La differenza sostanziale tra un bene “costruito” e uno “non costruito” consiste proprio nel concetto di tutela che si è consolidato fino ai nostri giorni. La tutela e la salvaguardia è un problema di cui si è molto parlato in Itali e in Europa soltanto negli ultimi anni. La gran parte del patrimonio artistico della nazione è stata progettata e realizzata in stretta relazione con l’ambiente circostante e, soprattutto con orti e giardini che assumevano un ulteriore significato di continuità ideale della casa nel territorio. Considerando i vantaggi naturali di cui gode l’Italia, dovuti alla particolare posizione topografica ed al clima favorevole, possiamo affermare che la varietà del paesaggio ha sempre caratterizzato in modo essenziale sia le nostre città che gli ambienti extra-urbani. E’ nostro dovere tutela i giardini, i parchi e le aree coltivate, che abbiamo ereditato dal passato, così come tendiamo a recuperare il singolo monumento architettonico. I giardini storici generalmente presentano gradi di decadimento dovuti alla mancanza di manutenzione quando sono spariti del tutto per essere divenuti edificabili. Comunque il degrado del nostro patrimonio verde d’interesse storico è conseguenza delle stesse cause che determinano il degrado delle parti costruite. La conservazione del patrimonio verde, infatti, richiede sia una solida formazione professionale del personale che praticamente interviene sull’assetto botanico del giardino che una sensibilità del progettista che deve affrontare il divenire spontaneo del giardino storico come problema fondamentale del restauro continuativo. Con il restauro si intende conservare l’aspetto del giardino così come ci è pervenuto e, contemporaneamente, l’idea originaria del progettista pur modificandone l’assetto botanico. Infatti la naturale mutevolezza, anche stagionale, degli elementi che costituiscono i giardini, cioè le pratiche, esige un’attenta pianificazione delle opere da attuarsi. Si può conservare una foresta millenaria pur non esistendo, al suo interno, alcuna pianta millenaria. Lo stato di degrado in cui versano i nostri giardini è leggibile dalle foto aree. La crescita spontanea delle piante velocemente dissolve la forma originaria del giardino ma troppo spesso il degrado non riguarda direttamente il giardino ma l’ambiente circostante. Sono numerosi i casi in cui splendidi giardini erano inseriti in un paesaggio altrettanto bello e curato ed oggi, invece, risultano circondati da squallidi edifici. Alcuni esempi sono costituiti dal Sito Reale di Portici e dalle Ville Vesuviane, attualmente, inseriti in un fitto e denso tessuto edilizio mentre, appena cinquanta anni fa erano ancora aristocratiche residenze circondate da aranceti, vigneti e giardini di delizie. IL SITO REALE DI PORTICI Il progetto di restauro del sito reale di Portici intende perseguire due obiettivi: il primo obiettivo è quello di ricomporre il perimetro originario del parco monumentale intervenendo sull’edilizia post-bellica per la quale è previsto il diradamento orizzontale; il secondo obiettivo è quello del risanamento ambientale dell’area del Granatello mediante la rigenerazione della spiaggia e dell’area compresa tra il fascio dei binari e la strada del Granatello. L’attuale stazione del Granatello è ristrutturata in uno scambiatore intermodale di traffico ferro – gomma - mare per realizzare l’accesso al Parco Naturale del Vesuvio e nel dislivello esistente è possibile creare un ampio parcheggio. Premesso che il restauro di un sito reale possiamo, certamente, fare a meno di “esercitazioni del nuovo” che, al contrario, possiamo attuare ovunque ed altrove data la gigantesca quantità di spazzatura edilizia prodotta negli ultimi cinquant’anni, nel caso della reggia di Portici, l’unica cosa possibile è la ridefinizione del perimetro del sito: dal mare fino all’autostrada e da piazza San Ciro a via Roma, e programmare, nel tempo, la ricucitura di tutte le parti smembrate e lottizzate del parco. E’ evidente che tale progetto, da attuarsi a lungo termine, scaturisce dall’esigenza di attuare una politica di alleggerimento della densità edilizia ed abitativa visto che le attuali condizioni di vita degli abitanti non dovrebbero essere consentite poiché al di là della legge. L’attuale sede