L' attenzione europea verso il multilinguismo e l'implementazione di politiche per l'educazione plurilingue cresce proporzionalmente all'allargamento dei confini dell'Unione Europea. Se qualche tempo fa il tema del plurilinguismo era inteso come salvaguardia delle identità nazionali, oggi sempre di più si riconosce la necessità di promuovere una formazione plurilingue per fronteggiare esigenze comunicative via via più complesse e favorire processi di integrazione e internazionalizzazione. Attraverso i propri organismi l'Unione Europea implementa iniziative a favore del plurilinguismo, volte a migliorare le competenze plurilingui a livello del singolo individuo e a far nascere l'esigenza di una formazione multilingue a livello delle singole comunità. La capacità di comunicare nelle lingue straniere è infatti inclusa tra le otto competenze chiave che il Parlamento e il Consiglio dell'Unione Europea considerano necessarie all'individuo per l'apprendimento permanente e per poter esercitare il diritto di cittadinanza attiva nei paesi dell'Unione. Dai risultati di una indagine speciale (Gli Europei e le loro lingue) commissionata dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea ad Eurobarometro nel 2012 emerge però una chiara tendenza verso l'inglese come unica L2, in grado di fronteggiare le esigenze comunicative di individui ed istituzioni. I risultati dell'inchiesta rivelano infatti che, per quanto per la maggioranza degli intervistati le lingue europee siano tutte egualmente importanti, il 69% degli intervistati auspica un futuro nel quale tutti i cittadini europei siano competenti in una lingua comune e le istituzioni europee, conseguentemente, possano adottare una sola lingua per comunicare con i propri cittadini (53%). Il contributo propone quindi una riflessione su 3 temi: 1) può la competenza in inglese L2 surrogare la competenza plurilingue? 2) quale livello di competenza linguistica è necessario per una cittadinanza europea attiva? 3)come acquisirlo/mediarlo? Riguardo alla questione dell'Inglese lingua franca si osserva che proprio la sua enorme diffusione determina la sua contaminazione con le lingue con le quali viene a contatto (Graddol D., 2007) ed il suo impoverimento, che può determinare un appiattimento linguistico con la conseguenza che il parlante non riesce ad esprimere il proprio pensiero (L. Rega e M. Magris, 2004). Per questa ragione non solo le politiche europee ma anche quelle nazionali si concentrano oramai sull'acquisizione di competenze plurilinguistiche, strumento efficace sia per combattere la visione della diversità linguistica come barriera e trasformarla in fonte di ricchezza, che per interagire in contesti specifici. Riguardo alle competenze linguistiche necessarie per esercitare una cittadinanza attiva, in ambito non solo EU, ma globale, si manifesta in modo significativo negli ultimi anni una esigenza di acquisizione di competenze (pluri)linguistiche dichiarative e procedurali non generaliste, ma plasmate, soprattutto nel caso degli adulti, sulle esigenze individuali. Una formazione cioè incentrata sull'apprendente e sulle sue reali esigenze comunicative. Per fronteggiare tale esigenza da alcuni anni a livello universitario si organizzano percorsi di apprendimento ICLHE (Integrating Content and Language in Higher Education), che propongono la mediazione di contenuti specifici in lingua straniera. In essi si incrementano le competenze linguistiche arricchendole con le peculiarità del linguaggio speciale delle discipline di interesse degli apprendenti. Per questa ragione essi sembrano essere oggi uno degli strumenti più efficaci per soddisfare le esigenze formative degli apprendenti e facilitare acquisizione di competenze linguistiche specifiche.

Multilinguismo e multiculturalità: competenze chiave per una cittadinanza europea / Bandini, Amelia. - (2013), pp. 153-164.

Multilinguismo e multiculturalità: competenze chiave per una cittadinanza europea

BANDINI, AMELIA
2013

Abstract

L' attenzione europea verso il multilinguismo e l'implementazione di politiche per l'educazione plurilingue cresce proporzionalmente all'allargamento dei confini dell'Unione Europea. Se qualche tempo fa il tema del plurilinguismo era inteso come salvaguardia delle identità nazionali, oggi sempre di più si riconosce la necessità di promuovere una formazione plurilingue per fronteggiare esigenze comunicative via via più complesse e favorire processi di integrazione e internazionalizzazione. Attraverso i propri organismi l'Unione Europea implementa iniziative a favore del plurilinguismo, volte a migliorare le competenze plurilingui a livello del singolo individuo e a far nascere l'esigenza di una formazione multilingue a livello delle singole comunità. La capacità di comunicare nelle lingue straniere è infatti inclusa tra le otto competenze chiave che il Parlamento e il Consiglio dell'Unione Europea considerano necessarie all'individuo per l'apprendimento permanente e per poter esercitare il diritto di cittadinanza attiva nei paesi dell'Unione. Dai risultati di una indagine speciale (Gli Europei e le loro lingue) commissionata dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea ad Eurobarometro nel 2012 emerge però una chiara tendenza verso l'inglese come unica L2, in grado di fronteggiare le esigenze comunicative di individui ed istituzioni. I risultati dell'inchiesta rivelano infatti che, per quanto per la maggioranza degli intervistati le lingue europee siano tutte egualmente importanti, il 69% degli intervistati auspica un futuro nel quale tutti i cittadini europei siano competenti in una lingua comune e le istituzioni europee, conseguentemente, possano adottare una sola lingua per comunicare con i propri cittadini (53%). Il contributo propone quindi una riflessione su 3 temi: 1) può la competenza in inglese L2 surrogare la competenza plurilingue? 2) quale livello di competenza linguistica è necessario per una cittadinanza europea attiva? 3)come acquisirlo/mediarlo? Riguardo alla questione dell'Inglese lingua franca si osserva che proprio la sua enorme diffusione determina la sua contaminazione con le lingue con le quali viene a contatto (Graddol D., 2007) ed il suo impoverimento, che può determinare un appiattimento linguistico con la conseguenza che il parlante non riesce ad esprimere il proprio pensiero (L. Rega e M. Magris, 2004). Per questa ragione non solo le politiche europee ma anche quelle nazionali si concentrano oramai sull'acquisizione di competenze plurilinguistiche, strumento efficace sia per combattere la visione della diversità linguistica come barriera e trasformarla in fonte di ricchezza, che per interagire in contesti specifici. Riguardo alle competenze linguistiche necessarie per esercitare una cittadinanza attiva, in ambito non solo EU, ma globale, si manifesta in modo significativo negli ultimi anni una esigenza di acquisizione di competenze (pluri)linguistiche dichiarative e procedurali non generaliste, ma plasmate, soprattutto nel caso degli adulti, sulle esigenze individuali. Una formazione cioè incentrata sull'apprendente e sulle sue reali esigenze comunicative. Per fronteggiare tale esigenza da alcuni anni a livello universitario si organizzano percorsi di apprendimento ICLHE (Integrating Content and Language in Higher Education), che propongono la mediazione di contenuti specifici in lingua straniera. In essi si incrementano le competenze linguistiche arricchendole con le peculiarità del linguaggio speciale delle discipline di interesse degli apprendenti. Per questa ragione essi sembrano essere oggi uno degli strumenti più efficaci per soddisfare le esigenze formative degli apprendenti e facilitare acquisizione di competenze linguistiche specifiche.
2013
978-88-6542-346-2
Multilinguismo e multiculturalità: competenze chiave per una cittadinanza europea / Bandini, Amelia. - (2013), pp. 153-164.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/599541
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