Nei corpi idrici viene rilevata, in misura sempre più consistente e frequente, la presenza di composti xenobiotici, che vi pervengono attraverso sia scarichi non depurati che tramite gli effluenti degli impianti di depurazione. In considerazione della gravità dei danni che possono derivarne, con il deterioramento delle caratteristiche qualitative di tutte le matrici, è sempre più sentita l’esigenza di limitare tali apporti inquinanti, provvedendo all’intercettazione di tutti gli scarichi, ma anche alla definizione di cicli di trattamento più adeguati, caratterizzati da tecniche di trattamento mirate. La suddetta esigenza è ben recepita a livello normativo, come è testimoniato dall’emanazione sia di Direttive Comunitarie (Direttiva 2000/60/EC) che di norme nazionali (D.Lgs. 152/06), che, per molti composti, impongono il contenimento o, addirittura, il divieto degli apporti sopra considerati. Il livello di conoscenza dei fenomeni influenzati dalle situazioni sopra descritte risulta spesso scarso. Poche sono le informazioni sulla presenza e consistenza nelle acque reflue di questi composti; altrettanto poco noti sono gli effetti determinati dal loro accumulo nei corpi idrici ricettori, ove possono essere raggiunte concentrazioni incompatibili con la preservazione dello stato di qualità naturale dell’intero ecosistema; ridotte sono anche le conoscenze sull’efficacia dei processi depurativi nonché sui possibili danni, o ripercussioni, che i composti xenobiotici possono arrecare alle popolazioni microbiche che presiedono alla degradazione dei substrati più diffusi (composti organici ed azotati) nelle fasi biologiche degli impianti. È evidente quindi che, per la risoluzione dei problemi appena evidenziati, e, più in generale, di tutti quelli connessi alla presenza dei composti xenobiotici nelle acque, ulteriori ricerche devono essere condotte, al fine di approfondire numerosi aspetti ancora incogniti. È in questo contesto che si è inserito un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) proposto da docenti e ricercatori delle Università degli Studi di Catania, Napoli Federico II, Firenze e dell’Insubria, nonché del Politecnico di Milano, incentrato sull’individuazione, verifica e validazione di nuovi strumenti per l'analisi, il controllo ed il trattamento di composti xenobiotici nelle acque reflue civili ed industriali. Tra le tecniche di trattamento e controllo di composti xenobiotici, particolare interesse destano quelle biologiche; la loro applicazione va, tuttavia verificata, valutando aspetti quali: le caratteristiche di biodegradabilità dei composti stessi; le efficienze di rimozione conseguibili con i sistemi convenzionali; i vantaggi che con tali sistemi possono ottenersi condizionando lo sviluppo microbiologico a mezzo dell’additivazione di colture microbiche pure; i vantaggi associati all’utilizzo di sistemi innovativi di trattamento. La complessità e la varietà delle problematiche da affrontare, hanno richiesto un approccio multi-disciplinare, con la partecipazione congiunta di esperti nel campo del trattamento delle acque, della pianificazione infrastrutturale del territorio e della microbiologia ambientale.

Salvaguardia dei corpi idrici dalla contaminazione da composti xenobiotici: nuovi strumenti per l’analisi, il controllo ed il trattamento delle acque reflue civili e industriali / F., Conti; E., Lanciotti; F., Malpei; G., Mancini; Pirozzi, Francesco; R., Vismara. - (2013), pp. 165-201.

Salvaguardia dei corpi idrici dalla contaminazione da composti xenobiotici: nuovi strumenti per l’analisi, il controllo ed il trattamento delle acque reflue civili e industriali

PIROZZI, FRANCESCO;
2013

Abstract

Nei corpi idrici viene rilevata, in misura sempre più consistente e frequente, la presenza di composti xenobiotici, che vi pervengono attraverso sia scarichi non depurati che tramite gli effluenti degli impianti di depurazione. In considerazione della gravità dei danni che possono derivarne, con il deterioramento delle caratteristiche qualitative di tutte le matrici, è sempre più sentita l’esigenza di limitare tali apporti inquinanti, provvedendo all’intercettazione di tutti gli scarichi, ma anche alla definizione di cicli di trattamento più adeguati, caratterizzati da tecniche di trattamento mirate. La suddetta esigenza è ben recepita a livello normativo, come è testimoniato dall’emanazione sia di Direttive Comunitarie (Direttiva 2000/60/EC) che di norme nazionali (D.Lgs. 152/06), che, per molti composti, impongono il contenimento o, addirittura, il divieto degli apporti sopra considerati. Il livello di conoscenza dei fenomeni influenzati dalle situazioni sopra descritte risulta spesso scarso. Poche sono le informazioni sulla presenza e consistenza nelle acque reflue di questi composti; altrettanto poco noti sono gli effetti determinati dal loro accumulo nei corpi idrici ricettori, ove possono essere raggiunte concentrazioni incompatibili con la preservazione dello stato di qualità naturale dell’intero ecosistema; ridotte sono anche le conoscenze sull’efficacia dei processi depurativi nonché sui possibili danni, o ripercussioni, che i composti xenobiotici possono arrecare alle popolazioni microbiche che presiedono alla degradazione dei substrati più diffusi (composti organici ed azotati) nelle fasi biologiche degli impianti. È evidente quindi che, per la risoluzione dei problemi appena evidenziati, e, più in generale, di tutti quelli connessi alla presenza dei composti xenobiotici nelle acque, ulteriori ricerche devono essere condotte, al fine di approfondire numerosi aspetti ancora incogniti. È in questo contesto che si è inserito un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) proposto da docenti e ricercatori delle Università degli Studi di Catania, Napoli Federico II, Firenze e dell’Insubria, nonché del Politecnico di Milano, incentrato sull’individuazione, verifica e validazione di nuovi strumenti per l'analisi, il controllo ed il trattamento di composti xenobiotici nelle acque reflue civili ed industriali. Tra le tecniche di trattamento e controllo di composti xenobiotici, particolare interesse destano quelle biologiche; la loro applicazione va, tuttavia verificata, valutando aspetti quali: le caratteristiche di biodegradabilità dei composti stessi; le efficienze di rimozione conseguibili con i sistemi convenzionali; i vantaggi che con tali sistemi possono ottenersi condizionando lo sviluppo microbiologico a mezzo dell’additivazione di colture microbiche pure; i vantaggi associati all’utilizzo di sistemi innovativi di trattamento. La complessità e la varietà delle problematiche da affrontare, hanno richiesto un approccio multi-disciplinare, con la partecipazione congiunta di esperti nel campo del trattamento delle acque, della pianificazione infrastrutturale del territorio e della microbiologia ambientale.
2013
Salvaguardia dei corpi idrici dalla contaminazione da composti xenobiotici: nuovi strumenti per l’analisi, il controllo ed il trattamento delle acque reflue civili e industriali / F., Conti; E., Lanciotti; F., Malpei; G., Mancini; Pirozzi, Francesco; R., Vismara. - (2013), pp. 165-201.
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