Il clima mediterraneo: modificazioni cicliche degli ultimi millenni e previsioni per il prossimo futuro A partire dal 1990 sono state intraprese ricerche scientifiche innovative utilizzando gli archivi naturali integrati dell’Area Mediterranea per ricostruire le modificazioni naturali del clima e dell’ambiente negli ultimi 2500 anni. I risultati originali acquisiti già nel 2004 avevano consentito di ricostruire la storia del clima e dell’ambiente e di inquadrare correttamente le modificazioni climatico-ambientali che, in maniera sempre più sensibile, stanno interessando il globo negli ultimi 20 anni. I dati acquisiti hanno consentito di elaborare scenari circa le modificazioni del prossimo futuro. Le previsioni elaborate stanno progressivamente trovando riscontri nell’evoluzione climatico-ambientale che ha caratterizzato gli anni successivi al 2004. Al fine di valutare correttamente l’andamento del clima nel Mediterraneo nel prossimo futuro, sono state effettuate ricerche paleoclimatiche, basate sullo studio degli archivi naturali, che hanno consentito di ricostruire l'evoluzione climatico-ambientale delle ultime migliaia di anni nell'ambito delle note variazioni globali che, alla fine dell'ultima glaciazione, hanno caratterizzato l'Olocene. Va tenuto presente che i dati relativi alle variazioni climatiche globali, acquisiti con le ricerche glaciologiche effettuate con carotaggi profondi nelle calotte polari, evidenziano che nelle ultime centinaia di migliaia di anni vi sono stati numerosi periodi "caldi" simili all'Olocene, con una durata media di 10.000-12.000 anni circa, intercalati a lunghi periodi complessivamente freddi (glaciazioni). I dati paleoclimatici hanno consentito di ricostruire la seguente evoluzione: - da 9000 a 4000-3800 BP circa, il Mediterraneo è stato caratterizzato da un periodo caldo complessivamente umido (precipitazioni piovose concentrate nel periodo estivo e rifornite da venti umidi di provenienza occidentale, alimentati dalla fascia tropicale oceanica, temperatura media più elevata dell'attuale di circa 2-4 gradi) interrotto ciclicamente da periodi caldo-aridi; durante tale periodo, definito “Mediterraneo Monsonico” da Allocca et al., 2000, le fasce climatiche dell’emisfero settentrionale hanno subito una traslazione verso nord di circa 8-10° di latitudine.. Gli indicatori geoambientali più significativi sono rappresentati da croste carbonatiche intercalate ai suoli sepolti e da sabbie bioclastiche marine, diffuse dal Marocco, alla Libia e all'Italia. - da 3800 BP a oggi, in prevalenza si sono avute condizioni climatico-ambientali simili a quelle che hanno interessato l'Area Mediterranea dal 1850 ad oggi, interrotte da brevi intervalli (della durata di circa 100-150 anni) caratterizzati da condizioni sfavorevoli e da vere e proprie crisi ambientali (di tipo caldo-arido con desertificazione fino a 41-42°N e di tipo freddo-umido), che si sono succedute ciclicamente ogni 1000 anni circa; tale caratteristica è quella tipica del Clima Mediterraneo (Allocca et al., 2000). I sedimenti che testimoniano vere e proprie desertificazioni, nelle aree attualmente umide, sono le sabbie eoliche ricoprenti suoli e siti archeologici costieri fino alla latitudine di circa 41-42; i suoli sepolti mettono in evidenza che essi si sono sviluppati prevalentemente su polvere eolica alloctona di alcuni decimetri di spessore, trasportata dai venti provenienti dai deserti dell'Africa (da SW) e del Vicino Oriente (da SE) durante brevi periodi caldi instauratisi in condizioni molto simili a quelle previste nel prossimo futuro in relazione all'accentuazione dell'Effetto Serra. Il periodo compreso tra il XIX e XXI secolo, secondo la naturale ciclicità, rappresenterebbe la transizione verso il prossimo periodo caldo. La durata dei picchi freddi denominati Piccola Età Glaciale Arcaica (500-350 BP circa), Piccola Età Glaciale Altomedievale (500-750 BP circa) e Piccola Età Glaciale (1500-1850 circa) è progressivamente aumentata. La