Gli aspetti della salute collegati alle problematiche di genere costituiscono un settore specifico di riflessione dell’antropologia medica. In particolare molte sono le ricerche che analizzano l’impatto che la medicalizzazione e le nuove tecnologie riproduttive hanno avuto sulla vita delle donne (Martin 1987; Rapp 1999), sottolineando come alla base della medicalizzazione della gravidanza, dell’infertilità e della procreazione vi sia la rappresentazione del corpo femminile come un corpo “naturalizzato” e oggettivato (Lock, Scheper Hughes 1987; Scheper Hughes 2000) . In quest’intervento, a partire dalla considerazione che il parto e la nascita sono eventi biosociali, in quanto attengono al biologico ma sono permeati dalla cultura e riguardano il gruppo sociale e le regole e le norme che questo si dà, mi soffermerò sull’importanza che sta sempre più assumendo nella nostra società la tecnologia, sia che intervenga direttamente nel percorso nascita, sia che pervada la nostra vita e con nuove forme sia presente anche nei momenti e nelle sensazioni più intime, quali quelle che accompagnano la maternità. Negli ultimi decenni nelle società occidentali il ricorso a tecnologie, anche invasive, nella diagnostica durante la gravidanza e nelle modalità del parto stesso, sta producendo nuove concezioni e nuove elaborazioni dell’immaginario, a partire dalle rappresentazioni del corpo femminile e dalle percezioni che le donne hanno del loro corpo (Ranisio 2010; Pizzini 1999). Il percorso nascita era in passato oggetto di credenze e di norme, si trattava di un percorso che assumeva i caratteri dell’ineluttabile. L’introduzione delle tecniche della riproduzione, in un campo che sembrava affidato alla natura o, nelle concezioni religiose, alla provvidenza, ha prodotto anche una serie di cambiamenti nell’immaginario collettivo rispetto alla sessualità e alla riproduzione. Non intendo in questo intervento soffermarmi sulle tecnologie riproduttive relative alla PMA, ma ritengo che queste non vadano disgiunte da quel processo di progressiva medicalizzazione che ha investito il percorso nascita, dal concepimento alla gravidanza, al parto. In questo processo le nuove frontiere della medicina si sono incontrate (o sono sembrate incontrarsi) con le richieste delle donne, in un modo non sempre lineare ma anche ambiguo e contraddittorio. L’estensione del processo di medicalizzazione all’intero percorso nascita ha prodotto effetti quali la perdita di valore di quelle che erano le competenze femminili inerenti alla gravidanza e al parto e l’espropriazione delle donne dal sentire il proprio corpo per il prevalere dei linguaggi e dei saperi biomedici. Tuttavia, sulla base di alcune posizioni teoriche e di indagini empiriche, intendo porre in evidenza come i comportamenti e le scelte si rivelino complessi: infatti, non è più sostenibile la tesi che le donne accettino passivamente e in una condizione di totale subordinazione la visione medicalizzata imposta da una scienza medica maschilista (Lock, Kaufert 1998; Lock 2001; Lock 2003) . Per verificare questa ipotesi, ho fatto riferimento a due indagini condotte presso strutture per l’accompagnamento alla nascita. Le interviste, a cui mi riferisco, sono state condotte in area campana e appartengono a due gruppi di donne, che frequentavano dei corsi di preparazione al parto, l’uno in una struttura pubblica, l’altro in una struttura privata. Esperienze di preparazione collettiva, come corsi di preparazione psicofisica al parto, ginnastica pre-parto, rendono possibile la condivisione dell’ansia con altre donne, rassicurano sulla propria gravidanza, permettono di comunicare dubbi e incertezze, svolgono quindi una funzione importante rispetto proprio all’acquisizione di una maggior consapevolezza. Ho inoltre individuato un altro tipo di fonte, derivante dalla partecipazione a comunità virtuali e dalla lettura dei dibattiti all’interno di forum che si trovano sul web. Infatti, i forum e i social network permettono il ri-crearsi sul piano virtuale di una comunità femminile, che è venuta meno o si è indebolita a livello sociale. Le donne si scambiano non solo informazioni ma anche emozioni, cercano e forniscono un sostegno. Dall’analisi di questi tipi di testimonianze emerge che le donne decidono in base alle informazioni in loro possesso e alle condizioni dell’ambiente circostante, dimostrando la capacità di riflettere criticamente e la volontà di rielaborare le proprie esperienze. Ne consegue che nelle future mamme le possibilità di scelta devono confrontarsi con le pressioni esercitate su di loro, gli ambiti del desiderio devono misurarsi con le effettive possibilità di decisione. Dalle interviste e dai dibattiti sui social network si può ipotizzare pertanto che le donne hanno accettato il controllo della biomedicina sul loro corpo facendo ricorso ad atteggiamenti pragmatici piuttosto che ideologici, che sono in rapporto con i condizionamenti e le pressioni a cui sono sottoposte e con gli strumenti culturali di cui dispongono. Riferimenti bibliografici LOCK M. - KAUFERT P. A. (1998), Introduction to Pragmatic Women and Body Politics, Cambridge University Press, Cambridge, pp. 1-27 LOCK M. (2001) The Tempering of Medical Anthropology: Troubling Natural Categories, in Medical Anthropology Quarterly, vol. 15, n. 4, pp.478-492 LOCK M. (2003), Medicalization and the Naturalization of Social Control, in C. Ember - M. Ember, edit., Encyclopedia of Medical Anthropology, Springer, New York, pp. 116-125 MARTIN E.(1987), The woman in the Body. A Cultural Analysis of Reproduction, Beacon Press, Boston PIZZINI F. (1999), Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, (in collab. con Lia Lombardi), Franco Angeli, Milano RANISIO G. (2010), Tecnologie della nascita e nuovi immaginari, in L. Lombardi Satriani, a cura di, Relativamente. Nuovi territori scientifici e prospettive antropologiche, Armando, Roma RAPP R. (2001), Gender, Body, Biomedicine: How Some Feminist Concerns Dragged Reproduction to the Center of Social Theory, Medical Anthropology Quarterly, 15(4):466–477. RAPP R. (1999), Testing Women, Testing the Fetus: The Social Impact of Amniocentesis in America, Routledge, London & New York SCHEPER HUGHES N.,(2000) , Il sapere incorporato: pensare con il corpo attraverso un’antropologia medica critica, in Robert Borofski , a cura di, L’antropologia culturale oggi, , Meltemi, Roma, pp.281-292 (ediz. orig.1994) SCHEPER-HUGHES N., LOCK M. (1987), The Mindful Body: A Prolegomenon to Future Work in Medical Anthropology, in Medical Anthropology Quarterly, vol.1, n. 1,pp.6-41

