Il tema della bellezza, come articolazione specifica del più ampio termine “qualità”, ha trovato recentemente uno spazio anche nelle normative che riguardano l'architettura, l'ambiente, il paesaggio (vedi in particolare il Disegno di Legge Bondi, novembre 2008, in cui questo tema è espresso sotto forma di “esigenze di carattere formale”). Prendiamo allora a prestito il concetto vitruviano di venustas per ragionare intorno alla questione della “bellezza” in architettura all'interno delle più ampie relazioni dell'architettura con la civiltà contemporanea, condensata - con la indispensabile sintesi necessaria alla costruzione di un titolo - in un termine economico, mercato, e in un termine politico, democrazia. E preferiamo il termine venustas a quello di bellezza non solo per rivendicarne l'”internità” disciplinare (è solo uno dei termini della triade vitruviana e funziona solo se resta dentro un'idea di architettura) ma anche perché all'idea di venustas possono associarsi altri significati: grazia, leggiadria, finezza, e procedendo per successive approssimazioni: eleganza, decoro, e anche piacevolezza che può essere una forma della “comodità”. Ed è evidente che questa molteplicità di significati accompagna meglio la volontà di “esporre” l'idea di bellezza architettonica alle contaminazioni che le logiche del mercato e quelle della democrazia le propongono (e sempre più spesso le impongono). La ricerca intende produrre una riflessione sui modi in cui oggi l'idea di venustas si forma e viene veicolata all'interno delle strumentazioni che garantiscono il passaggio dalla “necessità di architettura” (domanda) alla “proposta di trasformazione” (risposta); e fornire alcune indicazioni (tradotte in forma di linee-guida) sul modo in cui la richiesta di venustas può essere raccolta ed espressa nell'elaborazione dei programmi e dei “bandi di concorso di idee e progettazione” (per usare la terminologia del decreto che prevede di affidare questa funzione a una specifica “fondazione” costituita congiuntamente dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali, dal Ministero delle Infrastrutture e dal Miur). Il tutto (passando per una serie di riflessioni sulla modificazione dell'idea di venustas architettonica nella sua contaminazione con le spinte del mercato e con la domanda di democrazia) dovrebbe tradursi nella definizione di “linee-guida” per la redazione dei programmi/bandi di concorso per le trasformazioni urbane. Piuttosto che partire da interpretazioni già orientate del termine venustas, la ricerca prova a muovere dalla realtà attuale e si propone quindi di verificare se e come la richiesta di venustas dell'architettura - intesa come “proiezione dei desideri delle comunità che la abitano” e sempre più spesso non coincidente con il portato legato a una interpretazione rigida dell'”autonomia disciplinare” - viene interpretata negli “atti tecnici” che hanno il compito di tradurla in una domanda di progetto architettonico; in altre parole, attraverso l'esame di una serie di casi studio, la ricerca punta a verificare con quali modalità la richiesta di venustas viene colta, interpretata e messa in forma - prima di consegnarla alla risposta dei singoli progettisti, (e quindi in quel tipo di strumentazione intermedia costituita dai programmi, dai bandi di concorso, dai documenti preliminari alla progettazione) - e attraverso quali modalità le risposte raccolgono quella richiesta. Il tutto anche al fine di segnalare le incongruenze, le elusioni, le distorsioni e perfino le falsificazioni riconoscibili sia nel processo che porta alla costruzione della domanda, sia nel modo in cui viene data la risposta, sia nella relazione tra i due momenti, legata al problema della valutazione. La scelta dei casi-studio rappresenta un primo momento di approfondimento in cui le due unità operative lavoreranno insieme per individuare un numero limitato di esperienze che si segnalano per aver tentato di costruire il processo in modo virtuoso, documentando cioè tanto le motivazioni delle scelte quanto le logiche della valutazione rispetto al tema della venustas. Il lavoro sui casi-studio si articola secondo due tematiche principali (su ognuna delle quali lavora una delle unità operative): il tema della residenza e quello della trasformazione degli spazi pubblici. L'individuazione delle due tipologie di intervento non dipende solo dalla volontà di mettere a frutto l'esperienza che ciascuna delle due unità operative ha maturato negli anni precedenti sui temi di ricerca individuati ma anche dal diverso tipo di retroterra culturale cui le due tipologie di intervento sembrano oggi riferirsi in tema di “venustas”: più legato, il primo all'idea di “funzionalità-standard” che vira oggi verso il concetto di “comfort” e di varietà controllata degli insediamenti, il secondo all'idea di “rappresentatività” che muove oggi verso il tema del recupero dell'identità e dell'appropriatezza delle trasformazioni.

Architettura-mercato-democrazia: come si valuta la "venustas" dell'architettura? / Amirante, Roberta. - (2011). (Intervento presentato al convegno Linee-guida per la redazione dei programmi/bandi di concorso per le trasformazioni urbane. nel 2011).

Architettura-mercato-democrazia: come si valuta la "venustas" dell'architettura?

