In questo capitolo si vuole fornire una sorta di quadro concettuale per ri-leggere i risultati di una ricerca sul campo che ha tentato di mostrare quale sia lo stato dell’integrazione delle politiche educative, del lavoro e sociale nella regione Campania. Fare ricerca sull’integrazione rappresenta, soprattutto nei contesti meridionali, una paradossale attività di documentazione, rilevazione ed interpretazione di quanto sia effettivamente complicato e difficile ricercare l’integrazione delle politiche. Un tema questo che per quanto relativamente nuovo nel lessico della politica e del governo, che proprio per la natura delle sue sfide che implicano complessità, resistenze, opacità, ecc. si presenta agli occhi di un lettore sfiduciato, per certi versi, già terribilmente “vecchio”, se non scoraggiante. Per ricostruire questo quadro concettuale che ha sostenuto da un lato, e che integra dall’altro, il lavoro sul campo, si parte dall’oscillazione che le politiche integrate richiedono ad un attore sociale sempre più a rischio ed esposto a forme di empowerment e di capacitazione che, appunto, rischiano di lasciar solo come atomo individuale a fronte delle pretese di un potere diffuso e s-oggettificante che esprime la govermentalità delle società post-welfariste. Come si vedrà, quest’aspetto permette di spingersi fino ad intravvedere i carichi di integrazione di cui, in taluni casi, devono sobbarcarsi gli stessi attori, sia come collettori, connettori utenti ultimi dei servizi di policy; sia nella forma di reti di com-partecipazione, negoziale e/o deliberativa, dove gli attori individuali sono più spesso rappresentati come costituencies di diverse agenzie, organizzazioni, istituzioni in un mix di forme pubblico-private. Vengono, quindi, richiamati i principali risultati della ricerca, riassumendo i tratti principali di quello che potrebbe esser visto come il quasi-fallimento dell’integrazione in Campania. Si ipotizza, tuttavia, che nel territorio regionale si siano instillate alcune significative sperimentazioni volte a democratizzare il processo di ri-strutturazione post-welfarista, in alcune aree, per alcuni territori. L’argomentazione va poi avanti prendendo in considerazione due dimensioni dell’integrazione, quella degli strumenti e quella politica e del potere, per sviluppare la trattazione di tali dimensioni attraverso il ricorso a diversi modelli di governance che vengono sostenuti da istanze discorsive, o politico-culturali se si vuole. Così, per quanto riguarda la strumentazione di governo (o meglio governance), in generale, e di quella dell’integrazione delle politiche, in particolare, si tratta di alcuni aspetti come quelli relativi ai fattori di territorializzazione, di dotazioni cognitive e informative, riprendendo anche il nesso tra modelli di governance e configurazioni della conoscenza. Per ciò che concerne, invece, la dimensione dei discorsi si riprende l’immagine di una ‘guerra’ dei discorsi post-welfaristi, neo-liberale e Third Way con quelli tipici degli assetti di welfare, ovvero burocratici e professionale, non senza richiamare le potenzialità emancipatorie di un discorso democratico. Della dimensione discorsiva, in particolare, si riprendono, in chiave critica, anche gli aspetti di imaginary e di leadership che, spesso, si accompagnano a quella sintesi strumentale tecnico-ideologica delle istanze neo-liberali che si condensa nei linguaggi del New Public Management. Nel chiudere questo capitolo, infine, si offrono alcuni spunti di riflessione sulle potenzialità di democratizzazione che alcuni esperimenti e laboratori di politiche integrate lasciano intravedere in quel quadro complessivo che pure è stato tratteggiato nei termini del quasi-fallimento dell’integrazione delle politiche in Campania.

Leggere l'integrazione delle politiche: discorsi, governance, strumenti e politica / Serpieri, Roberto. - (2012), pp. 136-163.

Leggere l'integrazione delle politiche: discorsi, governance, strumenti e politica.

