Premesso che i primi anni di vita si connotano come importantissimi per lo sviluppo personale successivo e che l’ambiente gioca un rilevante ruolo per la formazione della personalità e per lo sviluppo o inibizione delle potenzialità delle persone, si può affermare che lo stato attuale delle nostre città influisce negativamente sul futuro della società stessa. In questo senso, la realizzazione di città più idonee ai bambini è una questione che ci riguarda tutti. Finora e con una forte accentuazione negli ultimi decenni, la città è stata pensata, progettata e valutata assumendo come parametro un cittadino medio con le caratteristiche di adulto, maschio e lavoratore, e che corrisponde all’elettore forte. Di qui la proposta di sostituire il cittadino medio, adulto, maschio e lavoratore con il bambino. Il bambino diventa misura e modello della città, pensata a sua grandezza, al posto del cittadino adulto, che negli ultimi decenni è stato l’unico vero riferimento delle politiche nelle nostre metropoli. Riflettendo sulle caratteristiche di tale città, ben documentate nelle ricerche sul rapporto tra i bisogni/comportamenti dell’infanzia e l’ambiente urbano di stampa anglosassone ed evidenziate nelle proposte dei bambini stessi nelle innumerevoli esperienze di progettazione partecipata, risulta chiaro che una “città dei bambini” è nettamente diversa della città d’oggi ed inoltre sarebbe una città più vivibile per tutti. C’è attualmente in Italia un fervore inaspettato ed una meritevole attenzione politica e culturale al rapporto delicato tra i bambini e l’ambiente urbano. Dopo molti convegni nazionali ed internazionali sulla scia della Convenzione ONU dei Diritti dell’Infanzia, della Carta delle Città Educative, degli accordi internazionali ed europei sull’Agenda 21 e, soprattutto, dopo la Conferenza UNCHS Habitat 2 si sta formando un vero movimento d’opinione ed un’interazione tra settori ed attori, finora atomizzati, in favore di città che rispettano i diritti ed i bisogni dei cittadini più piccoli. Il Governo Italiano con le leggi 285/97 e 344/97 (in particolare con il Decreto 3 agosto 1998 che istituisce il “marchio di qualità”) ha messo a disposizione degli enti locali ed associazioni - molte dei quali già impegnati da anni nella definizione della “città dei bambini” - risorse, linee guide, strategie organizzative e strumenti d’informazione e di coordinamento operativo utili a questi fini. Sebbene le scelte politiche e le evoluzioni culturali siano importantissime, esso sono solo un inizio. Senza i dovuti sviluppi nelle professioni che pianificano, progettano e costruiscono l’ambiente urbano, le nostre città rimarranno quelle che sono. Le città italiane sono tutt’altro che adeguate ai bisogni ed alle esigenze dei più piccoli. Bambini che si muovano autonomamente in città, un indicatore bio-culturale della salute dell’ecosistema urbano, sono una specie in via di estinzione. Sia le politiche urbanistiche che una progettazione urbana incapace di captare, interpretare e soddisfare le reali esigenze degli abitanti e le notevoli modifiche culturali e socioeconomiche, hanno nell’ultimo trentennio progressivamente creato separazioni tra le persona ed i luoghi urbani. La città odierna è la città degli adulti, di chi produce e consuma, di chi si muove con l’auto, di chi è forte. In particolare, i bambini e le bambine subiscono inestimabili danni nella città contemporanea, pianificata e funzionale a scopi incompatibili con i loro bisogni fondamentali quali il movimento, la socializzazione, l’autonomia, l’apprendimento, l’esplorazione, la possibilità di trasformare il proprio ambiente e, soprattutto, la partecipazione attiva alla vita quotidiana della comunità. Padrona della città è ormai l’automobile che produce pericolo, inquinamento acustico e dell’aria, vibrazioni. Le strade sono pericolose, ma in questa città dobbiamo vivere e, specialmente chi ha figli, sente la necessità e l’urgenza di trovare una soluzione.
la Pianificazione strategica per i sistemi delle aree gioco urbane di Ercolano per la citta dei bambini / Buondonno, Emma. - (2012). (Intervento presentato al convegno La pianificazione strategica del sistema delle aree gioco urbane nell'area vesuviana. tenutosi a Centro Internazionale di Studi Herculaneum, Villa Maiuri, Ercolano e Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II, Napoli. nel 29, 30 e 31 ottobre 2012).
la Pianificazione strategica per i sistemi delle aree gioco urbane di Ercolano per la citta dei bambini.