AMIRANTE, ROBERTA
2011

Abstract

Il tema della bellezza, come articolazione specifica del più ampio termine “qualità”, ha trovato recentemente uno spazio anche nelle normative che riguardano l'architettura, l'ambiente, il paesaggio (vedi in particolare il Disegno di Legge Bondi, novembre 2008, in cui questo tema è espresso sotto forma di “esigenze di carattere formale”). Prendiamo allora a prestito il concetto vitruviano di venustas per ragionare intorno alla questione della “bellezza” in architettura all'interno delle più ampie relazioni dell'architettura con la civiltà contemporanea, condensata - con la indispensabile sintesi necessaria alla costruzione di un titolo - in un termine economico, mercato, e in un termine politico, democrazia. E preferiamo il termine venustas a quello di bellezza non solo per rivendicarne l'”internità” disciplinare (è solo uno dei termini della triade vitruviana e funziona solo se resta dentro un'idea di architettura) ma anche perché all'idea di venustas possono associarsi altri significati: grazia, leggiadria, finezza, e procedendo per successive approssimazioni: eleganza, decoro, e anche piacevolezza che può essere una forma della “comodità”. Ed è evidente che questa molteplicità di significati accompagna meglio la volontà di “esporre” l'idea di bellezza architettonica alle contaminazioni che le logiche del mercato e quelle della democrazia le propongono (e sempre più spesso le impongono). La ricerca intende produrre una riflessione sui modi in cui oggi l'idea di venustas si forma e viene veicolata all'interno delle strumentazioni che garantiscono il passaggio dalla “necessità di architettura” (domanda) alla “proposta di trasformazione” (risposta); e fornire alcune indicazioni (tradotte in forma di linee-guida) sul modo in cui la richiesta di venustas può essere raccolta ed espressa nell'elaborazione dei programmi e dei “bandi di concorso di idee e progettazione” (per usare la terminologia del decreto che prevede di affidare questa funzione a una specifica “fondazione” costituita congiuntamente dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali, dal Ministero delle Infrastrutture e dal Miur). Il tutto (passando per una serie di riflessioni sulla modificazione dell'idea di venustas architettonica nella sua contaminazione con le spinte del mercato e con la domanda di democrazia) dovrebbe tradursi nella definizione di “linee-guida” per la redazione dei programmi/bandi di concorso per le trasformazioni urbane. Piuttosto che partire da interpretazioni già orientate del termine venustas, la ricerca prova a muovere dalla realtà attuale e si propone quindi di verificare se e come la richiesta di venustas dell'architettura - intesa come “proiezione dei desideri delle comunità che la abitano” e sempre più spesso non coincidente con il portato legato a una interpretazione rigida dell'”autonomia disciplinare” - viene interpretata negli “atti tecnici” che hanno il compito di tradurla in una domanda di progetto architettonico; in altre parole, attraverso l'esame di una serie di casi studio, la ricerca punta a verificare con quali modalità la richiesta di venustas viene colta, interpretata e messa in forma - prima di consegnarla alla risposta dei singoli progettisti, (e quindi in quel tipo di strumentazione intermedia costituita dai programmi, dai bandi di concorso, dai documenti preliminari alla progettazione) - e attraverso quali modalità le risposte raccolgono quella richiesta. Il tutto anche al fine di segnalare le incongruenze, le elusioni, le distorsioni e perfino le falsificazioni riconoscibili sia nel processo che porta alla costruzione della domanda, sia nel modo in cui viene data la risposta, sia nella relazione tra i due momenti, legata al problema della valutazione. La scelta dei casi-studio rappresenta un primo momento di approfondimento in cui le due unità operative lavoreranno insieme per individuare un numero limitato di esperienze che si segnalano per aver tentato di costruire il processo in modo virtuoso, documentando cioè tanto le motivazioni delle scelte quanto le logiche della valutazione rispetto al tema della venustas. Il lavoro sui casi-studio si articola secondo due tematiche principali (su ognuna delle quali lavora una delle unità operative): il tema della residenza e quello della trasformazione degli spazi pubblici. L'individuazione delle due tipologie di intervento non dipende solo dalla volontà di mettere a frutto l'esperienza che ciascuna delle due unità operative ha maturato negli anni precedenti sui temi di ricerca individuati ma anche dal diverso tipo di retroterra culturale cui le due tipologie di intervento sembrano oggi riferirsi in tema di “venustas”: più legato, il primo all'idea di “funzionalità-standard” che vira oggi verso il concetto di “comfort” e di varietà controllata degli insediamenti, il secondo all'idea di “rappresentatività” che muove oggi verso il tema del recupero dell'identità e dell'appropriatezza delle trasformazioni.
2011
Architettura-mercato-democrazia: come si valuta la "venustas" dell'architettura? / Amirante, Roberta. - (2011). (Intervento presentato al convegno Linee-guida per la redazione dei programmi/bandi di concorso per le trasformazioni urbane. nel 2011).
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