Genere, salute e medicalizzazione del parto / Ranisio, GIANFRANCA ANGELA RITA. - (2014), pp. 172-185.

Genere, salute e medicalizzazione del parto

RANISIO, GIANFRANCA ANGELA RITA
2014

Abstract

Gli aspetti della salute collegati alle problematiche di genere costituiscono un settore specifico di riflessione dell’antropologia medica. In particolare molte sono le ricerche che analizzano l’impatto che la medicalizzazione e le nuove tecnologie riproduttive hanno avuto sulla vita delle donne (Martin 1987; Rapp 1999), sottolineando come alla base della medicalizzazione della gravidanza, dell’infertilità e della procreazione vi sia la rappresentazione del corpo femminile come un corpo “naturalizzato” e oggettivato (Lock, Scheper Hughes 1987; Scheper Hughes 2000) . In quest’intervento, a partire dalla considerazione che il parto e la nascita sono eventi biosociali, in quanto attengono al biologico ma sono permeati dalla cultura e riguardano il gruppo sociale e le regole e le norme che questo si dà, mi soffermerò sull’importanza che sta sempre più assumendo nella nostra società la tecnologia, sia che intervenga direttamente nel percorso nascita, sia che pervada la nostra vita e con nuove forme sia presente anche nei momenti e nelle sensazioni più intime, quali quelle che accompagnano la maternità. Negli ultimi decenni nelle società occidentali il ricorso a tecnologie, anche invasive, nella diagnostica durante la gravidanza e nelle modalità del parto stesso, sta producendo nuove concezioni e nuove elaborazioni dell’immaginario, a partire dalle rappresentazioni del corpo femminile e dalle percezioni che le donne hanno del loro corpo (Ranisio 2010; Pizzini 1999). Il percorso nascita era in passato oggetto di credenze e di norme, si trattava di un percorso che assumeva i caratteri dell’ineluttabile. L’introduzione delle tecniche della riproduzione, in un campo che sembrava affidato alla natura o, nelle concezioni religiose, alla provvidenza, ha prodotto anche una serie di cambiamenti nell’immaginario collettivo rispetto alla sessualità e alla riproduzione. Non intendo in questo intervento soffermarmi sulle tecnologie riproduttive relative alla PMA, ma ritengo che queste non vadano disgiunte da quel processo di progressiva medicalizzazione che ha investito il percorso nascita, dal concepimento alla gravidanza, al parto. In questo processo le nuove frontiere della medicina si sono incontrate (o sono sembrate incontrarsi) con le richieste delle donne, in un modo non sempre lineare ma anche ambiguo e contraddittorio. L’estensione del processo di medicalizzazione all’intero percorso nascita ha prodotto effetti quali la perdita di valore di quelle che erano le competenze femminili inerenti alla gravidanza e al parto e l’espropriazione delle donne dal sentire il proprio corpo per il prevalere dei linguaggi e dei saperi biomedici. Tuttavia, sulla base di alcune posizioni teoriche e di indagini empiriche, intendo porre in evidenza come i comportamenti e le scelte si rivelino complessi: infatti, non è più sostenibile la tesi che le donne accettino passivamente e in una condizione di totale subordinazione la visione medicalizzata imposta da una scienza medica maschilista (Lock, Kaufert 1998; Lock 2001; Lock 2003) . Per verificare questa ipotesi, ho fatto riferimento a due indagini condotte presso strutture per l’accompagnamento alla nascita. Le interviste, a cui mi riferisco, sono state condotte in area campana e appartengono a due gruppi di