BUONDONNO, EMMA
2012
Abstract
Premesso che i primi anni di vita si connotano come importantissimi per lo sviluppo personale successivo e che l’ambiente gioca un rilevante ruolo per la formazione della personalità e per lo sviluppo o inibizione delle potenzialità delle persone, si può affermare che lo stato attuale delle nostre città influisce negativamente sul futuro della società stessa. In questo senso, la realizzazione di città più idonee ai bambini è una questione che ci riguarda tutti. Finora e con una forte accentuazione negli ultimi decenni, la città è stata pensata, progettata e valutata assumendo come parametro un cittadino medio con le caratteristiche di adulto, maschio e lavoratore, e che corrisponde all’elettore forte. Di qui la proposta di sostituire il cittadino medio, adulto, maschio e lavoratore con il bambino. Il bambino diventa misura e modello della città, pensata a sua grandezza, al posto del cittadino adulto, che negli ultimi decenni è stato l’unico vero riferimento delle politiche nelle nostre metropoli. Riflettendo sulle caratteristiche di tale città, ben documentate nelle ricerche sul rapporto tra i bisogni/comportamenti dell’infanzia e l’ambiente urbano di stampa anglosassone ed evidenziate nelle proposte dei bambini stessi nelle innumerevoli esperienze di progettazione partecipata, risulta chiaro che una “città dei bambini” è nettamente diversa della città d’oggi ed inoltre sarebbe una città più vivibile per tutti. C’è attualmente in Italia un fervore inaspettato ed una meritevole attenzione politica e culturale al rapporto delicato tra i bambini e l’ambiente urbano. Dopo molti convegni nazionali ed internazionali sulla scia della Convenzione ONU dei Diritti dell’Infanzia, della Carta delle Città Educative, degli accordi internazionali ed europei sull’Agenda 21 e, soprattutto, dopo la Conferenza UNCHS Habitat 2 si sta formando un vero movimento d’opinione ed un’interazione tra settori ed attori, finora atomizzati, in favore di città che rispettano i diritti ed i bisogni dei cittadini più piccoli. Il Governo Italiano con le leggi 285/97 e 344/97 (in particolare con il Decreto 3 agosto 1998 che istituisce il “marchio di qualità”) ha messo a disposizione degli enti locali ed associazioni - molte dei quali già impegnati da anni nella definizione della “città dei bambini” - risorse, linee guide, strategie organizzative e strumenti d’informazione e di coordinamento operativo utili a questi fini. Sebbene le scelte politiche e le evoluzioni culturali siano importantissime, esso sono solo un inizio. Senza i dovuti sviluppi nelle professioni che pianificano, progettano e costruiscono l’ambiente urbano, le nostre città rimarranno quelle che sono. Le città italiane sono tutt’altro che adeguate ai bisogni ed alle esigenze dei più piccoli. Bambini che si muovano autonomamente in città, un indicatore bio-culturale della salute dell’ecosistema urbano, sono una specie in via di estinzione. Sia le politiche urbanistiche che una progettazione urbana incapace di captare, interpretare e soddisfare le reali esigenze degli abitanti e le notevoli modifiche culturali e socioeconomiche, hanno nell’ultimo trentennio progressivamente creato separazioni tra le persona ed i luoghi urbani. La città odierna è la città degli adulti, di chi produce e consuma, di chi si muove con l’auto, di chi è forte. In particolare, i bambini e le bambine subiscono inestimabili danni nella città contemporanea, pianificata e funzionale a scopi incompatibili con i loro bisogni fondamentali quali il movimento, la socializzazione, l’autonomia, l’apprendimento, l’esplorazione, la possibilità di trasformare il proprio ambiente e, soprattutto, la partecipazione attiva alla vita quotidiana della comunità. Padrona della città è ormai l’automobile che produce pericolo, inquinamento acustico e dell’aria, vibrazioni. Le strade sono pericolose, ma in questa città dobbiamo vivere e, specialmente chi ha figli, sente la necessità e l’urgenza di trovare una soluzione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.