Nel 1933 un giovanissimo Ignazio Gardella 'eredita', dopo la morte del padre Arnaldo, l'incarico per il progetto del dispensario antitubercolare nella sua città natale, Alessandria. Si tratta di un incarico conferito dal regime fascista allo studio degli ingegneri Gardella e Martini per uno dei molti edifici destinati a questo tipo di funzione che si andavano costruendo in Italia. Certamente la qualità del dispensario di Alessandria è soprattutto nella coerenza tra riflessione sul tema e sua espressione. Gardella utilizza elementi della tradizione della casa rurale lombarda per realizzare un luogo che possa apparire familiare, rifiutando in questo una antiquata concezione della malattia che qui si diagnosticava e curava che imponeva vergogna e il nascondimento. La luce poi, cui era affidata in buona sostanza la cura della malattia tubercolare, diventa protagonista - filtrata, distillata, diaframmata - degli spazi di questo edificio attraverso il suo rapporto con i diversi elementi e materiali utilizzati. Si tratta di temi che torneranno spesso nell'opera di Ignazio Gardella. Certamente pensare al tema del rapporto con il contesto e con le diverse tradizioni regionali, richiama alla mente, quale progetto emblematico, la Casa alle Zattere anche se è piuttosto le versione osservabile nel plastico del progetto non realizzato, che appare 'affine' al dispensario nel reinterpretare, con attenzione alla sostanza delle cose più che alla apparenza, gli elementi di una tradizione locale. L'uso della luce come materiale per il progetto tornerà invece, non a caso in ambito mediteranno, tra gli altri nel progetto delle Terme Regina Isabella a Ischia dove ampie vetrate o sottili fenditure nei muri e nei tetti rendono l'illuminazione solare protagonista della definizione dello spazio architettonico fino all'uso del portico neoclassico come diaframma che proietta lunghe ombre sul muro retrostante. Gardella, ha scritto Aldo Rossi «è un architetto che ricorda»: ma il verbo ricordare in architettura assume un significato particolare. Modernità e tradizione, ragione e poesia, tempo presente e passato trovano nelle opere de grandi maestri la possibilità di diventare espressione e rappresentazione dell'architettura fino a diventare, «forma giusta».

La "forma giusta" dell'architettura. Il dispensario antitubercolare di Ignazio Gardella / Visconti, Federica. - 21:(2013), pp. 146-153.

La "forma giusta" dell'architettura. Il dispensario antitubercolare di Ignazio Gardella

VISCONTI, FEDERICA
2013

Abstract

Nel 1933 un giovanissimo Ignazio Gardella 'eredita', dopo la morte del padre Arnaldo, l'incarico per il progetto del dispensario antitubercolare nella sua città natale, Alessandria. Si tratta di un incarico conferito dal regime fascista allo studio degli ingegneri Gardella e Martini per uno dei molti edifici destinati a questo tipo di funzione che si andavano costruendo in Italia. Certamente la qualità del dispensario di Alessandria è soprattutto nella coerenza tra riflessione sul tema e sua espressione. Gardella utilizza elementi della tradizione della casa rurale lombarda per realizzare un luogo che possa apparire familiare, rifiutando in questo una antiquata concezione della malattia che qui si diagnosticava e curava che imponeva vergogna e il nascondimento. La luce poi, cui era affidata in buona sostanza la cura della malattia tubercolare, diventa protagonista - filtrata, distillata, diaframmata - degli spazi di questo edificio attraverso il suo rapporto con i diversi elementi e materiali utilizzati. Si tratta di temi che torneranno spesso nell'opera di Ignazio Gardella. Certamente pensare al tema del rapporto con il contesto e con le diverse tradizioni regionali, richiama alla mente, quale progetto emblematico, la Casa alle Zattere anche se è piuttosto le versione osservabile nel plastico del progetto non realizzato, che appare 'affine' al dispensario nel reinterpretare, con attenzione alla sostanza delle cose più che alla apparenza, gli elementi di una tradizione locale. L'uso della luce come materiale per il progetto tornerà invece, non a caso in ambito mediteranno, tra gli altri nel progetto delle Terme Regina Isabella a Ischia dove ampie vetrate o sottili fenditure nei muri e nei tetti rendono l'illuminazione solare protagonista della definizione dello spazio architettonico fino all'uso del portico neoclassico come diaframma che proietta lunghe ombre sul muro retrostante. Gardella, ha scritto Aldo Rossi «è un architetto che ricorda»: ma il verbo ricordare in architettura assume un significato particolare. Modernità e tradizione, ragione e poesia, tempo presente e passato trovano nelle opere de grandi maestri la possibilità di diventare espressione e rappresentazione dell'architettura fino a diventare, «forma giusta».
2013
9788854865242
La "forma giusta" dell'architettura. Il dispensario antitubercolare di Ignazio Gardella / Visconti, Federica. - 21:(2013), pp. 146-153.
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