Il saggio riflette su come le pratiche imitative collegate al fenomeno dell’epigonismo, in virtù della ridotta diffrazione temporale che separa l’imitatore dal modello, partecipino, in epoca aurea, alla tesa dialettica tra continuità e discontinuità, tra conservazione e innovazione, determinando gli intervalli di durata e di tenuta dei cambi intervenuti nella prassi poetica coeva. Lo fa interrogando un caso empirico, costituito dalla adozione del “dialecto” gongorino da parte del «más afamado seguidor de Góngora», Juan de Tassis, Conde de Villamediana, e da una prospettiva metodologica specifica: l’applicazione a una selezione di testi del madrileno di un paradigma semiotico elaborato da Mercedes Blanco, in un suo studio recente, in rapporto alla produttività semantica e retorica della modalità conceptista del cordovese. Le possibilità di variazione del paradigma del «Toro» ricostruito dalla Blanco vengono sondate anzitutto attraverso l’accertamento della presenza di precipui nessi lessico-semantici gongorini in taluni lacerti poetici del Tassis, promananti tutti dalla notissima cronografia iniziale della Soledad I e in cui l’elemento taurino è anello essenziale alla catena di immagini che anima il [P]. Successivamente, Flavia Gherardi tenta di dar conto della specifica rifunzionalizzazione –nei fatti, una risemantizzazione- del toro gongorino da parte di Juan de Tassis, attraverso l’impiego di un suo precipuo arsenale metaforico. A fare da detonatore di tale ricodificazione, la contaminazione del Paradigma gongorino, innervato sul mito terrestre del ratto d’Europa, con il mito acquatico della spedizione marina degli Argonauti, con il risultato di veder trasformato l’originario «toro nupcial» in un «atrevido navegante». In una progressione testuale che, partendo da un icastico frammento del Faetón di Villamediana, passando dalla sua Fábula de Europa, arriva sino all’ipotesto di cui quest’ultima è libera ma evidente imitazione, vale a dire, l’omonimo idillio pastorale del Marino -il secondo dei «mundos prestados» di Tassis-, il saggio dà conto di come Tassis, mutuando dal napoletano (a sua volta debitore di altri precedenti greco-latini) proprio l’assimilazione del toro a un’«animata nave», miri a recuperare la matrice epica del racconto mitologico, al fine di esaltare la valenza semantica, e con essa una doppia risultanza sul piano sia etico che estetico, de «lo heroico».
«Si docta Musa de servil opresión mi plectro excusa». Villamediana e il toro argonauta / Gherardi, Flavia. - Biblioteca di Studi Ispanici, 29:(2015), pp. 47-70.
«Si docta Musa de servil opresión mi plectro excusa». Villamediana e il toro argonauta
GHERARDI, FLAVIA
2015
Abstract
Il saggio riflette su come le pratiche imitative collegate al fenomeno dell’epigonismo, in virtù della ridotta diffrazione temporale che separa l’imitatore dal modello, partecipino, in epoca aurea, alla tesa dialettica tra continuità e discontinuità, tra conservazione e innovazione, determinando gli intervalli di durata e di tenuta dei cambi intervenuti nella prassi poetica coeva. Lo fa interrogando un caso empirico, costituito dalla adozione del “dialecto” gongorino da parte del «más afamado seguidor de Góngora», Juan de Tassis, Conde de Villamediana, e da una prospettiva metodologica specifica: l’applicazione a una selezione di testi del madrileno di un paradigma semiotico elaborato da Mercedes Blanco, in un suo studio recente, in rapporto alla produttività semantica e retorica della modalità conceptista del cordovese. Le possibilità di variazione del paradigma del «Toro» ricostruito dalla Blanco vengono sondate anzitutto attraverso l’accertamento della presenza di precipui nessi lessico-semantici gongorini in taluni lacerti poetici del Tassis, promananti tutti dalla notissima cronografia iniziale della Soledad I e in cui l’elemento taurino è anello essenziale alla catena di immagini che anima il [P]. Successivamente, Flavia Gherardi tenta di dar conto della specifica rifunzionalizzazione –nei fatti, una risemantizzazione- del toro gongorino da parte di Juan de Tassis, attraverso l’impiego di un suo precipuo arsenale metaforico. A fare da detonatore di tale ricodificazione, la contaminazione del Paradigma gongorino, innervato sul mito terrestre del ratto d’Europa, con il mito acquatico della spedizione marina degli Argonauti, con il risultato di veder trasformato l’originario «toro nupcial» in un «atrevido navegante». In una progressione testuale che, partendo da un icastico frammento del Faetón di Villamediana, passando dalla sua Fábula de Europa, arriva sino all’ipotesto di cui quest’ultima è libera ma evidente imitazione, vale a dire, l’omonimo idillio pastorale del Marino -il secondo dei «mundos prestados» di Tassis-, il saggio dà conto di come Tassis, mutuando dal napoletano (a sua volta debitore di altri precedenti greco-latini) proprio l’assimilazione del toro a un’«animata nave», miri a recuperare la matrice epica del racconto mitologico, al fine di esaltare la valenza semantica, e con essa una doppia risultanza sul piano sia etico che estetico, de «lo heroico».File | Dimensione | Formato | |
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