L'allevamento di bufale rappresenta il fulcro dell'economia di alcune aree della Regione Campania, costituendo, peraltro, una peculiarità nell'ambito della Comunità Economica Europea ed un???eccellenza del Paese. Le aziende in cui sono allevati capi bufalini sono, attualmente, circa 1450 (delle quali 808 in via esclusiva e la rimanente parte di tipo misto con bovini), quasi tutte allocate nella Piana del Sele e nella Piana Campana, per un numero di capi superiore a 280000. Il latte emunto è soprattutto destinato alle produzioni casearie, ed in particolare a quella della mozzarella, sestuplicatasi negli ultimi 25 anni ed aumentata del 35% nel triennio 2008-2011. Tra i problemi più gravosi di un'azienda bufalina (ma più in generale delle aziende zootecniche) rientra certamente il soddisfacimento del fabbisogno idrico per l'abbeveraggio dei capi, l'asportazione delle deiezioni, il lavaggio dei locali e dell'impianto di mungitura, reso talvolta a maggior ragione difficoltoso dalla distanza di infrastrutture di rifornimento della riserva. Congruentemente con gli indirizzi strategici volti all'adozione, in tutti i campi, di sistemi di risparmio e riciclo dell'acqua (si citano, a titolo di esempio, le indicazioni all'uopo fornite dalla Direttiva 2000/60/CEE, dalla Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo datata 18/12/2008, nonché, localmente, dalla Delibera 18/4/2007 n. 659 della Regione Campania), è evidente la necessità, anche nel campo in esame, che siano individuate soluzioni tecnologiche adeguate a riguardo, tra le quali rientra il ricorso ad impianti di depurazione dei reflui aziendali, realizzati con l'obiettivo, tra gli altri, di assicurare la produzione di acqua idonea al riuso nello stesso ambito. Tale provvedimento, peraltro, rappresenta una soluzione ad un'altra criticità delle aziende zootecniche, legata all'esigenza di dover smaltire in modo appropriato i suddetti reflui, in linea con le limitazioni sempre più stringenti previste dalle norme emanate in Italia negli ultimi anni sulla base di Direttive Comunitarie. Può ben dirsi, quindi, che la necessità di ricorrere a processi e tecnologie idonei al risparmio ed al riutilizzo idrico nonché al corretto smaltimento dei reflui rappresenti, e rappresenterà sempre di più in futuro, un'esigenza imprescindibile per gli operatori del settore. Tra le soluzioni all'uopo prese in considerazione, particolare interesse ha suscitato il ricorso a cicli depurativi dei reflui che prevedono, tra le altre, una fase di digestione anaerobica, che, come è noto, assicura la produzione di biogas, utilizzabile, in primis, per ottimizzare le condizioni di svolgimento dello stesso processo depurativo (attraverso la regolazione della temperatura), ma anche, nel caso di surplus, per il soddisfacimento di ulteriori richieste energetiche da parte dell'azienda. È proprio in questa ottica che si inquadra il progetto STABULUM, finanziato, nell'ambito della Misura 124 del PSR 2007-2013, dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Campania all'Associazione Temporanea di Scopo (ATS) costituita da: Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, con il ruolo di capofila e la funzione di coordinamento delle attività; Azienda Agricola Colangelo Davide, sita in Capaccio (SA); CEMS - Cooperativa ElettroMeccanica Sud, con sede in Nola (NA). Il progetto ha riguardato la realizzazione presso l'azienda Colangelo, da parte della CEMS, di un impianto integrato di depurazione di reflui bufalini, con potenzialità corrispondente al trattamento delle deiezioni prodotte da 70 capi in stabulazione libera, in grado di realizzare il recupero energetico e di garantire la produzione di acqua idonea al riutilizzo in ambito aziendale oppure allo smaltimento in linea con le disposizioni normative all'uopo vigenti. L'impianto è costituito da fasi di trattamento già, più o meno, consolidate, che sono state assemblate insieme in modo originale, costituendo un ciclo innovativo rispetto alla specifica applicazione. Nella fattispecie, è stata prevista una fase di digestione anaerobica, essenzialmente finalizzata alla degradazione della frazione carboniosa del refluo, accoppiata a processi biologici combinati aerobici/anossici, utilizzati per il trattamento della frazione liquida del digestato (vale a dire della corrente idrica che in uscita dal digestore si forma a seguito dell'operazione di centrifugazione), con contributi significativi anche in termini di riduzione del tenore di composti azotati presenti nell'effluente finale. In pratica, l'impianto è sinteticamente suddivisibile nelle tre sezioni principali di: digestione anaerobica; trattamento e valorizzazione energetica del biogas; trattamento della frazione liquida del digestato. Gli output sono costituiti da: - un effluente depurato (acqua) con caratteristiche di qualità rispettose dei limiti normativi fissati dal vigente Decreto Ministeriale sul riutilizzo delle acque reflue (DM 185/2003); - un ammendante palabile, utilizzato in seno all'azienda, ma che potrebbe anche essere inviato ad impianti di compostaggio (che ne fanno una grossa richiesta); - un effluente gassoso (biogas) ad elevato potere combustibile, utilizzato per la produzione energetica. Nel lavoro sono riportate una sintetica descrizione dell'impianto realizzato nell'ambito del Progetto (nel seguito, denominato impianto STABULUM) e l'illustrazione dei principali risultati conseguiti nel corso delle esperienze eseguite sullo stesso, sia alla scala di laboratorio che in quella di campo, precedute dalla presentazione del quadro inerente alla produzione di reflui ed al fabbisogno idrico nelle aziende zootecniche campane.

