L’antropologia si è rivolta allo studio di questa tematica più tardivamente rispetto alle altre scienze sociali, tuttavia negli ultimi anni questo settore di studi si è andato progressivamente arricchendo, sia come nuovo campo di ricerca sull’alterità, sia in conseguenza dello sviluppo dell’antropologia medica. Affrontare la salute come stato di benessere e di equilibrio psicofisico, soffermarsi sulla malattia e sulle cure, significa anche doversi occupare della disabilità, sia come categoria costruita socialmente e culturalmente, in rapporto con il modo in cui le società stabiliscono l’accesso alle risorse e le pratiche di inclusione o di marginalizzazione, che come condizione esistenziale che riguarda individui concreti che vivono in uno spazio fisico e in un contesto relazionale, con tutti i problemi che ne conseguono, tra i quali anche gli ostacoli sia fisici che culturali che si frappongono alla fruibilità di quello spazio e di quel contesto nella vita quotidiana. Infatti, la disabilità esiste in rapporto all’abilità, ma questa, in società diverse da quelle occidentali, può non corrispondere necessariamente al modo occidentale di concepirla. L’interesse per questo tema si è diffuso nell’antropologia americana a metà degli anni Ottanta, quando si è costituito il gruppo Disability Research Group of the Society for Medical Anthropology, che ha prodotto studi e ricerche. Attualmente gli antropologi stanno conducendo ricerche transculturali su disabilità, menomazioni e riabilitazione in molte società, partendo dal presupposto che gli individui sono disabili se sono considerati con menomazioni e trattati come disabili. Vi sono poi ricerche sulla disabilità riferita a specifiche menomazioni e vi è anche un’autoriflessione di antropologi che hanno acquisito una disabilità nel corso della loro vita. In questo intervento intendo soffermarmi su alcuni aspetti che possono costituire specifici ambiti di ricerca: 1) la costruzione della disabilità in situazioni di migrazione, 2) la disabilità temporanea, in seguito a un incidente, 3) la disabilità collegata al processo di invecchiamento. Nel primo caso, ponendo in evidenza l’influenza che ha la cultura nel far percepire una differenza come disabilità, mi riferirò in particolare alla condizione dei figli di immigrati e alle loro difficoltà nell’impatto con le nostre istituzioni scolastiche. Quando difficoltà linguistiche o di scrittura, si traducono in una diagnosi di disabilità, (es. la dislessia), questo può produrre processi di discriminazione, sono perciò importanti interventi di sostegno all’inclusività del ragazzo nel gruppo. Nel secondo caso farò riferimento alle conseguenze prodotte da un trauma o da un incidente collegandomi a esperienze personali e confrontandole con le autoriflessioni di altri antropologi. Un incidente che causa una menomazione fisica produce mutamenti nel rapporto con la realtà circostante e con la stessa visione del mondo. La percezione di un corpo spezzato o che non risponde ai comandi della volontà produce delle trasformazioni nelle categorie spazio-temporali, richiede l’attivazione di processi di adattamento tra i quali l’organizzazione di nuove mappe cognitive e la rifunzionalizzazione di quelle preesistenti. Nel terzo caso considererò invece la disabilità collegata al processo di invecchiamento. Guardando ai dati attuali sulla disabilità si rileva che non ci sono precedenti rispetto al numero e alla varietà di persone che con gravi menomazioni sopravvivono a lungo nella vecchiaia. Attraverso questi esempi intendo sottolineare come l’universo della disabilità si dimostri vario e ampiamente articolato, includendo tipologie nuove, socialmente costruite, che presuppongono la necessità di interventi allo stesso tempo mirati per le specifiche menomazioni e ad ampio spettro, per includere e non emarginare a livello socioculturale coloro che sono inquadrati nelle categorie di disabili.

Disabili per chi? Un approccio antropologico alla disabilità / Ranisio, GIANFRANCA ANGELA RITA. - (In corso di stampa). (Intervento presentato al convegno Disabili per chi? Un approccio antropologico alla disabilità. tenutosi a Università degli studi di Napoli Federico II nel 5-6 giugno 2013).

Disabili per chi? Un approccio antropologico alla disabilità.

