Vedere / Vedere oltre / Vedere dentro le cose La storia di Fiume di Pietra: come nasce un’esperienza di aggregazione all’ombra del Vesuvio Osservare ciò che è accaduto a Napoli tra le pendici del Vesuvio e la città metropolitana, tra la fine del ’900 e l’inizio del nuovo secolo, in un momento in cui sembrava ormai possibile raccogliere i frutti dell’impegno politico e sociale vissuto coralmente e non limitato a eventi e manifestazioni di pratiche divenute abituali ed epidermiche, significa portare l’attenzione su fatti e persone che hanno in maniera emblematica rappresentato la vitalità, la creatività, la capacità di riflettere su come realizzare la comunità ed essere protagonisti del cambiamento. Vi ricordate i containers? Il terremoto dell’80 non scuote solo le mura ma l’intera struttura umana della Campania. A tredici anni dall’evento sismico, i containers erano ancora a bruciare sotto il sole ai piedi del Vesuvio, il grande gigante addormentato. Luigi Castellano/Luca chiamava a raccolta artisti, poeti, scrittori, per ricucire il vuoto e la lacerazione del tessuto civile e per combattere la crisi voluta nei territori del cratere «attraverso stagionalità politiche precostituite in termini di “vacanza” civile, morale e politica». Da tale tensione morale, nasce la Federazione Territoriale Città del Monte con l’intento «di cambiare e incidere costruttivamente sui problemi di governo e gestione dell’area vesuviana. I “vesuviani”, da tempo condannati ed esclusi, non possono continuare a reinventare la loro sopravvivenza». Paola Acampa, fattasi interprete del pensiero di Luca e delle necessità vitali del territorio vesuviano, rende possibile, attraverso l’incessante incontro di forze culturali, l’esplicitazione di uno spirito collettivo e l’affermarsi delle idee del cambiamento. Negli stessi anni l’esperienza della Federazione Territoriale Città del Monte non è stata un’esperienza isolata, infatti, contemporaneamente con Schermo ’93 le attività del cineforum al Roma di Portici si ampliano con performance ed esposizioni di artisti contemporanei appartenenti per la maggior parte al territorio. L’intreccio tra associazionismo e istituzioni è poi sancito dall’apertura del cineforum alle scuole non solo di Portici ma di tutte le città del Miglio d’Oro. Città del Monte, cineforum, mostre, alimentano magicamente una nuova dimensione data dal vedere e guardare insieme i problemi del territorio e il fare cultura è inteso come agire collettivo e non atto individuale. Guardare insieme significa anche scambiare idee e trovare soluzioni partecipate per la crescita socio-culturale ed economica; insomma coscienza e azione collettiva costituiscono l’humus di nuove creazioni artistiche e il consolidarsi d’incontri in un luogo privilegiato: Fiume di Pietra che testimonia non solo uno spazio condiviso ma la capacità di condividere il proprio tempo e l’inconscio collettivo nello spazio stratificato della memoria del vulcano. Gli anni ’90 sono anche gli anni in cui è forte la volontà di riscatto del Miglio d’Oro per il superamento del degrado ambientale e sociale amplificatosi nel dopo-terremoto. È istituito l’Ente per le Ville Vesuviane e incominciano i restauri. Le attività promosse da Paola “I luoghi negati del Miglio d’Oro” sono tese a promuovere la partecipazione di cittadini e studenti in un processo di riappropriazione e di sensibilizzazione alla tutela del patrimonio storico e artistico, quando ancora non era possibile neanche visitare tali beni.

Vedere/Vedere oltre/Vedere dentro le cose / Buondonno, Emma; M. A., Tarquinio. - 1:(2014), pp. 169-198.

Vedere/Vedere oltre/Vedere dentro le cose.

BUONDONNO, EMMA;
2014

Abstract

Vedere / Vedere oltre / Vedere dentro le cose La storia di Fiume di Pietra: come nasce un’esperienza di aggregazione all’ombra del Vesuvio Osservare ciò che è accaduto a Napoli tra le pendici del Vesuvio e la città metropolitana, tra la fine del ’900 e l’inizio del nuovo secolo, in un momento in cui sembrava ormai possibile raccogliere i frutti dell’impegno politico e sociale vissuto coralmente e non limitato a eventi e manifestazioni di pratiche divenute abituali ed epidermiche, significa portare l’attenzione su fatti e persone che hanno in maniera emblematica rappresentato la vitalità, la creatività, la capacità di riflettere su come realizzare la comunità ed essere protagonisti del cambiamento. Vi ricordate i containers? Il terremoto dell’80 non scuote solo le mura ma l’intera struttura umana della Campania. A tredici anni dall’evento sismico, i containers erano ancora a bruciare sotto il sole ai piedi del Vesuvio, il grande gigante addormentato. Luigi Castellano/Luca chiamava a raccolta artisti, poeti, scrittori, per ricucire il vuoto e la lacerazione del tessuto civile e per combattere la crisi voluta nei territori del cratere «attraverso stagionalità politiche precostituite in termini di “vacanza” civile, morale e politica». Da tale tensione morale, nasce la Federazione Territoriale Città del Monte con l’intento «di cambiare e incidere costruttivamente sui problemi di governo e gestione dell’area vesuviana. I “vesuviani”, da tempo condannati ed esclusi, non possono continuare a reinventare la loro sopravvivenza». Paola Acampa, fattasi interprete del pensiero di Luca e delle necessità vitali del territorio vesuviano, rende possibile, attraverso l’incessante incontro di forze culturali, l’esplicitazione di uno spirito collettivo e l’affermarsi delle idee del cambiamento. Negli stessi anni l’esperienza della Federazione Territoriale Città del Monte non è stata un’esperienza isolata, infatti, contemporaneamente con Schermo ’93 le attività del cineforum al Roma di Portici si ampliano con performance ed esposizioni di artisti contemporanei appartenenti per la maggior parte al territorio. L’intreccio tra associazionismo e istituzioni è poi sancito dall’apertura del cineforum alle scuole non solo di Portici ma di tutte le città del Miglio d’Oro. Città del Monte, cineforum, mostre, alimentano magicamente una nuova dimensione data dal vedere e guardare insieme i problemi del territorio e il fare cultura è inteso come agire collettivo e non atto individuale. Guardare insieme significa anche scambiare idee e trovare soluzioni partecipate per la crescita socio-culturale ed economica; insomma coscienza e azione collettiva costituiscono l’humus di nuove creazioni artistiche e il consolidarsi d’incontri in un luogo privilegiato: Fiume di Pietra che testimonia non solo uno spazio condiviso ma la capacità di condividere il proprio tempo e l’inconscio collettivo nello spazio stratificato della memoria del vulcano. Gli anni ’90 sono anche gli anni in cui è forte la volontà di riscatto del Miglio d’Oro per il superamento del degrado ambientale e sociale amplificatosi nel dopo-terremoto. È istituito l’Ente per le Ville Vesuviane e incominciano i restauri. Le attività promosse da Paola “I luoghi negati del Miglio d’Oro” sono tese a promuovere la partecipazione di cittadini e studenti in un processo di riappropriazione e di sensibilizzazione alla tutela del patrimonio storico e artistico, quando ancora non era possibile neanche visitare tali beni.
2014
9788889972465
Vedere/Vedere oltre/Vedere dentro le cose / Buondonno, Emma; M. A., Tarquinio. - 1:(2014), pp. 169-198.
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