"Pulchritudo"

Composto di pulcher [“bello”] + -tūdō di incerta origine, probabilmente dal primitivo polcher che riflette la radice proto-indoeuropea *perḱ- “eterogeneo”, “variegato”, indica la bellezza fisica, l’avvenenza, la fierezza e, in senso figurato, la nobiltà, l’onorabilità, l’eccellenza: per estensione la “cosa bella”. Il termine rimanda al καλός greco che, nella sua aspirazione oggettiva, designa la bellezza definita come un insieme di qualità rispondenti a dei canoni. La bellezza architettonica come ricerca della perfezione delle proporzioni, derivata dal concetto di ordine e misura, intesa come possibilità e premessa della conoscenza e strumento per raggiungere o aspirare al vero, deve avere quindi in essenza una definibilità, descrivibilità e, di norma, una sua trasmissibilità per determinare un intero in cui vi sia una «armonia delle parti passibile di dimostrazione».