RANISIO, GIANFRANCA ANGELA RITA
In corso di stampa

Abstract

L’antropologia si è rivolta allo studio di questa tematica più tardivamente rispetto alle altre scienze sociali, tuttavia negli ultimi anni questo settore di studi si è andato progressivamente arricchendo, sia come nuovo campo di ricerca sull’alterità, sia in conseguenza dello sviluppo dell’antropologia medica. Affrontare la salute come stato di benessere e di equilibrio psicofisico, soffermarsi sulla malattia e sulle cure, significa anche doversi occupare della disabilità, sia come categoria costruita socialmente e culturalmente, in rapporto con il modo in cui le società stabiliscono l’accesso alle risorse e le pratiche di inclusione o di marginalizzazione, che come condizione esistenziale che riguarda individui concreti che vivono in uno spazio fisico e in un contesto relazionale, con tutti i problemi che ne conseguono, tra i quali anche gli ostacoli sia fisici che culturali che si frappongono alla fruibilità di quello spazio e di quel contesto nella vita quotidiana. Infatti, la disabilità esiste in rapporto all’abilità, ma questa, in società diverse da quelle occidentali, può non corrispondere necessariamente al modo occidentale di concepirla. L’interesse per questo tema si è diffuso nell’antropologia americana a metà degli anni Ottanta, quando si è costituito il gruppo Disability Research Group of the Society for Medical Anthropology, che ha prodotto studi e ricerche. Attualmente gli antropologi stanno conducendo ricerche transculturali su disabilità, menomazioni e riabilitazione in molte società, partendo dal presupposto che gli individui sono disabili se sono considerati con menomazioni e trattati come disabili. Vi sono poi ricerche sulla disabilità riferita a specifiche menomazioni e vi è anche un’autoriflessione di antropologi che hanno acquisito una disabilità nel corso della loro vita. In questo intervento intendo soffermarmi su alcuni aspetti che possono costituire specifici ambiti di ricerca: 1) la costruzione della disabilità in situazioni di migrazione, 2) la disabilità temporanea, in seguito a un incidente, 3) la disabilità collegata al processo di invecchiamento. Nel primo caso, ponendo in evidenza l’influenza che ha la cultura nel far percepire una differenza come disabilità, mi riferirò in particolare alla condizione dei figli di immigrati e alle loro difficoltà nell’impatto con le nostre istituzioni scolastiche. Quando difficoltà linguistiche o di scrittura, si traducono in una diagnosi di disabilità, (es. la dislessia), questo può produrre processi di discriminazione, sono perciò importanti interventi di sostegno all’inclusività del ragazzo nel gruppo. Nel secondo caso farò riferimento alle conseguenze prodotte da un trauma o da un incidente collegandomi a esperienze personali e confrontandole con le autoriflessioni di altri antropologi. Un incidente che causa una menomazione fisica produce mutamenti nel rapporto con la realtà circostante e con la stessa visione del mondo. La percezione di un corpo spezzato o che non risponde ai comandi della volontà produce delle trasformazioni nelle categorie spazio-temporali, richiede l’attivazione di processi di adattamento tra i quali l’organizzazione di nuove mappe cognitive e la rifunzionalizzazione di quelle preesistenti. Nel terzo caso considererò invece la disabilità collegata al processo di invecchiamento. Guardando ai dati attuali sulla disabilità si rileva che non ci sono precedenti rispetto al numero e alla varietà di persone che con gravi menomazioni sopravvivono a lungo nella vecchiaia. Attraverso questi esempi intendo sottolineare come l’universo della disabilità si dimostri vario e ampiamente articolato, includendo tipologie nuove, socialmente costruite, che presuppongono la necessità di interventi allo stesso tempo mirati per le specifiche menomazioni e ad ampio spettro, per includere e non emarginare a livello socioculturale coloro che sono inquadrati nelle categorie di disabili.
In corso di stampa
Disabili per chi? Un approccio antropologico alla disabilità / Ranisio, GIANFRANCA ANGELA RITA. - (In corso di stampa). (Intervento presentato al convegno Disabili per chi? Un approccio antropologico alla disabilità. tenutosi a Università degli studi di Napoli Federico II nel 5-6 giugno 2013).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/567757
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