durata dei periodi caldi, denominati Effetto Serra Romano o Effetto Serra del Primo Millennio (100-300 d.C.) ed Effetto Serra Medievale o Effetto Serra del Secondo Millennio (1100-1270 d.C.) si è progressivamente ridotta. Almeno negli ultimi 2500 anni, quindi, si sarebbe manifestato un progressivo raffreddamento globale; tale dato potrebbe indicare che siamo vicini alla conclusione del periodo caldo olocenico. I minimi significativi e prolungati di attività solare hanno determinato le Piccole Età Glaciali mentre i massimi significativi e prolungati hanno dato origine ai periodi più caldi "Romano" e "Medievale" caratterizzati da desertificazione fino a 41-42° N. L'ultimo periodo freddo denominato Piccola Età Glaciale (raffreddamento massimo tra il 1570 e il 1740) si inquadra in una fase di 290 anni di scarsa attività solare (circa 180 anni di minimo) tra il 1420 (inizio del minimo di Sporer) e il 1715 circa (fine del minimo di Maunder). Il periodo caldo medievale, si è avuto in concomitanza con una fase di notevole attività solare tra il 1100 e 1270 circa, alla fine di un lungo periodo, della durata complessiva di 330 anni, iniziato intorno al 920 d.C.. Il periodo più freddo degli ultimi 500 anni è stato caratterizzato da una prevalenza di venti provenienti da NE. La seconda metà del secolo XVIII e il XIX secolo, corrispondenti al periodo più piovoso degli ultimi 500 anni, sono stati caratterizzati da una netta prevalenza di venti atlantici umidi provenienti da NW. Nel prossimo futuro si prevede l'intensificazione dei venti provenienti da SW, SE ed W, come accaduto in passato durante i periodi caldi. L'evoluzione climatico-ambientale degli ultimi 2500 anni dell'Area Mediterranea evidenzia una correlazione tra la stratigrafia geoarcheologica, le paleotemperature e paleoprecipitazioni, l'evoluzione dei ghiacciai alpini della Svizzera e l'evoluzione dei litorali con sabbia silicoclastica e bioclastica.. Sono evidente pure correlazioni tra l'evoluzione geoambientale dell'area Mediterranea con l'attività solare, le paleotemperature e le paleoprecipitazioni, la dinamica geomorfologica, l'assetto socio-economico dell'Area Circummediterranea e l'evoluzione dei litorali con sabbia silicoclastica del bacino mediterraneo. I dati acquisiti consentono di evidenziare l'attuale assetto climatico dell'area circummediterranea con il classico clima mediterraneo; con un’area con precipitazioni piovose comprese tra 500 e 2000 mm/anno concentrate tra Autunno, Inverno e Primavera; un’area con precipitazioni piovose comprese tra circa 500 e 2000 mm/anno distribuite in tutte le stagioni; un’area con prevalenza delle precipitazioni nevose; un’area calda desertica con precipitazioni inferiori a 200 mm/anno; un’area calda con precipitazioni piovose comprese tra circa 500 e oltre 2000 mm/anno concentrate nel periodo estivo. I dati stratigrafici hanno permesso di ricostruire l'assetto climatico dell'area circummediterranea durante i periodi caldi tipo "Effetto Serra" romano e medievale (con un’area con clima mediterraneo interessata da desertificazione lungo le zone costiere) La traslazione, da noi prevista, verso nord di alcuni gradi delle attuali condizioni climatiche mediterranee, provocherà una sensibile stagionalizzazione delle precipitazioni con conseguenti periodi di piene fluviali concentrate e di entità nettamente superiore a quelle attuali, anche nell'Europa centro-settentrionale che, dal 1750 circa (seconda metà della Piccola Età Glaciale) è stata caratterizzata da una distribuzione quasi omogenea delle piogge nei vari mesi dell'anno con conseguente costante regime idrologico fluviale. In base alla ciclicità millenaria, si prevede che la disastrosa alluvione dell'agosto 2002 sarà seguita da ripetuti eventi catastrofici che nelle prossime decine di anni determineranno seri danni al consolidato assetto socio-economico dell'Europa centro-settentrionale. Nell'area Mediterranea si instaureranno condizioni desertiche nelle fascie costiere fino