Le grandi eruzioni pliniane (VEI 6) sono spesso caratterizzate da un'imponente colonna eruttiva sostenuta (h>25km) e dalla successiva messa in posto di correnti piroclastiche, espanse e turbolente. La distruzione procurata da questi eventi si rinnova costantemente, e ha sconvolto profondamente vaste regioni in epoca preistorica e storica: Toba, 70 mila anni fa; Santorini, 3500 anni fa; Vesuvio, 79 dC; Tambora 1815. Eppure, non esistono dei semplici modelli capaci di definire le aree di massimo impatto delle correnti piroclastiche, cioè le regioni dove le correnti hanno un comportamento erosivo; né dei metodi per il calcolo del volume dei depositi ignimbritici che permettano di definire la magnitudo dell'eruzione, a meno di non usare approssimative stime geometriche . Le principali difficoltà derivano dalla scarsa attenzione riservata agli effetti erosivi delle correnti rispetto ai meccanismi deposizionali e dalla irregolare distribuzione dei depositi ignimbritici, che sono fortemente controllati dalla paleomorfologia. Lo studio dei prodotti delle due più grandi eruzioni pliniane dell'area Campana: l'Ignimbrite Campana ed il Tufo Giallo Napoletano, ha permesso di sviluppare dei nuovi metodi e modelli per determinare quali sono i parametri che influenzano il comportamento erosivo delle correnti piroclastiche e per definire la magnitudo di un'eruzione. E' stato elaborato un nuovo metodo che consente, conoscendo il volume della cenere coignimbritica e la quantità di cenere risalita nell'atmosfera, di calcolare il volume dell'ignimbrite. Questo metodo è stato applicato all'Ignimbrite Campana, il cui volume stimato in letteratura varia di un ordine di grandezza, ed è compreso tra 30 e 500 km3. Inoltre, la ricostruzione della profondità e dell'andamento dell'erosione, alla base dei depositi di corrente piroclastica dell'Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano, ha permesso di definire quali sono i parametri che influenzano l???erosione e di proporre un modello generale di dinamica erosiva, fortemente dipendente dall'interazione con il substrato.
Le grandi eruzioni Pliniane. Nuovi metodi e modelli in vulcanologia e loro applicazione all'Ignimbrite Campana ed al Tufo Giallo Napoletano / Scarpati, Claudio. - (2014). (Intervento presentato al convegno I seminari del DiSTAR tenutosi a DiSTAR, Largo San Marcellino 10, Napoli nel 5/06/2014).
Le grandi eruzioni Pliniane. Nuovi metodi e modelli in vulcanologia e loro applicazione all'Ignimbrite Campana ed al Tufo Giallo Napoletano.
SCARPATI, CLAUDIO
2014
Abstract
Le grandi eruzioni pliniane (VEI 6) sono spesso caratterizzate da un'imponente colonna eruttiva sostenuta (h>25km) e dalla successiva messa in posto di correnti piroclastiche, espanse e turbolente. La distruzione procurata da questi eventi si rinnova costantemente, e ha sconvolto profondamente vaste regioni in epoca preistorica e storica: Toba, 70 mila anni fa; Santorini, 3500 anni fa; Vesuvio, 79 dC; Tambora 1815. Eppure, non esistono dei semplici modelli capaci di definire le aree di massimo impatto delle correnti piroclastiche, cioè le regioni dove le correnti hanno un comportamento erosivo; né dei metodi per il calcolo del volume dei depositi ignimbritici che permettano di definire la magnitudo dell'eruzione, a meno di non usare approssimative stime geometriche . Le principali difficoltà derivano dalla scarsa attenzione riservata agli effetti erosivi delle correnti rispetto ai meccanismi deposizionali e dalla irregolare distribuzione dei depositi ignimbritici, che sono fortemente controllati dalla paleomorfologia. Lo studio dei prodotti delle due più grandi eruzioni pliniane dell'area Campana: l'Ignimbrite Campana ed il Tufo Giallo Napoletano, ha permesso di sviluppare dei nuovi metodi e modelli per determinare quali sono i parametri che influenzano il comportamento erosivo delle correnti piroclastiche e per definire la magnitudo di un'eruzione. E' stato elaborato un nuovo metodo che consente, conoscendo il volume della cenere coignimbritica e la quantità di cenere risalita nell'atmosfera, di calcolare il volume dell'ignimbrite. Questo metodo è stato applicato all'Ignimbrite Campana, il cui volume stimato in letteratura varia di un ordine di grandezza, ed è compreso tra 30 e 500 km3. Inoltre, la ricostruzione della profondità e dell'andamento dell'erosione, alla base dei depositi di corrente piroclastica dell'Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano, ha permesso di definire quali sono i parametri che influenzano l???erosione e di proporre un modello generale di dinamica erosiva, fortemente dipendente dall'interazione con il substrato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.