donne, che frequentavano dei corsi di preparazione al parto, l’uno in una struttura pubblica, l’altro in una struttura privata. Esperienze di preparazione collettiva, come corsi di preparazione psicofisica al parto, ginnastica pre-parto, rendono possibile la condivisione dell’ansia con altre donne, rassicurano sulla propria gravidanza, permettono di comunicare dubbi e incertezze, svolgono quindi una funzione importante rispetto proprio all’acquisizione di una maggior consapevolezza. Ho inoltre individuato un altro tipo di fonte, derivante dalla partecipazione a comunità virtuali e dalla lettura dei dibattiti all’interno di forum che si trovano sul web. Infatti, i forum e i social network permettono il ri-crearsi sul piano virtuale di una comunità femminile, che è venuta meno o si è indebolita a livello sociale. Le donne si scambiano non solo informazioni ma anche emozioni, cercano e forniscono un sostegno. Dall’analisi di questi tipi di testimonianze emerge che le donne decidono in base alle informazioni in loro possesso e alle condizioni dell’ambiente circostante, dimostrando la capacità di riflettere criticamente e la volontà di rielaborare le proprie esperienze. Ne consegue che nelle future mamme le possibilità di scelta devono confrontarsi con le pressioni esercitate su di loro, gli ambiti del desiderio devono misurarsi con le effettive possibilità di decisione. Dalle interviste e dai dibattiti sui social network si può ipotizzare pertanto che le donne hanno accettato il controllo della biomedicina sul loro corpo facendo ricorso ad atteggiamenti pragmatici piuttosto che ideologici, che sono in rapporto con i condizionamenti e le pressioni a cui sono sottoposte e con gli strumenti culturali di cui dispongono. Riferimenti bibliografici LOCK M. - KAUFERT P. A. (1998), Introduction to Pragmatic Women and Body Politics, Cambridge University Press, Cambridge, pp. 1-27 LOCK M. (2001) The Tempering of Medical Anthropology: Troubling Natural Categories, in Medical Anthropology Quarterly, vol. 15, n. 4, pp.478-492 LOCK M. (2003), Medicalization and the Naturalization of Social Control, in C. Ember - M. Ember, edit., Encyclopedia of Medical Anthropology, Springer, New York, pp. 116-125 MARTIN E.(1987), The woman in the Body. A Cultural Analysis of Reproduction, Beacon Press, Boston PIZZINI F. (1999), Corpo medico e corpo femminile. Parto, riproduzione artificiale, menopausa, (in collab. con Lia Lombardi), Franco Angeli, Milano RANISIO G. (2010), Tecnologie della nascita e nuovi immaginari, in L. Lombardi Satriani, a cura di, Relativamente. Nuovi territori scientifici e prospettive antropologiche, Armando, Roma RAPP R. (2001), Gender, Body, Biomedicine: How Some Feminist Concerns Dragged Reproduction to the Center of Social Theory, Medical Anthropology Quarterly, 15(4):466–477. RAPP R. (1999), Testing Women, Testing the Fetus: The Social Impact of Amniocentesis in America, Routledge, London & New York SCHEPER HUGHES N.,(2000) , Il sapere incorporato: pensare con il corpo attraverso un’antropologia medica critica, in Robert Borofski , a cura di, L’antropologia culturale oggi, , Meltemi, Roma, pp.281-292 (ediz. orig.1994) SCHEPER-HUGHES N., LOCK M. (1987), The Mindful Body: A Prolegomenon to Future Work in Medical Anthropology, in Medical Anthropology Quarterly, vol.1, n. 1,pp.6-41
2014
Genere, salute e medicalizzazione del parto / Ranisio, GIANFRANCA ANGELA RITA. - (2014), pp. 172-185.
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