universitaria della facoltà di agraria è la funzione più adeguata, sia per lo scopo di formare tecnici preposti alla cura, alla tutela ed alla gestione del patrimonio produttivo agricolo, che per la tradizionale scuola di governo e cura dei giardini, ma, tale funzione risulta adeguata se alle esigenze di carattere scientifico e didattico siano destinati spazi e luoghi compatibili con le destinazioni originarie. L’esigenza del restauro di eliminare gli edifici realizzati negli ultimi cinquant’anni coniugata con l’obiettivo di ricucire le parti smembrate del sito reale, potrebbe costituire un processo di riorganizzazione della sede universitaria con la riacquisizione delle ville e dei giardini Caramanico, Caravita e Granito, delle ali di Palazzo Mascabruno prospicienti la strada regia delle Calabrie, della caserma degli agenti di custodia e del borgo compresa tra quest’ultima ed il muro di cinta del sito reale dove risiedono i contadini che lavoravano per il sovrano ed, infine, dell’area dell’Istituto Zooprofilattico e dei giardini che raggiungono il mare. A breve termine è possibile attuare il restauro: delle “praterie” nello spazio davanti al palazzo e lungo il viale che porta al Granatello, dell’orangerie e del belvedere nella parte più alta del bosco superiore e delle “fruttiere”, delle serre e delle stalle lungo il lato orientale del parco superiore al fine di liberare e restaurare l’area del castello. VILLA VANNUCCHI Il progetto definitivo relativo alla sistemazione del verde e all’assetto botanico del parco di Villa D’Aquino di Caramanico Vannucchi è fondato sul ripristino del parterre della fontana centrale e della raggiera dei viali così come documentato nella “Mappa Topografica della città di Napoli e dei suoi contorni” redatta dal duca di Noja nel 1775. L’intero sistema compositivo dei parterre, dei giardini e del parco scaturisce dall’asse ovest- est che, partendo dall’accesso principale della villa dall’attuale Corso Roma, traguarda il fondale scenografico delle pendici e del cono del vulcano. Il parco è, sostanzialmente, costituito da tre principali sistemi di giardini ognuno con caratteristiche specifiche sia in relazione all’aspetto formale che per differenti connotazioni degli assetti botanici: 1. il rigoroso impianto simmetrico e a pianta centrale dei parterre del viale e della fontana: tale impianto è contraddetto dalla complessità formale e simbolica delle aiuole con le essenze fiorite, perlopiù stagionali, e delle parti scultoree ed architettoniche degli elementi di arredo e di bordura dei viali e delle aiuole stesse; 2. il succedersi dei giardini a sud e a nord della villa prospicienti il Corso Roma: sin dalle origini avevano lo scopo di incorniciare il prospetto principale della villa sul fronte stradale in uno scenario paesaggistico ornamentale di grande rilievo botanico; 3. la corona dei giardini a raggiera: essa è ripartita dai viali che dal centro della fontana si espandono nel territorio con forza centrifuga. Nella mappa del duca di Noja i quattro settori orientali della raggiera presentano0o l’assetto botanico di un bosco con caratteristiche naturali contraddetto dal rigoroso ed informale impianto dei viali, mentre, i restanti sei settori a sud e a nord dei parterre centrali presentano l’assetto botanico di aree destinate alle coltivazioni. Il progetto definitivo del restauro del parco deve, pertanto, coniugare l’esigenza di ripristinare la coerenza dell’unità compositiva formale originaria con la stratificazione di assetti botanici di valore ambientale, da un lato, e con le modificazioni delle relazioni paesaggistiche e percettive del ambiente circostante, dall’altro lato. Ultimo aspetto che si intende sottoporre all’attenzione al fine di migliorare le scelte operate per il progetto definitivo è il controllo della gestione e della manutenzione dei diversi settori del parco. In particolare i parterre del viale e della fontana centrale hanno dimensioni tali che generalmente per il restauro dei grandi giardini storici sia in Italia che in Europa non si prevedono più fioriture stagionali dagli alti costi di gestione e manutenzione, così come per i prati. In alternativa si suggerisce l’assetto botanico arboreo monumentale di Magnolia Grandiflora, o in alternativa di Liriodendron