Tra lo scorcio finale dell'ultimo decennio dell'Ottocento ed i primissimi anni del Novecento, quando la filosofia accademica tedesca, di orientamento prevalentemente neokantiano, comprendeva se stessa ormai quasi solo più in termini di metodologia delle scienze positive, ivi comprese quelle filologiche, il noto e molto apprezzato progetto di Heinrich Rickert di nuova Wissenschaftslehre - ossia di specificazione logica del sapere e segnatamente delle scienze storiche in quanto fondate sul principio della cultura, inteso come il dominio del senso, e la loro liberazione dalla omologazione e generalizzazione positivistica e dunque dai limiti della unilaterale concettualizzazione scientifico-naturale - si basava su di un radicale formalismo logico-gnoseologico che svuotava di qualsiasi contenuto ontico-sostanziale, sia spiritualistico-psicologico che fisico-materialistico, gli elementi analizzati. Essi (principalmente l'oggetto della conoscenza e la soggettività trascendentale che lo intenziona, nonché l'orizzonte della loro interconnessione) venivano reinterpretati come elementi logico-strutturali assolutamente formali e non più psicofisico-reali e venivano pertanto stilizzati nelle loro pure forme logiche non implicanti immediatamente il loro riempimento effettuale, che quando avviene non intacca e non compromette minimamente la consustanziale vuotezza ed irriempibilità di quelle strutture formali che possono così specificarsi trasversalmente e molteplicemente in maniera ogni volta differente ed anche antitetica, come mostra il fatto trascendentale fondamentale che, secondo Rickert, la scientificità si predica tanto per le Naturwissenschaften quanto per le Kulturwissenschaften, e che anzi le prime, le scienze naturali, che tenderebbero a negare qualsiasi specificazione esterna al proprio modello di scientificità assolutizzandolo, sono invece esse stesse possibili solo sulla base di una struttura veritativa formale molto più complessa ed universale che prevede ulteriori e multiformi determinazioni di se stessa. Tale è appunto il dominio della Kultur, in quanto distinto e contrapposto a qualsiasi naturalizzazione e reificazione sostanzialistica, a cui rinviano specificamente proprio le scienze storiche le quali così giustificano la loro peculiarità logico-strutturale e la loro irriducibilità. Nonché la loro primazia, in quanto hanno in loro stesse a che fare elettivamente con il motivo generatore universale trasversale di quella polimorfìa logica che ricomprende in sé e rende possibile anche la logica propria delle stesse scienze naturali, ossia con l'orizzonte scientifico-aletheiologico - cui ogni oggetto viene riferito e posto in specifica relazione - del valore in sé e per sé che non-è, che cioè non si riduce e cristallizza in una realtà determinata, reificata in una forma d'essere scientificamente e onticamente determinata (e limitata), ma che solo più vale, ed è perciò propriamente irreale, in quanto esso è costituito da pura possibilità di senso, cioè di totalità, che costituisce un orizzonte di senso possibile ed è perciò una struttura formale in sé vuota ma proteiforme in quanto capace di riempirsi infinitamente e molteplicemente assumendo tutte le forme possibili. La messa a punto (segnatamente nelle varie edizioni di opere quali Der Gegenstand der Erkenntniss. Ein Beitrag zum Problem der philosophischen Transcendenz, 1892; Die Grenzen der naturwissenschaftlichen Begriffsbildung. Eine logische Einleitung in die historischen Wissenschaften, 1896-1902; e Kulturwissenschaft und Naturwissenschaft, 1899) di tale dispositivo teorico-sistematico fondato sulla Kultur e sul connesso concetto fondante di relazione al valore, permetteva a Rickert di riprendere un discorso logico-metafisico intorno alla totalità (del sapere, e della vita quale suo multiforme contenuto) in quanto tematica propria del pensiero filosofico, senza più però il pericolo di restare impaniato nelle secche dell'estremismo panpositivistico o di ricadere in una vecchia metafisica idealistico-spiritualistica, e ciò benché la potente eco della matrice sistematica hegeliana (la connessione di natura e storia quali incorporazioni dell'autoarticolazione dell'idea logico-metafisica in quanto totalità infinitariamente conchiusa) sia ben riconoscibile nella reimpostazione logico-metodologica e filosofico-assiologica rickertiana.

Antimetafisica del valore. Per un congedo filosofico dal pensiero di Rickert / Giugliano, Antonello. - (2014). (Intervento presentato al convegno Metodologia, Teoria della Conoscenza, Filosofia dei Valori: Heinrich Rickert e il suo tempo tenutosi a Accademia Pontaniana di Napoli, via Mezzocannone 8 nel 15-16 maggio 2014).

