Il Pianeta Terra rispetto ai limiti dello sviluppo teorizzati da Lester R. Brown negli anni ’70 ha raggiunto un livello di antropizzazione esplosivo. Circa sette miliardi di esseri umani indicano l’esplosione demografica mai affrontata nella storia umana e la globalizzazione dei fenomeni urbani definisce il ribaltamento dei concetti di espace banal e spazio geografico. La Politica e i Governi del territorio in Italia e nel Mondo arretrano rispetto ai principi democratici di solidarietà umana e di pari opportunità. L’attuale organizzazione economica, infatti, è fondata esclusivamente sulla sovrapproduzione di merci e la globalizzazione del loro trasporto per la commercializzazione; tale visione del Mondo condiziona la trasformazione dei territori e la qualità della vita delle comunità locali che ancora esprimono i valori della diversità culturale dei Popoli di economie pre-industriali. La concentrazione umana nelle metropoli capitaliste o nelle megalopoli schiaviste rappresenta la sfida dei prossimi anni per tracciare le strade percorribili al fine di cogliere le opportunità di crescita dell’autonomia economica, da un lato, e della sicurezza e della vivibilità delle città stesse, dall’altro lato, per le donne. A distanza di quarant’anni, dalla prima crisi energetica, i temi del progetto di città sostenibili e a basso impatto ambientale sono centrali nel dibattito scientifico e produttivo. Non deve, tuttavia, essere confuso l’obiettivo principale della sfida in atto. Il concetto di sostenibilità dello sviluppo può, infatti, avere due differenti declinazioni. In primo luogo può essere considerato l’aspetto riduttivo del miglioramento delle tecniche e delle tecnologie che consentono il contenimento dei consumi delle risorse naturali ed energetiche nel ciclo della vita urbana attraverso l’innovazione dei processi produttivi di impianti e materiali che appunto contengono i consumi. In secondo luogo può essere considerato l’aspetto alternativo del consapevole contenimento dell’impatto antropico sull’ambiente naturale. Non basta, evidentemente, progettare città al femminile che significa avere cura dei luoghi e rispettare le esigenze e i fabbisogni di bambini, anziani e delle donne stesse che costituiscono il corpo della società e non una minoranza, ma è necessario ridurre il carico di sofferenza umana e di dolore che esiste sul Pianeta e liberare dalla schiavitù una enorme quantità di individui. Il recupero prudente delle preesistenze per non sprecare risorse naturali ed economiche è alla base dell’approccio di genere per la conservazione di intere comunità, di città e paesaggi contro scenari di metropoli capitaliste in concorrenza a megalopoli schiaviste della Cindia e dei paesi dell’America Latina e dell’Africa. Soltanto le donne possono farsi carico del controllo consapevole del contenimento dell’esplosione demografica mondiale e della protezione dell’habitat naturale. Le donne architetto e le donne scienziate hanno fatto emergere il pensiero della differenza nel tentativo della costruzione di una società più democratica, attenta alle istanze dell’integrazione, della tutela sociale, della conservazione della biodiversità e della equa distribuzione di risorse naturali ed energetiche nel progetto di città e nella diffusione della conoscenza e del sapere per aumentare l’autonomia economica delle donne e per rendere più sicuri gli spazi di vita e di lavoro delle donne stesse.

Natura, Storia, Atchitettura. L'approccio organico e di genere per le città vivibili del presente / Buondonno, Emma. - (2012). (Intervento presentato al convegno La vivibilità delle città per le donne tenutosi a LUPT, Centro Interdipartimentale di Ricerca, UNI Napoli Federico II, Complesso dello Spirito Santo, Via Roma, 402 - Napoli nel 19 luglio 2012).

Natura, Storia, Atchitettura. L'approccio organico e di genere per le città vivibili del presente.

BUONDONNO, EMMA
2012

Abstract

Il Pianeta Terra rispetto ai limiti dello sviluppo teorizzati da Lester R. Brown negli anni ’70 ha raggiunto un livello di antropizzazione esplosivo. Circa sette miliardi di esseri umani indicano l’esplosione demografica mai affrontata nella storia umana e la globalizzazione dei fenomeni urbani definisce il ribaltamento dei concetti di espace banal e spazio geografico. La Politica e i Governi del territorio in Italia e nel Mondo arretrano rispetto ai principi democratici di solidarietà umana e di pari opportunità. L’attuale organizzazione economica, infatti, è fondata esclusivamente sulla sovrapproduzione di merci e la globalizzazione del loro trasporto per la commercializzazione; tale visione del Mondo condiziona la trasformazione dei territori e la qualità della vita delle comunità locali che ancora esprimono i valori della diversità culturale dei Popoli di economie pre-industriali. La concentrazione umana nelle metropoli capitaliste o nelle megalopoli schiaviste rappresenta la sfida dei prossimi anni per tracciare le strade percorribili al fine di cogliere le opportunità di crescita dell’autonomia economica, da un lato, e della sicurezza e della vivibilità delle città stesse, dall’altro lato, per le donne. A distanza di quarant’anni, dalla prima crisi energetica, i temi del progetto di città sostenibili e a basso impatto ambientale sono centrali nel dibattito scientifico e produttivo. Non deve, tuttavia, essere confuso l’obiettivo principale della sfida in atto. Il concetto di sostenibilità dello sviluppo può, infatti, avere due differenti declinazioni. In primo luogo può essere considerato l’aspetto riduttivo del miglioramento delle tecniche e delle tecnologie che consentono il contenimento dei consumi delle risorse naturali ed energetiche nel ciclo della vita urbana attraverso l’innovazione dei processi produttivi di impianti e materiali che appunto contengono i consumi. In secondo luogo può essere considerato l’aspetto alternativo del consapevole contenimento dell’impatto antropico sull’ambiente naturale. Non basta, evidentemente, progettare città al femminile che significa avere cura dei luoghi e rispettare le esigenze e i fabbisogni di bambini, anziani e delle donne stesse che costituiscono il corpo della società e non una minoranza, ma è necessario ridurre il carico di sofferenza umana e di dolore che esiste sul Pianeta e liberare dalla schiavitù una enorme quantità di individui. Il recupero prudente delle preesistenze per non sprecare risorse naturali ed economiche è alla base dell’approccio di genere per la conservazione di intere comunità, di città e paesaggi contro scenari di metropoli capitaliste in concorrenza a megalopoli schiaviste della Cindia e dei paesi dell’America Latina e dell’Africa. Soltanto le donne possono farsi carico del controllo consapevole del contenimento dell’esplosione demografica mondiale e della protezione dell’habitat naturale. Le donne architetto e le donne scienziate hanno fatto emergere il pensiero della differenza nel tentativo della costruzione di una società più democratica, attenta alle istanze dell’integrazione, della tutela sociale, della conservazione della biodiversità e della equa distribuzione di risorse naturali ed energetiche nel progetto di città e nella diffusione della conoscenza e del sapere per aumentare l’autonomia economica delle donne e per rendere più sicuri gli spazi di vita e di lavoro delle donne stesse.
2012
Natura, Storia, Atchitettura. L'approccio organico e di genere per le città vivibili del presente / Buondonno, Emma. - (2012). (Intervento presentato al convegno La vivibilità delle città per le donne tenutosi a LUPT, Centro Interdipartimentale di Ricerca, UNI Napoli Federico II, Complesso dello Spirito Santo, Via Roma, 402 - Napoli nel 19 luglio 2012).
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