È accaduto a Nietzsche quello che si dice di Platone, aver pensato alla stesura di un testo “sul filosofo” e di non averlo portato a termine. Accade in fondo ogni volta in filosofia. Ci si propone un libro ulteriore in cui concludere o esprimere la propria pratica della filosofia e di lasciarlo incompiuto o alla sola intenzione. “Su verità e menzogna fuori del senso morale”, di cui il saggio che presentato è la post fazione all’edizione italiana, rientra in quei tentativi di libri non scritti. Nietzsche lo dettò, non lo scrisse di suo pugno. Fu il suo amico, Peter Geist (come egli lo ribattezzò), a prestargli nell’ascolto la traccia di scrittura. Nello stesso periodo Nietzsche produceva anche “Cinque prefazioni a cinque libri non scritti” ed è in queste pagine che fa capire la verità o, semplicemente, l’arcano di quella mancanza. Lo si comprende quando si arriva alle considerazioni su Eraclito. Nietzsche esprime quasi una sentenza ne rappresentarne la figura distaccata, separata. “…La gloria importa qualcosa agli uomini, non già a lui; il suo amor proprio è l’amore per la verità – e appunto questa verità dice che l’immortalità degli uomini ha bisogno di lui, e non è lui ad aver bisogno dell’immortalità dell’uomo Eraclito.La verità! Esaltata follia di un dio! Che cosa importa agli uomini la verità?” Il filosofo vive separato con verità. Dislocato dalla sua verità. La dislocazione è la sua verità. Il libro del filosofo è oltre, di là, accanto alla sua pratica, lo legge ad ogni passo, ma non è scritto.
Arte della dislocazionee pratica della separazione / Ferraro, Giuseppe. - STAMPA. - 1:(2005), pp. 75-92.
Arte della dislocazionee pratica della separazione
FERRARO, GIUSEPPE
2005
Abstract
È accaduto a Nietzsche quello che si dice di Platone, aver pensato alla stesura di un testo “sul filosofo” e di non averlo portato a termine. Accade in fondo ogni volta in filosofia. Ci si propone un libro ulteriore in cui concludere o esprimere la propria pratica della filosofia e di lasciarlo incompiuto o alla sola intenzione. “Su verità e menzogna fuori del senso morale”, di cui il saggio che presentato è la post fazione all’edizione italiana, rientra in quei tentativi di libri non scritti. Nietzsche lo dettò, non lo scrisse di suo pugno. Fu il suo amico, Peter Geist (come egli lo ribattezzò), a prestargli nell’ascolto la traccia di scrittura. Nello stesso periodo Nietzsche produceva anche “Cinque prefazioni a cinque libri non scritti” ed è in queste pagine che fa capire la verità o, semplicemente, l’arcano di quella mancanza. Lo si comprende quando si arriva alle considerazioni su Eraclito. Nietzsche esprime quasi una sentenza ne rappresentarne la figura distaccata, separata. “…La gloria importa qualcosa agli uomini, non già a lui; il suo amor proprio è l’amore per la verità – e appunto questa verità dice che l’immortalità degli uomini ha bisogno di lui, e non è lui ad aver bisogno dell’immortalità dell’uomo Eraclito.La verità! Esaltata follia di un dio! Che cosa importa agli uomini la verità?” Il filosofo vive separato con verità. Dislocato dalla sua verità. La dislocazione è la sua verità. Il libro del filosofo è oltre, di là, accanto alla sua pratica, lo legge ad ogni passo, ma non è scritto.File | Dimensione | Formato | |
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