L’ipotesi che guida queste pagine è che gli approcci che riconducono la ragion di stato democratica all’ “emergenza costituzionale”, o ad una logica di mera autoconservazione quando non “di potenza”, non permettono di cogliere le articolazioni di ciò che ha storicamente costituito una vera e propria ragione di governo. Gli sviluppi contemporanei della politica democratica sembrano invece attribuire ad un più ampio spettro di procedure e di dispositivi politici, giuridici e amministrativi la conservazione dell’ordine politico, sia sul piano della politica interna quanto su quello della politica internazionale. Le dottrine dei poteri di emergenza o il tema della ragion di stato costituzionale colgono alcune caratteristiche di rilievo della contemporanea politica democratica, ma rischiano di ridurne il tema al quadro conciliante offerto dall’ingegneria costituzionale: ossia, la costruzione e definizione di un sistema di norme che mira a regolare gli istituti della deroga e della prerogativa. In queste note discuto l’esistenza di una connessione non episodica tra la ragion di stato e le dimensioni territoriale, nazionale e governamentale dell’organizzazione politica statuale. La ragion di stato, infatti, implica una prassi di governo dei corpi (individuali e collettivi) da parte del detentore del potere pubblico-politico – emersa nel corso della modernità politica entro e intorno i processi di costituzione dello stato moderno – che non è riducibile al mero fatto di un potere straordinario o derogatorio. Piuttosto che per il ricorso a dispositivi eccezionali di natura costituzionale o a politiche secretive e extralegali, le democrazie contemporanee si caratterizzerebbero allora come “democrazie dell’emergenza”, ossia come sistemi politici e istituzionali segnati da una quotidianità emergenziale che trasforma, in senso, conservativo, la vita democratica. La messa in opera di strumenti eccezionali, extralegali o derogatori, e il ricorso all’uso della forza, costituiscono quindi un elemento risolutivo in ultima istanza, ma non l’elemento qualificante la prassi conservativa democratica. Allo stesso modo, sul piano della politica interstatale e sovranazionale più che i temi della necessità e dell’eccezione, oggi assumono un ruolo prevalente gli argomenti (e le policies) dell’emergenza e della sicurezza – quest’ultima, in particolare, intesa nella sua doppia declinazione semantica di sûreté e sécurité. Lungo questa linea d’indagine si proverà in definitiva ad articolare una prima risposta al problema di quale ragion di stato operi in un contesto – quello della cosiddetta globalizzazione – in cui lo stato non è più l’attore prevalente in molte questioni cruciali per la politica.

Razão de Estado constitucional e democracia de emergência: os percursos da conservação contemporanea / Arienzo, Alessandro. - (2012), pp. 243-273.

Razão de Estado constitucional e democracia de emergência: os percursos da conservação contemporanea

ARIENZO, ALESSANDRO
2012

Abstract

L’ipotesi che guida queste pagine è che gli approcci che riconducono la ragion di stato democratica all’ “emergenza costituzionale”, o ad una logica di mera autoconservazione quando non “di potenza”, non permettono di cogliere le articolazioni di ciò che ha storicamente costituito una vera e propria ragione di governo. Gli sviluppi contemporanei della politica democratica sembrano invece attribuire ad un più ampio spettro di procedure e di dispositivi politici, giuridici e amministrativi la conservazione dell’ordine politico, sia sul piano della politica interna quanto su quello della politica internazionale. Le dottrine dei poteri di emergenza o il tema della ragion di stato costituzionale colgono alcune caratteristiche di rilievo della contemporanea politica democratica, ma rischiano di ridurne il tema al quadro conciliante offerto dall’ingegneria costituzionale: ossia, la costruzione e definizione di un sistema di norme che mira a regolare gli istituti della deroga e della prerogativa. In queste note discuto l’esistenza di una connessione non episodica tra la ragion di stato e le dimensioni territoriale, nazionale e governamentale dell’organizzazione politica statuale. La ragion di stato, infatti, implica una prassi di governo dei corpi (individuali e collettivi) da parte del detentore del potere pubblico-politico – emersa nel corso della modernità politica entro e intorno i processi di costituzione dello stato moderno – che non è riducibile al mero fatto di un potere straordinario o derogatorio. Piuttosto che per il ricorso a dispositivi eccezionali di natura costituzionale o a politiche secretive e extralegali, le democrazie contemporanee si caratterizzerebbero allora come “democrazie dell’emergenza”, ossia come sistemi politici e istituzionali segnati da una quotidianità emergenziale che trasforma, in senso, conservativo, la vita democratica. La messa in opera di strumenti eccezionali, extralegali o derogatori, e il ricorso all’uso della forza, costituiscono quindi un elemento risolutivo in ultima istanza, ma non l’elemento qualificante la prassi conservativa democratica. Allo stesso modo, sul piano della politica interstatale e sovranazionale più che i temi della necessità e dell’eccezione, oggi assumono un ruolo prevalente gli argomenti (e le policies) dell’emergenza e della sicurezza – quest’ultima, in particolare, intesa nella sua doppia declinazione semantica di sûreté e sécurité. Lungo questa linea d’indagine si proverà in definitiva ad articolare una prima risposta al problema di quale ragion di stato operi in un contesto – quello della cosiddetta globalizzazione – in cui lo stato non è più l’attore prevalente in molte questioni cruciali per la politica.
2012
9789724047669
Razão de Estado constitucional e democracia de emergência: os percursos da conservação contemporanea / Arienzo, Alessandro. - (2012), pp. 243-273.
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