tulipifera o platani, con bordure arbustive a portamento spontaneo dell’Albelia grandiflora, o in alternativa di oleandri o mirti, e Agapanthus africanus. Nei parterre della fontana l’assetto botanico suddetto è integrato da quattro esemplari di Ficus magnolioides. Alla complessità formale dei parterre si contrappone la essenzialità dell’assetto botanico nella scelta di poche essenze arboree, arbustive e delle fioriture lungo i viali ma dal significativo ruolo ornamentale delle fioriture molto profumate. Per quanto riguarda i giardini a sud e a nord della villa, prospicienti Corso Roma, si suggerisce un assetto botanico ordinato e composto, costituito da monumenti di natura di esemplari arborei di prima grandezza e di pregio ad integrazione delle essenze preesistenti ove possibile conservarle affinché non sia contraddetto l’estremo equilibrio della composizione botanica. Analogamente alle specie arboree anche per quelle arbustive la scelta deve essere orientata ad esemplari rari di pregio il cui godimento estetico è affidato all’elemento unico ed isolato. Soltanto in questi giardini è conservata la gestione e la manutenzione del prato e delle bordure fiorite di roseti nelle specie più ornamentali. In tali giardini deve prevalere la scelta di specie rare e deve essere valorizzato l’asse sud nord che unifica la successione delle aiuole ed è interrotto dalle ali laterali della villa e dalla corte centrale. Infine la parte più consistente del parco, in riferimento all’estensione, è la corona dei giardini a raggiera. All’ipotesi progettuale di destinare i sei settori meridionali ad agrumeti ed i sei settori settentrionali ad assetto botanico di parco ornamentale con prati e cespugli in associazione ad essenze arboree si suggerisce una scelta di tipo più naturalistico estendendo la lecceta prevista nei settori orientali dell’area corona. Il bosco di lecci consentirebbe la esclusione del sottobosco spontaneo che garantirebbe l’autonoma rigenerazione della lecceta. Per la tutela dello stato di salute della lecceta e del suo sottobosco gli spicchi della corona circolare andrebbero perimetrali con fitte bordure arbustive di Mirti e Ruscus con l’unica fioritura della Clivia miniata. Per i viali della lecceta potrebbe essere evitata la realizzazione dei cordoli al fine di far defluire le acque piovane spontaneamente nei settori boschivi in maniera analoga al Bosco superiore della Reggia di Portici. In tale contesto risulterebbe coerente il completamento del perimetro dell’intero parco con filari di pini anche per i lati meridionale ed orientale. VILLA FAVORITA Sulla base del convincimento che il recupero di un parco storico deve individuare una strategia d’interventi progressivi nel tempo inscritti in una prospettiva generale di tutela. Evidentemente tale prospettiva deve tendere a far funzioni che si sono succeduti e stratificati nel tempo. Se l’obiettivo che si intende perseguire è la conservazione integrata del bene devono riemergere sia le istanze estetiche che le intenzionalità progettuali espresse nel corso dei secoli rispettando tutte le peculiarità del luogo. Dunque, è necessario, da un lato, individuare gli interventi per tendere al ripristino del perimetro originario e dell’unità delle parti smembrate nel tempo, e, dall’altro, coniugare le esigenze della collettività, che costituiscono lo scopo e le motivazioni del restauro, con l’insieme dei significati custoditi dalla memoria storica del luogo. Il ripristino del perimetro originario, il contenimento dei fenomeni di degrado ambientale ai margini del sito, la riscoperta dei valori paesaggistici da cui trae origine quel dato luogo, il restauro degli edifici e degli elementi architettonici del parco, gli interventi di manutenzione della vegetazione o i nuovi impianti devono essere rivolti alla conservazione dei caratteri del paesaggio vesuviano nei suoi aspetti produttivi e agricoli e di delizia. Il ripristino del confine originario del Parco della Favorita richiede il riaccorpamento del bosco superiore ed inferiore, nonché dell’area coltivata prospiciente quest’ultimo e di quelle su cui attualmente sorge l’edificio scolastico che un tempo costituivano una delle antiche “vigne acquistate posteriormente”. Uno degli obiettivi fondamentali è la ricomposizione