Passione civile, rigore etico e competenza tecnica sono gli elementi peculiari della battaglia meridionalistica di Pasquale Saraceno. La scelta che sovrintende al suo impegno è di correlare l’evoluzione dello scenario italiano con le strategie orientate a eliminare il persistente divario nord-sud. Tale approccio affiora sia nella dimensione pubblica, sia nella documentazione privata, che comprovano il progetto di Saraceno affinché il Mezzogiorno costituisca il tema centrale della politica economica italiana. Saraceno, preoccupato delle ombre che sono ancora palesi nell’Italia uscita radicalmente trasformata dal “miracolo economico”, ritiene che con l’inizio degli anni sessanta sia giunto il tempo opportuno affinché si affronti il secolare problema dell’economia dualistica. Lo strumento cardine è la programmazione, che nella prospettiva di Saraceno deve esplicitarsi nel dare slancio all’intervento straordinario a sostegno dell’industrializzazione delle regioni meridionali. Il modello in grado di imprimere una svolta è la grande impresa a partecipazione statale, anche se grande attenzione è prestata alla modernizzazione del settore primario. Gli anni sessanta sono pertanto in larga parte dominati da una visione ottimistica, per nulla scalfita dalle critiche che provengono dall’imprenditoria privata. Le tensioni sociali del ’68 confermano in Saraceno la modernità del pensiero meridionalista: le proteste nel triangolo industriale evidenziano lo stato di <> di quelle regioni e dunque l’esigenza di dare impulso a una politica di riequilibrio dello sviluppo da distribuire sull’intero territorio nazionale. Ma le difficoltà dell’economia italiana si accentuano con gli inizi degli anni settanta e Saraceno teme che si possa smarrire la centralità della questione meridionale. Pur in un quadro di crisi, Saraceno spinge a che si realizzi una politica meridionalistica basata sul paradigma della grande industria: si giunge così alla decisione di costruire l’impianto siderurgico di Gioia Tauro. Il persistere dell’inflazione e della stagnazione impongono esigenze di ristrutturazione dell’apparato industriale nazionale: le preoccupazioni di Saraceno si accrescono nel timore che la questione meridionale sia sacrificata. Nel frattempo, le polemiche contro la Cassa per il Mezzogiorno pongono Saraceno in una situazione di crescente isolamento. La difficile condizione umana e professionale è spesso argomento delle lettere che scrive in questi anni, come pure è ampiamente trattata l’emarginazione in cui è relegata la questione meridionale. Considerazioni che tuttavia si traducono in un costante atteggiamento dialettico, nella tenace convinzione che la condizione civile ed economica del Mezzogiorno sia strettamente connessa a quella del Paese.

L'impegno meridionalistico (anni '60-'70) / Dandolo, Francesco. - (2013), pp. 379-403. (Intervento presentato al convegno Pasquale Saraceno e l'Unità economica italiana tenutosi a Milano nel 16-17 aprile 2012).

L'impegno meridionalistico (anni '60-'70)

DANDOLO, FRANCESCO
2013

Abstract

Passione civile, rigore etico e competenza tecnica sono gli elementi peculiari della battaglia meridionalistica di Pasquale Saraceno. La scelta che sovrintende al suo impegno è di correlare l’evoluzione dello scenario italiano con le strategie orientate a eliminare il persistente divario nord-sud. Tale approccio affiora sia nella dimensione pubblica, sia nella documentazione privata, che comprovano il progetto di Saraceno affinché il Mezzogiorno costituisca il tema centrale della politica economica italiana. Saraceno, preoccupato delle ombre che sono ancora palesi nell’Italia uscita radicalmente trasformata dal “miracolo economico”, ritiene che con l’inizio degli anni sessanta sia giunto il tempo opportuno affinché si affronti il secolare problema dell’economia dualistica. Lo strumento cardine è la programmazione, che nella prospettiva di Saraceno deve esplicitarsi nel dare slancio all’intervento straordinario a sostegno dell’industrializzazione delle regioni meridionali. Il modello in grado di imprimere una svolta è la grande impresa a partecipazione statale, anche se grande attenzione è prestata alla modernizzazione del settore primario. Gli anni sessanta sono pertanto in larga parte dominati da una visione ottimistica, per nulla scalfita dalle critiche che provengono dall’imprenditoria privata. Le tensioni sociali del ’68 confermano in Saraceno la modernità del pensiero meridionalista: le proteste nel triangolo industriale evidenziano lo stato di <> di quelle regioni e dunque l’esigenza di dare impulso a una politica di riequilibrio dello sviluppo da distribuire sull’intero territorio nazionale. Ma le difficoltà dell’economia italiana si accentuano con gli inizi degli anni settanta e Saraceno teme che si possa smarrire la centralità della questione meridionale. Pur in un quadro di crisi, Saraceno spinge a che si realizzi una politica meridionalistica basata sul paradigma della grande industria: si giunge così alla decisione di costruire l’impianto siderurgico di Gioia Tauro. Il persistere dell’inflazione e della stagnazione impongono esigenze di ristrutturazione dell’apparato industriale nazionale: le preoccupazioni di Saraceno si accrescono nel timore che la questione meridionale sia sacrificata. Nel frattempo, le polemiche contro la Cassa per il Mezzogiorno pongono Saraceno in una situazione di crescente isolamento. La difficile condizione umana e professionale è spesso argomento delle lettere che scrive in questi anni, come pure è ampiamente trattata l’emarginazione in cui è relegata la questione meridionale. Considerazioni che tuttavia si traducono in un costante atteggiamento dialettico, nella tenace convinzione che la condizione civile ed economica del Mezzogiorno sia strettamente connessa a quella del Paese.
2013
9788849836264
L'impegno meridionalistico (anni '60-'70) / Dandolo, Francesco. - (2013), pp. 379-403. (Intervento presentato al convegno Pasquale Saraceno e l'Unità economica italiana tenutosi a Milano nel 16-17 aprile 2012).
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