I difetti congeniti dei linfociti B rappresentano le più frequenti sindromi da immunodeficienza congenita, caratterizzate da mancata produzione anticorpale ed alta suscettibiltà a contrarre infezioni batteriche e virali. La agammaglobulinemia congenita può essere ereditata con carattere legato all'X o come forma autosomica recessiva. La forma X-linked, anche denominata malattia di Bruton, è associata ad alterazione genica della tirosina chinasi intracitoplasmatica B-specifica (BTK) in approsimativamente il 90% dei pazienti. BTK è essenziale per l’ontogenesi dei linfociti B e per il loro funzionamento. La molecola contiene un dominio "pleckstrin" omologo (PH) responsabile dell’interazione proteina-proteina e lipidi-proteina e della localizzazione intracellulare. Il dominio funzionale PH di BTK è cruciale per l’assemblaggio del complesso macromolecolare e per la piena espressione della sua attività biologica. Evidenze indicano che BTK è regolata a livello post-traslazionale da processi di fosforilazione della proteina in residui di tirosina sotto il controllo di tirosino-chinasi della famiglia SRC e della chinasi fosfatidilinositolo 3 (PI 3 chinasi). In particolare, il residuo di tirosina 551 è il primo ad essere fosforilato determinando, quindi, l’ attivazione di BTK che successivamente si autofosforila nel residuo di tirosina 223. Entrambi questi siti di fosforilazione sembrano svolgere un ruolo regolatorio cruciale nell’attività biologica di tale molecola. Alterazioni geniche di entrambi i domini PH o SH di BTK sono associati al fenotipo umano della XLA. Differentemente dall’uomo, nel topo mutazioni nel dominio PH comportano un blocco parziale nello sviluppo dei linfociti B precoci, legato ad un fenotipo più lieve, denominato Xid, che può essere associato a presenza di linfociti B maturi nel sangue periferico e di immunoglobuline nel siero. Da queste osservazioni cliniche e dalla complessità degli eventi di regolazione post-traslazionale che modificano l’attività biologica di BTK, è ipotizzabile che l’interferenza di numerosi geni modificatori può modificare il fenotipo clinico e immunologico. Studi di correlazione genotipo/fenotipo non hanno evidenziato risultati di rilievo. Inoltre molti di questi studi sono stati eseguiti in gruppi di pazienti molto omogenei, identificati sulla base dei criteri diagnostici stabiliti dal WHO. Questi criteri includono l’assenza di linfociti B e livelli di immunoglobuline sieriche inferiori a 150 mg/dl. L’uso di tali criteri porta ad identificare pazienti con forme classiche di XLA. Vi sono tuttavia evidenze che indicano che alcuni pazienti portatori di una alterazione genetica di BTK hanno un fenotipo clinico atipico in riferimento al quadro di esordio, al decorso clinico o alle caratteristiche immunologiche. Uno studio più esteso in questo ristretto gruppo di pazienti riguardante le implicazioni biologiche della alterazione di BTK tuttavia non è ancora stato eseguito. La comparazione delle implicazioni biologiche dell’alterazione di BTK in pazienti affetti da forme classiche o atipiche di XLA, potrebbe aiutare a charire il complesso ruolo di BTK e di altre molecole di signaling funzionalmente associate a BTK nell’ontogenesi B. Da studi sull’uomo è stato ben definito il processo di differenziamento linfocitario B che si realizza attraverso differenti stadi. Il riarrangiamento dei geni delle immunoglobuline e l’espressione di particolari enzimi e proteine richiesti per la presentazione in membrana delle immunoglobuline e la trasmissione del segnale che coinvolge BTK rappresenta uno step cruciale nell’ontognesi B. Nei mammiferi, il midollo osseo rappresenta il solo sito dove avviene il processo ontogenetico linfocitario B. I progenitori molto precoci (Pro B) esprimono alti livelli di deossinucleotidil trasferasi, che è implicata nel riarrangiamento dei geni delle immunoglobuline. Le cellule pre B sono caratterizzate dall’espressione del surrogato della catena leggera. Anche l’espressione intracitoplasmatica della catena pesante dell’immunoglobulina IgM definisce uno stadio precoce dello sviluppo linfocitario B. Precedenti studi hanno evidenziato un blocco nella processo di maturazione legato ad alterazioni di BTK in pazienti con XLA classica. In particolare, è stato evidenziato un blocco molto precoce nella differenziazione B, che determina aumento di cellule Pro B e diminuzione delle altre sottopopolazioni.

Studio dell'ontogenesi linfocitaria B in pazienti con forme classiche o atipiche di Immunodeficienze primitive del compartimento B / Pignata, Claudio; F., Aiuti; D., DE MATTIA; A., Plebani; M. G., Roncarolo; P., Rossi. - (2002). (Intervento presentato al convegno Studio dell'ontogenesi linfocitaria B in pazienti con forme classiche o atipiche di Immunodeficienze primitive del compartimento B. nel 16/12/2002).

Studio dell'ontogenesi linfocitaria B in pazienti con forme classiche o atipiche di Immunodeficienze primitive del compartimento B.

