Una testimonianza. Una scuola di filosofia. A Camerota. Ogni anno. In giugno. Il racconto di una fuga dal sapere dentro il sapere. Una fuga strana, perché avveniva dall’università dentro l’università, da una forma di sapere e di relazione verso ciò che in quella forma giace al fondo, nascosto, deviato o semplicemente atteso. La “vita accademica”. L’espressione allude a un comune nella promessa di coniugare insieme vita e sapere, secondo un disciplinamento etico, che resta un’idealità, infranta, come tutte le idealità, il cui destino è, forse, ogni volta, quello di essere rovesciate per realizzarsi. Quella fuga è stata perciò una “transvalutazione”: significava andare oltre un valore solo per materiarlo, per mettersi fuori dall’attesa che oblia e fuori della promessa lasciata vuota, per capire, infine, che il rovescio dell’atteso è l’attendere, nel senso dell’aver cura, aver di mira, porre nello sguardo l’avvenire di ciò che è e si protegge. Allora una fuga davvero strana, una fuga in avanti, perché si è trattato di un rovesciamento, di un’inversione di posizioni, mettendo avanti quel che si è lasciato indietro, rovesciando il prima e il poi, per raccontare di nuovo, altrimenti la storia avvenire dell’università e della disciplina accademica nella quali si riconosca un comunità di sapere. È il racconto di una didattica della filosofia e di una filologia della voce. È il racconto di una scuola d'incontro di generi di saperi e forme d’espressione differenti.
DAR LUOGO ALL’INATTESO / Ferraro, Giuseppe. - STAMPA. - 1:(1996), pp. 199-207.
DAR LUOGO ALL’INATTESO
FERRARO, GIUSEPPE
1996
Abstract
Una testimonianza. Una scuola di filosofia. A Camerota. Ogni anno. In giugno. Il racconto di una fuga dal sapere dentro il sapere. Una fuga strana, perché avveniva dall’università dentro l’università, da una forma di sapere e di relazione verso ciò che in quella forma giace al fondo, nascosto, deviato o semplicemente atteso. La “vita accademica”. L’espressione allude a un comune nella promessa di coniugare insieme vita e sapere, secondo un disciplinamento etico, che resta un’idealità, infranta, come tutte le idealità, il cui destino è, forse, ogni volta, quello di essere rovesciate per realizzarsi. Quella fuga è stata perciò una “transvalutazione”: significava andare oltre un valore solo per materiarlo, per mettersi fuori dall’attesa che oblia e fuori della promessa lasciata vuota, per capire, infine, che il rovescio dell’atteso è l’attendere, nel senso dell’aver cura, aver di mira, porre nello sguardo l’avvenire di ciò che è e si protegge. Allora una fuga davvero strana, una fuga in avanti, perché si è trattato di un rovesciamento, di un’inversione di posizioni, mettendo avanti quel che si è lasciato indietro, rovesciando il prima e il poi, per raccontare di nuovo, altrimenti la storia avvenire dell’università e della disciplina accademica nella quali si riconosca un comunità di sapere. È il racconto di una didattica della filosofia e di una filologia della voce. È il racconto di una scuola d'incontro di generi di saperi e forme d’espressione differenti.File | Dimensione | Formato | |
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