E’ noto come con il termine Self Injury (SI) s’intenda un’alterazione consapevole della propria superficie corporea, agita senza intento suicidario (Herpertz, 1995; Favazza, 1996). La letteratura evidenzia un generale aumento dell’incidenza, con una prevalenza nella popolazione femminile (Brunner et al., 2007) e una forte comorbilità con il DBP (Chapman et al., 2005). Tra le funzioni, in rilievo quella di modulazione affettiva (Gratz, 2007; Klonsky, 2007; Sarno, Madeddu e Gratz, 2010). Nell’ambito di una più ampia indagine sulle funzioni che l’autoferimento può assumere, in un’ottica di prevenzione del rischio, si propongono alcune riflessioni sul diffondersi “contemporaneo” del fenomeno in adolescenza, come la comparsa del fenomeno dei siti Pro-Sia. A partire da alcuni nodi concettuali relativi alla psicodinamica dell’adolescenza (Blos, 1988; Margherita, 2009) alle questioni di genere (Chasseguet Smirgel, 1964; Nunziante Cesàro, 1996) alle tematiche del corpo (Laufer, 1986; Ruggiero, 2007), si presenta una ricerca esplorativa sulle rappresentazioni del SI nella relazione clinica. In una logica esplorativa, è stata realizzata un’intervista a venti operatori, psicologi e psichiatri, aventi in carico pazienti che manifestavano comportamenti autolesivi. L’intervista è stata costruita a partire dalle aree tematiche affrontate nei lavori di Gratz (2010; 2007) ed analizzata attraverso un’analisi del contenuto (Losito, 1993; Rositi, 1970). Dalle categorie semantiche emergenti si evidenzia come la rappresentazione dei SI rimandi ad alcune specifiche funzioni, quali il controllo delle emozioni, l’autopunizione, l’autostimolazione, la cura di sé, con alcune varianti di genere, confermando i dati della letteratura. Il rimando alle ferite e al sangue, rappresentando il dolore non mentalizzato, testimonia come la sofferenza passi attraverso il livello primitivo del corpo. La relazione terapeutica con soggetti self injurers appare connotata da sentimenti ambivalenti che coinvolgono il clinico in controtransfert dolorosi.

"Corpi lesi in adolescenza: l'autoferimento tra questioni contemporanee e ricadute nella clinica" / Gargiulo, Anna; Margherita, Giorgia. - (2013). (Intervento presentato al convegno X Convegno Nazionale SIPSA tenutosi a Orvieto nel 10-12-5-2013).

"Corpi lesi in adolescenza: l'autoferimento tra questioni contemporanee e ricadute nella clinica"

GARGIULO, ANNA
;
MARGHERITA, GIORGIA
2013

Abstract

E’ noto come con il termine Self Injury (SI) s’intenda un’alterazione consapevole della propria superficie corporea, agita senza intento suicidario (Herpertz, 1995; Favazza, 1996). La letteratura evidenzia un generale aumento dell’incidenza, con una prevalenza nella popolazione femminile (Brunner et al., 2007) e una forte comorbilità con il DBP (Chapman et al., 2005). Tra le funzioni, in rilievo quella di modulazione affettiva (Gratz, 2007; Klonsky, 2007; Sarno, Madeddu e Gratz, 2010). Nell’ambito di una più ampia indagine sulle funzioni che l’autoferimento può assumere, in un’ottica di prevenzione del rischio, si propongono alcune riflessioni sul diffondersi “contemporaneo” del fenomeno in adolescenza, come la comparsa del fenomeno dei siti Pro-Sia. A partire da alcuni nodi concettuali relativi alla psicodinamica dell’adolescenza (Blos, 1988; Margherita, 2009) alle questioni di genere (Chasseguet Smirgel, 1964; Nunziante Cesàro, 1996) alle tematiche del corpo (Laufer, 1986; Ruggiero, 2007), si presenta una ricerca esplorativa sulle rappresentazioni del SI nella relazione clinica. In una logica esplorativa, è stata realizzata un’intervista a venti operatori, psicologi e psichiatri, aventi in carico pazienti che manifestavano comportamenti autolesivi. L’intervista è stata costruita a partire dalle aree tematiche affrontate nei lavori di Gratz (2010; 2007) ed analizzata attraverso un’analisi del contenuto (Losito, 1993; Rositi, 1970). Dalle categorie semantiche emergenti si evidenzia come la rappresentazione dei SI rimandi ad alcune specifiche funzioni, quali il controllo delle emozioni, l’autopunizione, l’autostimolazione, la cura di sé, con alcune varianti di genere, confermando i dati della letteratura. Il rimando alle ferite e al sangue, rappresentando il dolore non mentalizzato, testimonia come la sofferenza passi attraverso il livello primitivo del corpo. La relazione terapeutica con soggetti self injurers appare connotata da sentimenti ambivalenti che coinvolgono il clinico in controtransfert dolorosi.
2013
"Corpi lesi in adolescenza: l'autoferimento tra questioni contemporanee e ricadute nella clinica" / Gargiulo, Anna; Margherita, Giorgia. - (2013). (Intervento presentato al convegno X Convegno Nazionale SIPSA tenutosi a Orvieto nel 10-12-5-2013).
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