dell’asse che unisce la Villa ed il mare e che esalta i due elementi paesaggistici di rilievo: il vulcano ed il mare. L’asse, interrotto dallo sbarramento del fascio di binari e dallo sventramento del Corso Umberto nonché dalla crescita incontrollata della vegetazione del bosco superiore, può solo in parte essere ricomposto. Infatti per contenere il danno prodotto dalla linea ferroviaria, si suggerisce il reimpianto del boschetto di lecci come illustrato nella pianta del Marchese. Lo sventramento tardo ottocentesco del Corso Umberto può essere contenuto mediante la ripavimentazione con le lastre di basoli e la realizzazione dei due ingressi che traducono il corso in una via interna del parco. Tale soluzione a breve termine costituisce un’alternativa alla realizzazione di sottopassaggi onerosi. Per il contenimento dei fenomeni di degrado del paesaggio circostante dovuti principalmente ad altri edifici recenti lungo il confine orientale ed occidentale del parco è possibile potenziare la presenza dei lecci solo in corrispondenza di tali edifici. Per il restauro del giardino è previsto il recupero della composizione settecentesca prospiciente la Villa con: i tre assi paralleli che suddividono l’area in quadranti regolari e simmetrici destinati a fruttiere ed orangerie ornamentali; l’esedra e le corti ai lati della scalinata; l’hortus conclusus e l’agrumeto prospiciente la “Strada Regia”. In particolare sono stati studiati gli elementi architettonici del parco come i coffee-house, le voliere, le fontane, le pavimentazioni dei viali ed i nuovi pergolati. Per la “vigna” orientale s’intende recuperare il carattere agricolo dell’antico podere introducendo nuovamente filari di viti e pergolati alternandola ad ampia “praterie” da destinare ad una fruizione più pubblica. Come già s’è detto il bosco superiore richiede interventi d’alleggerimento della copertura di lecci al fine di riaprire la prospettiva e la visuale verso il mare. Per il bosco inferiore è possibile, a valle del Corso Umberto, realizzare un nuovo parterre bordato con siepi regolari in sostituzione dei preesistenti che si alternavano alla vigna verso il mare. L’ex campo containers, ormai smantellato lascia il posto al boschetto di lecci con andamento romantico del parco ottocentesco i cui viali stanno riportando alla luce. L’utilizzazione di piante che hanno sempre caratterizzato il territorio vesuviano come culture agrarie di tipo tradizionale: aranci, limoni, peri, meli, gelsi, fichi, peschi o noci, consentono il recupero dello spirito dell’orto-giardino mediterraneo. Per quanto riguarda il riuso degli edifici del parco avranno tale destinazione : 1) LA FAVORITA scuola di alta formazione per il restauro dei giardini. 2) La Scuderia avrà destinazione caffetteria. ,area polifunzionale. 3) L’edificio posto a nord ai confini di VILLA CAMPOLIETO avrà destinazione di uffici, laboratorio e gestione del verde di tutto il parco. 4) LE Voliere verranno ripristinate con il loro percorso. 5) L’edificio Casa colonica presente su vico Favorita a sud - est del parco avrà come destinazione Albergo. 6) L’edificio posto a ridosso di corso Umberto nel lato nord avrà destinazione di uffici e laboratorio per la gestione dell’area antistante utilizzata come Odeon. 7) Le due case coloniche in prossimità della cappella avranno destinazione uffici e gestione del parco inferiore 8) L’edificio delle “montagne russe” è destinato a bar e sala lettura. 9) Le case rurali del confine orientale costituirebbero il polo sportivo del parco. 10) La CASA del MOSAICO è destinata ad un centro polifunzionale. 11) Un centro d’accoglienza turistica ed informazioni per i coffee-house sul mare da integrare allo scalo marittimo per itinerari turistici; VILLA MAIURI Per il restauro del giardino ornamentale il perimetro ha un importante significato, in primo luogo deve individuare un “frammento di natura” trasformato secondo le più sofisticate tecniche agrarie, in secondo luogo, deve contribuire al contenimento dell’effetto del recente degrado urbanistico e come esito finale, deve esaltare il concetto di luogo protetto. I criteri progettuali che hanno guidato il lavoro di ripristino hanno, infatti, mirato in prima istanza alla definizione e contemporaneamente all’esaltazione del perimetro