Antimetafisica del valore. Per un congedo filosofico dal pensiero di Rickert

GIUGLIANO, ANTONELLO
2014

Abstract

Tra lo scorcio finale dell'ultimo decennio dell'Ottocento ed i primissimi anni del Novecento, quando la filosofia accademica tedesca, di orientamento prevalentemente neokantiano, comprendeva se stessa ormai quasi solo più in termini di metodologia delle scienze positive, ivi comprese quelle filologiche, il noto e molto apprezzato progetto di Heinrich Rickert di nuova Wissenschaftslehre - ossia di specificazione logica del sapere e segnatamente delle scienze storiche in quanto fondate sul principio della cultura, inteso come il dominio del senso, e la loro liberazione dalla omologazione e generalizzazione positivistica e dunque dai limiti della unilaterale concettualizzazione scientifico-naturale - si basava su di un radicale formalismo logico-gnoseologico che svuotava di qualsiasi contenuto ontico-sostanziale, sia spiritualistico-psicologico che fisico-materialistico, gli elementi analizzati. Essi (principalmente l'oggetto della conoscenza e la soggettività trascendentale che lo intenziona, nonché l'orizzonte della loro interconnessione) venivano reinterpretati come elementi logico-strutturali assolutamente formali e non più psicofisico-reali e venivano pertanto stilizzati nelle loro pure forme logiche non implicanti immediatamente il loro riempimento effettuale, che quando avviene non intacca e non compromette minimamente la consustanziale vuotezza ed irriempibilità di quelle strutture formali che possono così specificarsi trasversalmente e molteplicemente in maniera ogni volta differente ed anche antitetica, come mostra il fatto trascendentale fondamentale che, secondo Rickert, la scientificità si predica tanto per le Naturwissenschaften quanto per le Kulturwissenschaften, e che anzi le prime, le scienze naturali, che tenderebbero a negare qualsiasi specificazione esterna al proprio modello di scientificità assolutizzandolo, sono invece esse stesse possibili solo sulla base di una struttura veritativa formale molto più complessa ed universale che prevede ulteriori e multiformi determinazioni di se stessa. Tale è appunto il dominio della Kultur, in quanto distinto e contrapposto a qualsiasi naturalizzazione e reificazione sostanzialistica, a cui rinviano specificamente proprio le scienze storiche le quali così giustificano la loro peculiarità logico-strutturale e la loro irriducibilità. Nonché la loro primazia, in quanto hanno in loro stesse a che fare elettivamente con il motivo generatore universale trasversale di quella polimorfìa logica che ricomprende in sé e rende possibile anche la logica propria delle stesse scienze naturali, ossia con l'orizzonte scientifico-aletheiologico - cui ogni oggetto viene riferito e posto in specifica relazione - del valore in sé e per sé che non-è, che cioè non si riduce e cristallizza in una realtà determinata, reificata in una forma d'essere scientificamente e onticamente determinata (e limitata), ma che solo più vale, ed è perciò propriamente irreale, in quanto esso è costituito da pura possibilità di senso, cioè di totalità, che costituisce un orizzonte di senso possibile ed è perciò una struttura formale in sé vuota ma proteiforme in quanto capace di riempirsi infinitamente e molteplicemente assumendo tutte le forme possibili. La messa a punto (segnatamente nelle varie edizioni di opere quali Der Gegenstand der Erkenntniss. Ein Beitrag zum Problem der philosophischen Transcendenz, 1892; Die Grenzen der naturwissenschaftlichen Begriffsbildung. Eine logische Einleitung in die historischen Wissenschaften, 1896-1902; e Kulturwissenschaft und Naturwissenschaft, 1899) di tale dispositivo teorico-sistematico fondato sulla Kultur e sul connesso concetto fondante di relazione al valore, permetteva a Rickert di riprendere un discorso logico-metafisico intorno alla totalità (del sapere, e della vita quale suo multiforme contenuto) in quanto tematica propria del pensiero filosofico, senza più però il pericolo di restare impaniato nelle secche dell'estremismo panpositivistico o di ricadere in una vecchia metafisica idealistico-spiritualistica, e ciò benché la potente eco della matrice sistematica hegeliana (la connessione di natura e storia quali incorporazioni dell'autoarticolazione dell'idea logico-metafisica in quanto totalità infinitariamente conchiusa) sia ben riconoscibile nella reimpostazione logico-metodologica e filosofico-assiologica rickertiana.
2014
Antimetafisica del valore. Per un congedo filosofico dal pensiero di Rickert / Giugliano, Antonello. - (2014). (Intervento presentato al convegno Metodologia, Teoria della Conoscenza, Filosofia dei Valori: Heinrich Rickert e il suo tempo tenutosi a Accademia Pontaniana di Napoli, via Mezzocannone 8 nel 15-16 maggio 2014).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/580014
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