PIGNATA, CLAUDIO;
2002

Abstract

I difetti congeniti dei linfociti B rappresentano le più frequenti sindromi da immunodeficienza congenita, caratterizzate da mancata produzione anticorpale ed alta suscettibiltà a contrarre infezioni batteriche e virali. La agammaglobulinemia congenita può essere ereditata con carattere legato all'X o come forma autosomica recessiva. La forma X-linked, anche denominata malattia di Bruton, è associata ad alterazione genica della tirosina chinasi intracitoplasmatica B-specifica (BTK) in approsimativamente il 90% dei pazienti. BTK è essenziale per l’ontogenesi dei linfociti B e per il loro funzionamento. La molecola contiene un dominio "pleckstrin" omologo (PH) responsabile dell’interazione proteina-proteina e lipidi-proteina e della localizzazione intracellulare. Il dominio funzionale PH di BTK è cruciale per l’assemblaggio del complesso macromolecolare e per la piena espressione della sua attività biologica. Evidenze indicano che BTK è regolata a livello post-traslazionale da processi di fosforilazione della proteina in residui di tirosina sotto il controllo di tirosino-chinasi della famiglia SRC e della chinasi fosfatidilinositolo 3 (PI 3 chinasi). In particolare, il residuo di tirosina 551 è il primo ad essere fosforilato determinando, quindi, l’ attivazione di BTK che successivamente si autofosforila nel residuo di tirosina 223. Entrambi questi siti di fosforilazione sembrano svolgere un ruolo regolatorio cruciale nell’attività biologica di tale molecola. Alterazioni geniche di entrambi i domini PH o SH di BTK sono associati al fenotipo umano della XLA. Differentemente dall’uomo, nel topo mutazioni nel dominio PH comportano un blocco parziale nello sviluppo dei linfociti B precoci, legato ad un fenotipo più lieve, denominato Xid, che può essere associato a presenza di linfociti B maturi nel sangue periferico e di immunoglobuline nel siero. Da queste osservazioni cliniche e dalla complessità degli eventi di regolazione post-traslazionale che modificano l’attività biologica di BTK, è ipotizzabile che l’interferenza di numerosi geni modificatori può modificare il fenotipo clinico e immunologico. Studi di correlazione genotipo/fenotipo non hanno evidenziato risultati di rilievo. Inoltre molti di questi studi sono stati eseguiti in gruppi di pazienti molto omogenei, identificati sulla base dei criteri diagnostici stabiliti dal WHO. Questi criteri includono l’assenza di linfociti B e livelli di immunoglobuline sieriche inferiori a 150 mg/dl. L’uso di tali criteri porta ad identificare pazienti con forme classiche di XLA. Vi sono tuttavia evidenze che indicano che alcuni pazienti portatori di una alterazione genetica di BTK hanno un fenotipo clinico atipico in riferimento al quadro di esordio, al decorso clinico o alle caratteristiche immunologiche. Uno studio più esteso in questo ristretto gruppo di pazienti riguardante le implicazioni biologiche della alterazione di BTK tuttavia non è ancora stato eseguito. La comparazione delle implicazioni biologiche dell’alterazione di BTK in pazienti affetti da forme classiche o atipiche di XLA, potrebbe aiutare a charire il complesso ruolo di BTK e di altre molecole di signaling funzionalmente associate a BTK nell’ontogenesi B. Da studi sull’uomo è stato ben definito il processo di differenziamento linfocitario B che si realizza attraverso differenti stadi. Il riarrangiamento dei geni delle immunoglobuline e l’espressione di particolari enzimi e proteine richiesti per la presentazione in membrana delle immunoglobuline e la trasmissione del segnale che coinvolge BTK rappresenta uno step cruciale nell’ontognesi B. Nei mammiferi, il midollo osseo rappresenta il solo sito dove avviene il processo ontogenetico linfocitario B. I progenitori molto precoci (Pro B) esprimono alti livelli di deossinucleotidil trasferasi, che è implicata nel riarrangiamento dei geni delle immunoglobuline. Le cellule pre B sono caratterizzate dall’espressione del surrogato della catena leggera. Anche l’espressione intracitoplasmatica della catena pesante dell’immunoglobulina IgM definisce uno stadio precoce dello sviluppo linfocitario B. Precedenti studi hanno evidenziato un blocco nella processo di maturazione legato ad alterazioni di BTK in pazienti con XLA classica. In particolare, è stato evidenziato un blocco molto precoce nella differenziazione B, che determina aumento di cellule Pro B e diminuzione delle altre sottopopolazioni.
2002
Studio dell'ontogenesi linfocitaria B in pazienti con forme classiche o atipiche di Immunodeficienze primitive del compartimento B / Pignata, Claudio; F., Aiuti; D., DE MATTIA; A., Plebani; M. G., Roncarolo; P., Rossi. - (2002). (Intervento presentato al convegno Studio dell'ontogenesi linfocitaria B in pazienti con forme classiche o atipiche di Immunodeficienze primitive del compartimento B. nel 16/12/2002).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11588/464625
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