SERPIERI, ROBERTO
2012

Abstract

In questo capitolo si vuole fornire una sorta di quadro concettuale per ri-leggere i risultati di una ricerca sul campo che ha tentato di mostrare quale sia lo stato dell’integrazione delle politiche educative, del lavoro e sociale nella regione Campania. Fare ricerca sull’integrazione rappresenta, soprattutto nei contesti meridionali, una paradossale attività di documentazione, rilevazione ed interpretazione di quanto sia effettivamente complicato e difficile ricercare l’integrazione delle politiche. Un tema questo che per quanto relativamente nuovo nel lessico della politica e del governo, che proprio per la natura delle sue sfide che implicano complessità, resistenze, opacità, ecc. si presenta agli occhi di un lettore sfiduciato, per certi versi, già terribilmente “vecchio”, se non scoraggiante. Per ricostruire questo quadro concettuale che ha sostenuto da un lato, e che integra dall’altro, il lavoro sul campo, si parte dall’oscillazione che le politiche integrate richiedono ad un attore sociale sempre più a rischio ed esposto a forme di empowerment e di capacitazione che, appunto, rischiano di lasciar solo come atomo individuale a fronte delle pretese di un potere diffuso e s-oggettificante che esprime la govermentalità delle società post-welfariste. Come si vedrà, quest’aspetto permette di spingersi fino ad intravvedere i carichi di integrazione di cui, in taluni casi, devono sobbarcarsi gli stessi attori, sia come collettori, connettori utenti ultimi dei servizi di policy; sia nella forma di reti di com-partecipazione, negoziale e/o deliberativa, dove gli attori individuali sono più spesso rappresentati come costituencies di diverse agenzie, organizzazioni, istituzioni in un mix di forme pubblico-private. Vengono, quindi, richiamati i principali risultati della ricerca, riassumendo i tratti principali di quello che potrebbe esser visto come il quasi-fallimento dell’integrazione in Campania. Si ipotizza, tuttavia, che nel territorio regionale si siano instillate alcune significative sperimentazioni volte a democratizzare il processo di ri-strutturazione post-welfarista, in alcune aree, per alcuni territori. L’argomentazione va poi avanti prendendo in considerazione due dimensioni dell’integrazione, quella degli strumenti e quella politica e del potere, per sviluppare la trattazione di tali dimensioni attraverso il ricorso a diversi modelli di governance che vengono sostenuti da istanze discorsive, o politico-culturali se si vuole. Così, per quanto riguarda la strumentazione di governo (o meglio governance), in generale, e di quella dell’integrazione delle politiche, in particolare, si tratta di alcuni aspetti come quelli relativi ai fattori di territorializzazione, di dotazioni cognitive e informative, riprendendo anche il nesso tra modelli di governance e configurazioni della conoscenza. Per ciò che concerne, invece, la dimensione dei discorsi si riprende l’immagine di una ‘guerra’ dei discorsi post-welfaristi, neo-liberale e Third Way con quelli tipici degli assetti di welfare, ovvero burocratici e professionale, non senza richiamare le potenzialità emancipatorie di un discorso democratico. Della dimensione discorsiva, in particolare, si riprendono, in chiave critica, anche gli aspetti di imaginary e di leadership che, spesso, si accompagnano a quella sintesi strumentale tecnico-ideologica delle istanze neo-liberali che si condensa nei linguaggi del New Public Management. Nel chiudere questo capitolo, infine, si offrono alcuni spunti di riflessione sulle potenzialità di democratizzazione che alcuni esperimenti e laboratori di politiche integrate lasciano intravedere in quel quadro complessivo che pure è stato tratteggiato nei termini del quasi-fallimento dell’integrazione delle politiche in Campania.
2012
9788820755577
Leggere l'integrazione delle politiche: discorsi, governance, strumenti e politica / Serpieri, Roberto. - (2012), pp. 136-163.
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