Il linguaggio dell’abitare nella relazione tra generi e generazioni. L’approccio dell’urbanista o del progettista al tema della casa segna la distanza forse incolmabile dal mondo di una donna antropologa e filosofa che indaga sui luoghi dell’abitare come spazi interiori di una continua ricerca di sé. Dai bambini, attraverso le generazioni, lo spazio, il tempo e il luogo dell’abitare raccolgono le memorie delle vite, delle relazioni, dei sentimento e del sentirsi nel mondo. La casa è comunque la vera radice dell’uomo sulla terra. Rifugio ed espansione di se non può esistere essere umano privato del suo spazio oltre da se come del suo spazio interiore ed emotivo che nella casa/rifugio/abito si riconosce e si ritrova. Dalla leggerezza delle capanne del nomadismo preistorico, attraverso le architetture-monumento che sfidano i secoli con la pesantezza della loro permanenza, fino alle nuove macchine d’abitare mutevoli e nuovamente nomadi il tema della casa e delle sue infinite declinazioni accompagna la storia umana sul Pianeta. La sfida del futuro e della colonizzazione dello Spazio extra terrestre delle colonie interplanetarie, apre ancora nuovi modi del vivere e dell’abitare e nuovi mondi dell’esistenza. Ma cosa spaventa di una metropolizzazione del mondo? Di una condizione di vita che erode la dignità umana di tanti esseri costretti a vivere nella povertà, nella miseria senza una casa, senza mezzi per sostenersi, senza il lavoro, senza sfuggire a malversazioni, violenze, sfruttamento. Casa, istruzione e lavoro sono questi i tre pilastri dei diritti degli uomini e delle donne. Ma se la casa è prima un luogo emotivo, uno spazio di memoria di sentimenti e poi un diritto fondamentale di ogni essere umano. Gli Stati perché non partono nella loro organizzazione proprio dalla costruzione delle case dei propri cittadini? O meglio perché non s attuano politiche in grado di consentire ad ogni cittadino di costruirsi la propria casa? La costruzione della propria casa è un istinto ben preciso di ogni essere umano più o meno consapevole. Educare un figlio alla costruzione del proprio spazio e della propria casa è un compito prioritario della famiglia perché asseconda ed orienta la capacità dei bambini e delle bambine, attraverso il gioco, di costruire capanne, perimetri, confini, tende, con materiali ed oggetti di uso comune. Giocare nei giardini o nei parchi con caratteristiche di spazi naturali aiuta e stimola la creatività dei bambini e delle bambine a costruire spazi e luoghi che rimandano al significato della casa ce che, inoltre, aiuta e stimola a lasciare affiorare l’istinto di costruire il proprio rifugio. Salire sugli alberi, legare i rami per costruire un tetto, fissare dei tronchi tra i rami più robusti per definire un pavimento sono tutte azioni di relazioni tra natura ed architettura attraverso istinto, intuito ed intelligenza umana. Intelligenza razionale ed intelligenza emotiva per fare e per essere al mondo.

L'architettura vista dalle donne, case e collaborazione famigliare / Buondonno, Emma. - (2014). (Intervento presentato al convegno I Linguaggi dell'Incontro: Racconti di Case tenutosi a Chiesa San Gennaro all'Olmo, Via San Gregorio Armeno, Napoli nel 22 maggio 2014).

L'architettura vista dalle donne, case e collaborazione famigliare.

BUONDONNO, EMMA
2014

Abstract

Il linguaggio dell’abitare nella relazione tra generi e generazioni. L’approccio dell’urbanista o del progettista al tema della casa segna la distanza forse incolmabile dal mondo di una donna antropologa e filosofa che indaga sui luoghi dell’abitare come spazi interiori di una continua ricerca di sé. Dai bambini, attraverso le generazioni, lo spazio, il tempo e il luogo dell’abitare raccolgono le memorie delle vite, delle relazioni, dei sentimento e del sentirsi nel mondo. La casa è comunque la vera radice dell’uomo sulla terra. Rifugio ed espansione di se non può esistere essere umano privato del suo spazio oltre da se come del suo spazio interiore ed emotivo che nella casa/rifugio/abito si riconosce e si ritrova. Dalla leggerezza delle capanne del nomadismo preistorico, attraverso le architetture-monumento che sfidano i secoli con la pesantezza della loro permanenza, fino alle nuove macchine d’abitare mutevoli e nuovamente nomadi il tema della casa e delle sue infinite declinazioni accompagna la storia umana sul Pianeta. La sfida del futuro e della colonizzazione dello Spazio extra terrestre delle colonie interplanetarie, apre ancora nuovi modi del vivere e dell’abitare e nuovi mondi dell’esistenza. Ma cosa spaventa di una metropolizzazione del mondo? Di una condizione di vita che erode la dignità umana di tanti esseri costretti a vivere nella povertà, nella miseria senza una casa, senza mezzi per sostenersi, senza il lavoro, senza sfuggire a malversazioni, violenze, sfruttamento. Casa, istruzione e lavoro sono questi i tre pilastri dei diritti degli uomini e delle donne. Ma se la casa è prima un luogo emotivo, uno spazio di memoria di sentimenti e poi un diritto fondamentale di ogni essere umano. Gli Stati perché non partono nella loro organizzazione proprio dalla costruzione delle case dei propri cittadini? O meglio perché non s attuano politiche in grado di consentire ad ogni cittadino di costruirsi la propria casa? La costruzione della propria casa è un istinto ben preciso di ogni essere umano più o meno consapevole. Educare un figlio alla costruzione del proprio spazio e della propria casa è un compito prioritario della famiglia perché asseconda ed orienta la capacità dei bambini e delle bambine, attraverso il gioco, di costruire capanne, perimetri, confini, tende, con materiali ed oggetti di uso comune. Giocare nei giardini o nei parchi con caratteristiche di spazi naturali aiuta e stimola la creatività dei bambini e delle bambine a costruire spazi e luoghi che rimandano al significato della casa ce che, inoltre, aiuta e stimola a lasciare affiorare l’istinto di costruire il proprio rifugio. Salire sugli alberi, legare i rami per costruire un tetto, fissare dei tronchi tra i rami più robusti per definire un pavimento sono tutte azioni di relazioni tra natura ed architettura attraverso istinto, intuito ed intelligenza umana. Intelligenza razionale ed intelligenza emotiva per fare e per essere al mondo.
2014
L'architettura vista dalle donne, case e collaborazione famigliare / Buondonno, Emma. - (2014). (Intervento presentato al convegno I Linguaggi dell'Incontro: Racconti di Case tenutosi a Chiesa San Gennaro all'Olmo, Via San Gregorio Armeno, Napoli nel 22 maggio 2014).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/605617
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