All’interno di un’epistemologia eco-sistemica il comportamento umano è determinato da fattori biologici, psicologici, sociali e culturali in cui nulla può essere definito dannoso o benefico in sé, ma diventa tale solo all’interno di una relazione e di un contesto. Da un lato vi è la dimensione ontogenetica, dall’altro quella filogenetica e ancora, da una parte c’è l’uomo nel suo divenire come soggetto – il cui potenziale conoscitivo si sviluppa sul piano sensoriale, emozionale, cognitivo – dall’altra vi è il contesto in cui si declina il processo di crescita degli individui e la dimensione sociale della formazione. Pertanto, il focus dell’intervento, attingendo dalla rilettura del testo di G.M. Bertin, Progresso sociale o trasformazione esistenziale. Alternativa pedagogica (Napoli, 1982), è centrato sulla categoria della relazionalità come cifra della cura e della formazione; essa si esprime in ogni direzione, nel fatto che l’individuo non è mai considerato in solitudine ma parte integrante di una rete (gli altri, la famiglia, le relazioni dell’hic et nunc, ecc…). Senza dire, che non è solo la rete relazionale quella che conta ma anche la relazionalità tra idee, comportamenti ed emozioni, tra tempi storici diversi, tra narrazioni complementari, tra memoria semantica e memoria episodica, tra storia vissuta e storia raccontata. Il tal senso l’individuo va considerato olisticamente nel suo ambiente che incide fortemente sul soggetto fino a schiacciarlo, ad apportargli disagi e sintomi, al punto che buona parte dei nostri interventi è un lavoro proprio sul contesto giacché gli individui si trasformano se cambia il loro dominio di interazioni (G. M. Bertin, Educazione alla socialità, 1962; Educazione al cambiamento, 1976).
La formazione alla cura come sistema ecologico di relazioni: contesto, storia e persona / Marone, Francesca. - (2014), pp. 353-374.
La formazione alla cura come sistema ecologico di relazioni: contesto, storia e persona
MARONE, FRANCESCA
2014
Abstract
All’interno di un’epistemologia eco-sistemica il comportamento umano è determinato da fattori biologici, psicologici, sociali e culturali in cui nulla può essere definito dannoso o benefico in sé, ma diventa tale solo all’interno di una relazione e di un contesto. Da un lato vi è la dimensione ontogenetica, dall’altro quella filogenetica e ancora, da una parte c’è l’uomo nel suo divenire come soggetto – il cui potenziale conoscitivo si sviluppa sul piano sensoriale, emozionale, cognitivo – dall’altra vi è il contesto in cui si declina il processo di crescita degli individui e la dimensione sociale della formazione. Pertanto, il focus dell’intervento, attingendo dalla rilettura del testo di G.M. Bertin, Progresso sociale o trasformazione esistenziale. Alternativa pedagogica (Napoli, 1982), è centrato sulla categoria della relazionalità come cifra della cura e della formazione; essa si esprime in ogni direzione, nel fatto che l’individuo non è mai considerato in solitudine ma parte integrante di una rete (gli altri, la famiglia, le relazioni dell’hic et nunc, ecc…). Senza dire, che non è solo la rete relazionale quella che conta ma anche la relazionalità tra idee, comportamenti ed emozioni, tra tempi storici diversi, tra narrazioni complementari, tra memoria semantica e memoria episodica, tra storia vissuta e storia raccontata. Il tal senso l’individuo va considerato olisticamente nel suo ambiente che incide fortemente sul soggetto fino a schiacciarlo, ad apportargli disagi e sintomi, al punto che buona parte dei nostri interventi è un lavoro proprio sul contesto giacché gli individui si trasformano se cambia il loro dominio di interazioni (G. M. Bertin, Educazione alla socialità, 1962; Educazione al cambiamento, 1976).File | Dimensione | Formato | |
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