Sistema integrato di trattamento di reflui bufalini volto al recupero idrico ed al risparmio energetico / Pirozzi, Francesco; D'Antonio, Giuseppe; Fabbricino, Massimiliano; Frunzo, Luigi; Luongo, Vincenzo; Panico, A.; Pontoni, L.; Race, Marco. - (2014), pp. 171-191.

Sistema integrato di trattamento di reflui bufalini volto al recupero idrico ed al risparmio energetico

PIROZZI, FRANCESCO;D'ANTONIO, GIUSEPPE;FABBRICINO, MASSIMILIANO;FRUNZO, LUIGI;LUONGO, VINCENZO;
2014

Abstract

L'allevamento di bufale rappresenta il fulcro dell'economia di alcune aree della Regione Campania, costituendo, peraltro, una peculiarità nell'ambito della Comunità Economica Europea ed un???eccellenza del Paese. Le aziende in cui sono allevati capi bufalini sono, attualmente, circa 1450 (delle quali 808 in via esclusiva e la rimanente parte di tipo misto con bovini), quasi tutte allocate nella Piana del Sele e nella Piana Campana, per un numero di capi superiore a 280000. Il latte emunto è soprattutto destinato alle produzioni casearie, ed in particolare a quella della mozzarella, sestuplicatasi negli ultimi 25 anni ed aumentata del 35% nel triennio 2008-2011. Tra i problemi più gravosi di un'azienda bufalina (ma più in generale delle aziende zootecniche) rientra certamente il soddisfacimento del fabbisogno idrico per l'abbeveraggio dei capi, l'asportazione delle deiezioni, il lavaggio dei locali e dell'impianto di mungitura, reso talvolta a maggior ragione difficoltoso dalla distanza di infrastrutture di rifornimento della riserva. Congruentemente con gli indirizzi strategici volti all'adozione, in tutti i campi, di sistemi di risparmio e riciclo dell'acqua (si citano, a titolo di esempio, le indicazioni all'uopo fornite dalla Direttiva 2000/60/CEE, dalla Relazione al Consiglio e al Parlamento Europeo datata 18/12/2008, nonché, localmente, dalla Delibera 18/4/2007 n. 659 della Regione Campania), è evidente la necessità, anche nel campo in esame, che siano individuate soluzioni tecnologiche adeguate a riguardo, tra le quali rientra il ricorso ad impianti di depurazione dei reflui aziendali, realizzati con l'obiettivo, tra gli altri, di assicurare la produzione di acqua idonea al riuso nello stesso ambito. Tale provvedimento, peraltro, rappresenta una soluzione ad un'altra criticità delle aziende zootecniche, legata all'esigenza di dover smaltire in modo appropriato i suddetti reflui, in linea con le limitazioni sempre più stringenti previste dalle norme emanate in Italia negli ultimi anni sulla base di Direttive Comunitarie. Può ben dirsi, quindi, che la necessità di ricorrere a processi e tecnologie idonei al risparmio ed al riutilizzo idrico nonché al corretto smaltimento dei reflui rappresenti, e rappresenterà sempre di più in futuro, un'esigenza imprescindibile per gli operatori del settore. Tra le soluzioni all'uopo prese in considerazione, particolare interesse ha suscitato il ricorso a cicli depurativi dei reflui che prevedono, tra le altre, una fase di digestione anaerobica, che, come è noto, assicura la produzione di biogas, utilizzabile, in primis, per ottimizzare le condizioni di svolgimento dello stesso processo depurativo (attraverso la regolazione della temperatura), ma anche, nel caso di surplus, per il soddisfacimento