L’oblio e l’abbandono raccontano la storia recente di un borgo sannita, quello di Castelpoto, che, sospeso in una dimensione altra, è memoria di avvenimenti e di vicende le cui origini sono da ricercare in secoli lontani. A pochi chilometri da Benevento e situato su di un colle, è arroccato su di un costone tufaceo che governa le propaggini orientali del Massiccio del Taburno, alla destra del fiume Calore. Anche se testimonianze di epoca repubblicana e imperiale attestano la presenza d’insediamenti antichi, favoriti dalla vicinanza con le Vie Latina e Appia, la storia di Castelpoto è significativamente legata e segnata dalle vicende del popolo longobardo e della relativa dominazione. Al nono secolo, infatti, risale l’assegnazione del feudo al duca Potone, per volere del principe di Benevento Radelchi, al quale è, più che verosimilmente legata, l’origine etimologica del nome del borgo. Ma l’apice della sua potenza sarà raggiunta con la dominazione normanna, quando diviene posto di frontiera e di grande rilevanza strategica, grazie alla vicinanza con la città di Benevento. Il borgo, purtroppo oggi totalmente abbandonato per effetto dei fenomeni migratori postbellici unitamente ai disagi e ai danni provocati dai terremoti del 1963 e del 1980, si presenta come un insediamento “fantasma” originariamente caratterizzato dalla presenza di una fortificazione. Gli edifici, disposti intorno al Castello, nucleo centrale del quale s’individua ancora l’originaria struttura e al quale si accede percorsa una strada in salita che sovrasta il grande arco in pietra, versano in condizioni di grave degrado. Scopo della ricerca è quello di ricostruire e restituire la storia di un insediamento e delle sue trasformazioni nonché quello di riconfigurare, attraverso l’indagine delle fonti archivistiche, iconografiche e l’elaborazione di rilievi architettonici delle consistenze caratterizzanti il borgo, per far emergere ed evidenziare gli elementi significativi e qualificanti l’antico insediamento. Dalla lettura e dall’interpretazione dei segni, indagare quei caratteri espressivi, che se valorizzati e riqualificati, restituirebbero vita ad un insediamento oggi sepolto non solo dal verde e dalla vegetazione, ma nella memoria di molti. L’attività di ricerca si avvale di metodologie d’indagine e tecniche di rilevamento tridimensionale laser scanner 3D volte alla definizione di un modello interpretativo in cui le informazioni e i dati reperiti, sono organizzati, gestiti ed elaborati mediante un linguaggio idoneo a esprimere e rappresentare l’oggetto indagato.

Permutazioni e memoria di un borgo sannita / Catuogno, Raffaele; Palomba, Daniela; Palomba, Rosaria. - (2013). (Intervento presentato al convegno La Maremma al tempo di Arrigo - Società e passaggio nel Trecento: continuità e trasformazioni tenutosi a enuta di Rubbia al Colle Suvereta (LI) nel 22/24 nevembre 2013).

Permutazioni e memoria di un borgo sannita

CATUOGNO, RAFFAELE;PALOMBA, DANIELA;PALOMBA, ROSARIA
2013

Abstract

L’oblio e l’abbandono raccontano la storia recente di un borgo sannita, quello di Castelpoto, che, sospeso in una dimensione altra, è memoria di avvenimenti e di vicende le cui origini sono da ricercare in secoli lontani. A pochi chilometri da Benevento e situato su di un colle, è arroccato su di un costone tufaceo che governa le propaggini orientali del Massiccio del Taburno, alla destra del fiume Calore. Anche se testimonianze di epoca repubblicana e imperiale attestano la presenza d’insediamenti antichi, favoriti dalla vicinanza con le Vie Latina e Appia, la storia di Castelpoto è significativamente legata e segnata dalle vicende del popolo longobardo e della relativa dominazione. Al nono secolo, infatti, risale l’assegnazione del feudo al duca Potone, per volere del principe di Benevento Radelchi, al quale è, più che verosimilmente legata, l’origine etimologica del nome del borgo. Ma l’apice della sua potenza sarà raggiunta con la dominazione normanna, quando diviene posto di frontiera e di grande rilevanza strategica, grazie alla vicinanza con la città di Benevento. Il borgo, purtroppo oggi totalmente abbandonato per effetto dei fenomeni migratori postbellici unitamente ai disagi e ai danni provocati dai terremoti del 1963 e del 1980, si presenta come un insediamento “fantasma” originariamente caratterizzato dalla presenza di una fortificazione. Gli edifici, disposti intorno al Castello, nucleo centrale del quale s’individua ancora l’originaria struttura e al quale si accede percorsa una strada in salita che sovrasta il grande arco in pietra, versano in condizioni di grave degrado. Scopo della ricerca è quello di ricostruire e restituire la storia di un insediamento e delle sue trasformazioni nonché quello di riconfigurare, attraverso l’indagine delle fonti archivistiche, iconografiche e l’elaborazione di rilievi architettonici delle consistenze caratterizzanti il borgo, per far emergere ed evidenziare gli elementi significativi e qualificanti l’antico insediamento. Dalla lettura e dall’interpretazione dei segni, indagare quei caratteri espressivi, che se valorizzati e riqualificati, restituirebbero vita ad un insediamento oggi sepolto non solo dal verde e dalla vegetazione, ma nella memoria di molti. L’attività di ricerca si avvale di metodologie d’indagine e tecniche di rilevamento tridimensionale laser scanner 3D volte alla definizione di un modello interpretativo in cui le informazioni e i dati reperiti, sono organizzati, gestiti ed elaborati mediante un linguaggio idoneo a esprimere e rappresentare l’oggetto indagato.
2013
Permutazioni e memoria di un borgo sannita / Catuogno, Raffaele; Palomba, Daniela; Palomba, Rosaria. - (2013). (Intervento presentato al convegno La Maremma al tempo di Arrigo - Società e passaggio nel Trecento: continuità e trasformazioni tenutosi a enuta di Rubbia al Colle Suvereta (LI) nel 22/24 nevembre 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/597073
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