce di polemiche sollevate sul momento o in dibattiti dottrinari e storiografici, specialmente a carattere economico o giuridico. Alcune vicende hanno avuto un’eco molto più ampia dipendente dalla formazione di un’opinione pubblica attiva e matura, segno dei tempi stessi in cui si collocano, e in particolare della diffusione e frammentazione dei creditori e della risonanza che un incaglio debitorio di ampia portata aveva anche in comparti della società non direttamente coinvolti. Tutto ciò si riflette nelle sensibilità sociali. Nell’epoca di debiti di singoli privati o di imprese familiari e imprenditoriali, il ripudio del debito ha un deterrente nel disonore. I dissesti societari si confrontano con una massa di piccoli creditori. La risonanza delle loro proteste è molto più ampia e contribuisce alla costruzione e alla stratificazione di architetture istituzionali e finanziarie sempre più complesse. La stessa “proliferazione istituzionale” non risolve completamente i problemi dell’exit. Resta un fondo morale e civile di trattamento delle questioni d’onore.
2016
Il potere del debito e il governo dell’exit / Schisani, MARIA CARMELA. - (2016). (Intervento presentato al convegno IL POTERE NELLA STORIA DEL PENSIERO ECONOMICO tenutosi a Lecce nel 28-30 aprile 2016).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/635092
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