a 41-42° di latitudine, come accaduto nei periodi caldi romano e medievale. La parte meridionale delle zone desertiche sarà interessata da precipitazioni monsoniche che determineranno sensibili modificazioni ambientali trasformando in aree umide parte delle attuali fasce desertiche. Tale condizione potrebbe determinare ulteriori impatti ambientali quali l’incremento della fauna e flora marina con guscio e scheletro calcareo con conseguente sottrazione di ingenti volumi di bicarbonato dall’acqua del mare, come accaduto nei precedenti periodi caldi instauratisi negli ultimi millenni. Il volume di sedimenti bioclastici, accumulati lungo le fasce costiere del Mediterraneo durante il Periodo Caldo Medievale (fenomeno finora ignorato dalla letteratura scientifica), è di circa un miliardo di mc equivalenti a mille miliardi di Kg di Carbonato di Calcio "prodotto ex novo" dalle acque marine costiere in circa 170 anni e ciò fornisce un interessante riferimento per valutare il ruolo che, a scala globale, anche le acque marine potrebbero giocare nel riequilibrare il ciclo della CO2. Lo studio dell'attività solare può fare comprendere se l'incremento che ha caratterizzato il 20° secolo (contemporaneamente all'inquinamento atmosferico antropogenico) rappresenti una transizione verso un nuovo massimo di attività, come quello che ha determinato il periodo caldo medievale, che in base alla variabilità ambientale naturale ciclica dovrebbe accentuarsi durante il 21° secolo, oppure no. Nel prossimo futuro nell'Area Mediterranea dovrebbero instaurarsi condizioni climatico ambientali simili a quelle dell'Effetto Serra Medievale con conseguente sensibile ulteriore incremento della temperatura dell’acqua marina.

Il clima mediterraneo: modificazioni cicliche degli ultimi millenni e previsioni per il prossimo futuro / Ortolani, Franco; S., Pagliuca. - STAMPA. - (2004), pp. 215-225.

Il clima mediterraneo: modificazioni cicliche degli ultimi millenni e previsioni per il prossimo futuro

ORTOLANI, FRANCO;
2004

Abstract

Il clima mediterraneo: modificazioni cicliche degli ultimi millenni e previsioni per il prossimo futuro A partire dal 1990 sono state intraprese ricerche scientifiche innovative utilizzando gli archivi naturali integrati dell’Area Mediterranea per ricostruire le modificazioni naturali del clima e dell’ambiente negli ultimi 2500 anni. I risultati originali acquisiti già nel 2004 avevano consentito di ricostruire la storia del clima e dell’ambiente e di inquadrare correttamente le modificazioni climatico-ambientali che, in maniera sempre più sensibile, stanno interessando il globo negli ultimi 20 anni. I dati acquisiti hanno consentito di elaborare scenari circa le modificazioni del prossimo futuro. Le previsioni elaborate stanno progressivamente trovando riscontri nell’evoluzione climatico-ambientale che ha caratterizzato gli anni successivi al 2004. Al fine di valutare correttamente l’andamento del clima nel Mediterraneo nel prossimo futuro, sono state effettuate ricerche paleoclimatiche, basate sullo studio degli archivi naturali, che hanno consentito di ricostruire l'evoluzione climatico-ambientale delle ultime migliaia di anni nell'ambito delle note variazioni globali che, alla fine dell'ultima glaciazione, hanno caratterizzato l'Olocene. Va tenuto presente che i dati relativi alle variazioni climatiche globali, acquisiti con le ricerche glaciologiche effettuate con carotaggi profondi nelle calotte polari, evidenziano che nelle ultime centinaia di migliaia di anni vi sono stati numerosi periodi "caldi" simili all'Olocene, con una durata media di 10.000-12.000 anni circa, intercalati a lunghi periodi complessivamente freddi (glaciazioni). I dati paleoclimatici hanno consentito di ricostruire la seguente evoluzione: - da 9000 a 4000-3800 BP circa, il Mediterraneo è stato caratterizzato da un periodo caldo complessivamente umido (precipitazioni piovose concentrate nel periodo estivo e rifornite da venti umidi di provenienza