di ulteriori richieste energetiche da parte dell'azienda. È proprio in questa ottica che si inquadra il progetto STABULUM, finanziato, nell'ambito della Misura 124 del PSR 2007-2013, dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Campania all'Associazione Temporanea di Scopo (ATS) costituita da: Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (DICEA) dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, con il ruolo di capofila e la funzione di coordinamento delle attività; Azienda Agricola Colangelo Davide, sita in Capaccio (SA); CEMS - Cooperativa ElettroMeccanica Sud, con sede in Nola (NA). Il progetto ha riguardato la realizzazione presso l'azienda Colangelo, da parte della CEMS, di un impianto integrato di depurazione di reflui bufalini, con potenzialità corrispondente al trattamento delle deiezioni prodotte da 70 capi in stabulazione libera, in grado di realizzare il recupero energetico e di garantire la produzione di acqua idonea al riutilizzo in ambito aziendale oppure allo smaltimento in linea con le disposizioni normative all'uopo vigenti. L'impianto è costituito da fasi di trattamento già, più o meno, consolidate, che sono state assemblate insieme in modo originale, costituendo un ciclo innovativo rispetto alla specifica applicazione. Nella fattispecie, è stata prevista una fase di digestione anaerobica, essenzialmente finalizzata alla degradazione della frazione carboniosa del refluo, accoppiata a processi biologici combinati aerobici/anossici, utilizzati per il trattamento della frazione liquida del digestato (vale a dire della corrente idrica che in uscita dal digestore si forma a seguito dell'operazione di centrifugazione), con contributi significativi anche in termini di riduzione del tenore di composti azotati presenti nell'effluente finale. In pratica, l'impianto è sinteticamente suddivisibile nelle tre sezioni principali di: digestione anaerobica; trattamento e valorizzazione energetica del biogas; trattamento della frazione liquida del digestato. Gli output sono costituiti da: - un effluente depurato (acqua) con caratteristiche di qualità rispettose dei limiti normativi fissati dal vigente Decreto Ministeriale sul riutilizzo delle acque reflue (DM 185/2003); - un ammendante palabile, utilizzato in seno all'azienda, ma che potrebbe anche essere inviato ad impianti di compostaggio (che ne fanno una grossa richiesta); - un effluente gassoso (biogas) ad elevato potere combustibile, utilizzato per la produzione energetica. Nel lavoro sono riportate una sintetica descrizione dell'impianto realizzato nell'ambito del Progetto (nel seguito, denominato impianto STABULUM) e l'illustrazione dei principali risultati conseguiti nel corso delle esperienze eseguite sullo stesso, sia alla scala di laboratorio che in quella di campo, precedute dalla presentazione del quadro inerente alla produzione di reflui ed al fabbisogno idrico nelle aziende zootecniche campane.
2014
9781326011659
Sistema integrato di trattamento di reflui bufalini volto al recupero idrico ed al risparmio energetico / Pirozzi, Francesco; D'Antonio, Giuseppe; Fabbricino, Massimiliano; Frunzo, Luigi; Luongo, Vincenzo; Panico, A.; Pontoni, L.; Race, Marco. - (2014), pp. 171-191.
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