Il testo parte dalla analisi di due famose ???città analoghe???: quella di Aldo Rossi per la Biennale di Venezia del 1976 e quella di Arduino Cantafora per la Triennale di Milano del 1973. Evidenziandone le differenze (sia per quanto attiene la ???rappresentazione??? che per quanto riguarda la ???composizione???), le due città possono entrambe rappresentare il manifesto di un procedimento analitico-compositivo che, pur guardando alla storia dell???architettura come terreno delle scelte - anche in una qualche misura inevitabilmente soggettive - non produce straniamento nella decontestualizzazione ma ???città possibili??? perché fondato su basi razionali e sul principio che l???architettura deve mettere in scena la ragione degli edifici: questa sì, se non proprio oggettiva, quanto meno collettiva. La bella definizione data da Rossi della analogia come tecnica compositiva («Cose diverse che s???illuminano, o acquistano luce diversa se accostate [???]» tanto che «[???] l???analogia ad ogni confronto aumenta la nostra capacità di conoscenza») permette di introdurre un altro importante concetto quello del ???progetto come conoscenza???. Il progetto è sempre una azione che modifica la realtà nella quale interviene, in maniera a volte molto evidente altre volte meno, ma, per essere un progetto responsabile, deve esprimere, in quella modificazione, un giudizio su quella realtà nell???averla, appunto, conosciuta. È in tal senso che l???apparente atopia della città analoga - qui assenza di luogo (??-??????????) reale ma presenza di molti luoghi della memoria - come procedimento analitico-compositivo diventa una plausibile indicazione per il progetto della città contemporanea. La storia della nostra disciplina offre una moltitudine di esempi e alcuni appartengono alla storia della architettura italiana del secolo scorso e vengono analizzati nel testo come costruzioni di parti di ???città analoghe??? che hanno voluto o vogliono essere proposte concrete per una idea di città alternativa a quella della dispersione e della omologazione globale, forse una utopia non realizzabile ma alla quale idealmente tendere ricordando, con Lamartine che «Le utopie spesso non sono altro che verità premature».

La città analoga: atopia del progetto urbano, utopia per la metropoli contemporanea / Visconti, Federica. - 5:(2013), pp. 239-245.

La città analoga: atopia del progetto urbano, utopia per la metropoli contemporanea

VISCONTI, FEDERICA
2013

Abstract

Il testo parte dalla analisi di due famose ???città analoghe???: quella di Aldo Rossi per la Biennale di Venezia del 1976 e quella di Arduino Cantafora per la Triennale di Milano del 1973. Evidenziandone le differenze (sia per quanto attiene la ???rappresentazione??? che per quanto riguarda la ???composizione???), le due città possono entrambe rappresentare il manifesto di un procedimento analitico-compositivo che, pur guardando alla storia dell???architettura come terreno delle scelte - anche in una qualche misura inevitabilmente soggettive - non produce straniamento nella decontestualizzazione ma ???città possibili??? perché fondato su basi razionali e sul principio che l???architettura deve mettere in scena la ragione degli edifici: questa sì, se non proprio oggettiva, quanto meno collettiva. La bella definizione data da Rossi della analogia come tecnica compositiva («Cose diverse che s???illuminano, o acquistano luce diversa se accostate [???]» tanto che «[???] l???analogia ad ogni confronto aumenta la nostra capacità di conoscenza») permette di introdurre un altro importante concetto quello del ???progetto come conoscenza???. Il progetto è sempre una azione che modifica la realtà nella quale interviene, in maniera a volte molto evidente altre volte meno, ma, per essere un progetto responsabile, deve esprimere, in quella modificazione, un giudizio su quella realtà nell???averla, appunto, conosciuta. È in tal senso che l???apparente atopia della città analoga - qui assenza di luogo (??-??????????) reale ma presenza di molti luoghi della memoria - come procedimento analitico-compositivo diventa una plausibile indicazione per il progetto della città contemporanea. La storia della nostra disciplina offre una moltitudine di esempi e alcuni appartengono alla storia della architettura italiana del secolo scorso e vengono analizzati nel testo come costruzioni di parti di ???città analoghe??? che hanno voluto o vogliono essere proposte concrete per una idea di città alternativa a quella della dispersione e della omologazione globale, forse una utopia non realizzabile ma alla quale idealmente tendere ricordando, con Lamartine che «Le utopie spesso non sono altro che verità premature».
2013
9788890458576
La città analoga: atopia del progetto urbano, utopia per la metropoli contemporanea / Visconti, Federica. - 5:(2013), pp. 239-245.
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