occidentale, alimentati dalla fascia tropicale oceanica, temperatura media più elevata dell'attuale di circa 2-4 gradi) interrotto ciclicamente da periodi caldo-aridi; durante tale periodo, definito “Mediterraneo Monsonico” da Allocca et al., 2000, le fasce climatiche dell’emisfero settentrionale hanno subito una traslazione verso nord di circa 8-10° di latitudine.. Gli indicatori geoambientali più significativi sono rappresentati da croste carbonatiche intercalate ai suoli sepolti e da sabbie bioclastiche marine, diffuse dal Marocco, alla Libia e all'Italia. - da 3800 BP a oggi, in prevalenza si sono avute condizioni climatico-ambientali simili a quelle che hanno interessato l'Area Mediterranea dal 1850 ad oggi, interrotte da brevi intervalli (della durata di circa 100-150 anni) caratterizzati da condizioni sfavorevoli e da vere e proprie crisi ambientali (di tipo caldo-arido con desertificazione fino a 41-42°N e di tipo freddo-umido), che si sono succedute ciclicamente ogni 1000 anni circa; tale caratteristica è quella tipica del Clima Mediterraneo (Allocca et al., 2000). I sedimenti che testimoniano vere e proprie desertificazioni, nelle aree attualmente umide, sono le sabbie eoliche ricoprenti suoli e siti archeologici costieri fino alla latitudine di circa 41-42; i suoli sepolti mettono in evidenza che essi si sono sviluppati prevalentemente su polvere eolica alloctona di alcuni decimetri di spessore, trasportata dai venti provenienti dai deserti dell'Africa (da SW) e del Vicino Oriente (da SE) durante brevi periodi caldi instauratisi in condizioni molto simili a quelle previste nel prossimo futuro in relazione all'accentuazione dell'Effetto Serra. Il periodo compreso tra il XIX e XXI secolo, secondo la naturale ciclicità, rappresenterebbe la transizione verso il prossimo periodo caldo. La durata dei picchi freddi denominati Piccola Età Glaciale Arcaica (500-350 BP circa), Piccola Età Glaciale Altomedievale (500-750 BP circa) e Piccola Età Glaciale (1500-1850 circa) è progressivamente aumentata. La durata dei periodi caldi, denominati Effetto Serra Romano o Effetto Serra del Primo Millennio (100-300 d.C.) ed Effetto Serra Medievale o Effetto Serra del Secondo Millennio (1100-1270 d.C.) si è progressivamente ridotta. Almeno negli ultimi 2500 anni, quindi, si sarebbe manifestato un progressivo raffreddamento globale; tale dato potrebbe indicare che siamo vicini alla conclusione del periodo caldo olocenico. I minimi significativi e prolungati di attività solare hanno determinato le Piccole Età Glaciali mentre i massimi significativi e prolungati hanno dato origine ai periodi più caldi "Romano" e "Medievale" caratterizzati da desertificazione fino a 41-42° N. L'ultimo periodo freddo denominato Piccola Età Glaciale (raffreddamento massimo tra il 1570 e il 1740) si inquadra in una fase di 290 anni di scarsa attività solare (circa 180 anni di minimo) tra il 1420 (inizio del minimo di Sporer) e il 1715 circa (fine del minimo di Maunder). Il periodo caldo medievale, si è avuto in concomitanza con una fase di notevole attività solare tra il 1100 e 1270 circa, alla fine di un lungo periodo, della durata complessiva di 330 anni, iniziato intorno al 920 d.C.. Il periodo più freddo degli ultimi 500 anni è stato caratterizzato da una prevalenza di venti provenienti da NE. La seconda metà del secolo XVIII e il XIX secolo, corrispondenti al periodo più piovoso degli ultimi 500 anni, sono stati caratterizzati da una netta prevalenza di venti atlantici umidi provenienti da NW. Nel prossimo futuro si prevede l'intensificazione dei venti provenienti da SW, SE ed W, come accaduto in passato durante i periodi caldi. L'evoluzione climatico-ambientale degli ultimi 2500 anni dell'Area Mediterranea evidenzia una correlazione tra la stratigrafia geoarcheologica, le paleotemperature e paleoprecipitazioni, l'evoluzione dei ghiacciai alpini della Svizzera e l'evoluzione dei litorali con sabbia silicoclastica e bioclastica.. Sono evidente pure correlazioni tra l'evoluzione geoambientale dell'area Mediterranea con l'attività solare, le paleotemperature e le paleoprecipitazioni, la dinamica geomorfologica, l'assetto socio-economico dell'Area Circummediterranea e l'evoluzione dei litorali con sabbia silicoclastica del bacino mediterraneo. I dati acquisiti consentono di evidenziare l'attuale assetto climatico dell'area circummediterranea con il classico clima mediterraneo; con un’area con precipitazioni piovose comprese tra 500 e 2000 mm/anno concentrate tra Autunno, Inverno e Primavera; un’area con precipitazioni piovose comprese tra circa 500 e 2000 mm/anno distribuite in tutte le stagioni; un’area con prevalenza delle precipitazioni nevose; un’area calda desertica con precipitazioni inferiori a 200 mm/anno; un’area calda con precipitazioni piovose comprese tra circa 500 e oltre 2000 mm/anno concentrate nel periodo estivo. I dati stratigrafici hanno permesso di ricostruire l'assetto climatico dell'area circummediterranea durante i periodi caldi tipo "Effetto Serra" romano e medievale (con un’area con clima mediterraneo interessata da desertificazione lungo le zone costiere) La traslazione, da noi prevista, verso nord di alcuni gradi delle attuali condizioni climatiche mediterranee, provocherà una sensibile stagionalizzazione delle precipitazioni con conseguenti periodi di piene fluviali concentrate e di entità nettamente superiore a quelle attuali, anche nell'Europa centro-settentrionale che, dal 1750 circa (seconda metà della Piccola Età Glaciale) è stata caratterizzata da una distribuzione quasi omogenea delle piogge nei vari mesi dell'anno con conseguente costante regime idrologico fluviale. In base alla ciclicità millenaria, si prevede che la disastrosa alluvione dell'agosto 2002 sarà seguita da ripetuti eventi catastrofici che nelle prossime decine di anni determineranno seri danni al consolidato assetto socio-economico dell'Europa centro-settentrionale. Nell'area Mediterranea si instaureranno condizioni desertiche nelle fascie costiere fino a 41-42° di latitudine, come accaduto nei periodi caldi romano e medievale. La parte meridionale delle zone desertiche sarà interessata da precipitazioni monsoniche che determineranno sensibili modificazioni ambientali trasformando in aree umide parte delle attuali fasce desertiche. Tale condizione potrebbe determinare ulteriori impatti ambientali quali l’incremento della fauna e flora marina con guscio e scheletro calcareo con conseguente sottrazione di ingenti volumi di bicarbonato dall’acqua del mare, come accaduto nei precedenti periodi caldi instauratisi negli ultimi millenni. Il volume di sedimenti bioclastici, accumulati lungo le fasce costiere del Mediterraneo durante il Periodo Caldo Medievale (fenomeno finora ignorato dalla letteratura scientifica), è di circa un miliardo di mc equivalenti a mille miliardi di Kg di Carbonato di Calcio "prodotto ex novo" dalle acque marine costiere in circa 170 anni e ciò fornisce un interessante riferimento per valutare il ruolo che, a scala globale, anche le acque marine potrebbero giocare nel riequilibrare il ciclo della CO2. Lo studio dell'attività solare può fare comprendere se l'incremento che ha caratterizzato il 20° secolo (contemporaneamente all'inquinamento atmosferico antropogenico) rappresenti una transizione verso un nuovo massimo di attività, come quello che ha determinato il periodo caldo medievale, che in base alla variabilità ambientale naturale ciclica dovrebbe accentuarsi durante il 21° secolo, oppure no. Nel prossimo futuro nell'Area Mediterranea dovrebbero instaurarsi condizioni climatico ambientali simili a quelle dell'Effetto Serra Medievale con conseguente sensibile ulteriore incremento della temperatura dell’acqua marina.
2004
9788821809194
Il clima mediterraneo: modificazioni cicliche degli ultimi millenni e previsioni per il prossimo futuro / Ortolani, Franco; S., Pagliuca. - STAMPA. - (2004), pp. 215-225.
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