della villa. Definizione che si sostanzia nell’individuazione di un elemento di continuità, qui rappresentato da un’essenza botanica, che restituisce al perimetro nel suo insieme una coerenza architettonica. Tale coerenza era interrotta dalla coesistenza di porzioni di muro riconducibili ad epoche diverse. Il giardino riacquista, così, carattere “introverso” e pur non dialogando con l’esterno, assume funzione di filtro con esso. Altro criterio progettuale seguito nel recupero, è stato quello di ispirarsi al carattere leggiadro della villa, particolarmente rappresentato da una piccola effige nella stanza degli affreschi in cui si legge “Il fumo esilara la vita”, che rimanda immediatamente ad un mondo esotico ed onirico al tempo stesso, più volte richiamato nei decori di gusto orientaleggiante della villa. Infatti, cercando di interpretare l’originalità preesistente, ci si è orientati nella scelta di essenze botaniche che riproponessero un’atmosfera carica di profumi inebrianti con carattere di spiccata eccentricità cromatica. Come in numerosi esempi vesuviani in cui il gusto delle cineserie si alternava ad ambienti tipicamente mediterranei, anche il giardino di Villa Ravone coniugherà tali linguaggi. Come sopra accennato, l’elemento di continuità del perimetro ed al tempo stesso di unità dell’insieme, sarà affidato all’associazione di essenze rampicanti quali il gelsomino (Jasminum officinalis) con la bignonia (Bignonia capreolata), realizzando così un’alternanza di fioriture profumate bianche e rosse. La bignonia verrà sistemata in corrispondenza di elementi architettonici allo scopo di esaltare la modularità della parete. Altro elemento di continuità, nell’ambito dell’assetto botanico, sarà rappresentato dall’Agapanto (Agapanthus praecox) che borderà tutte le aiuole e rappresenterà una sorta di “filo conduttore” del giardino, come una sorta di invito all’esplorazione delle sue aree più nascoste. I parterre sono configurati da viali sinuosi che contraddicono la ortogonalità dei prospetti e dei corpi delle terrazze della villa. Una delle linee progettuali, infatti, che si è inteso perseguire nel presente progetto di restauro è stata quella di contrapporre alla spiccata simmetria architettonica, una irregolarità delle morfologie vegetali, mentre tale simmetria viene concettualmente riproposta nella disposizione delle scelte botaniche che assume una certa coerenza nella configurazione del giardino. Si ha, pertanto, che la Strelitzia apre e chiude su lato sud e nord il giardino, mentre nelle aiuole laterali si alterneranno specie di lilium e rododendri suddivisi per varietà tematiche. L’area che anticipa l’ingresso principale della villa, è articolata in due aiuole immediatamente a ridosso del muro di cinta, due altre piccole aiuole comprese tra le rampe e la scalinata di accesso alla stessa e nell’aiuola che accompagna il viale in direzione della chiesa, al piede del muro occidentale. Nelle due aiuole che si sviluppano lungo il muro di cinta prospiciente la strada, segmentate dai cancelli d’ingresso, si realizzerà l’integrazione dei Lecci esistenti al fine di riconfigurare il filare alberato. Questo presenterà un sesto d’impianto alternato agli interassi dei pilastri di mattoni del muro stesso. In queste aiuole a completamento della presenza di lecci e palme, l’assetto botanico sarà arricchito dall’introduzione delle Strelitziae e dagli arbusti di Datura. Queste, inoltre, si estenderanno fino al muro di cinta allo scopo di favorire un miglior sviluppo degli apparati radicali delle essenze arboree presenti. Per la porzione del giardino compresa tra la villa e la strada sarà recuperata la pavimentazione in basoli di pietra lavica così come per il viale che prosegue verso la cappella. In riferimento al perimetro della villa, è necessario ribadire che sarebbe auspicabile provvedere alla ricomposizione della sua configurazione originaria che attualmente è stata privata della piccola dependance sul lato orientale. Per quanto riguarda il degrado ambientale generato dalla lottizzazione realizzata alla spalle della proprietà, esso potrebbe essere contenuto mediante la realizzazione di una fitta quinta di essenze rampicanti ad integrazione dei pini che ornano l’esedra, la cui funzione originaria era quella di separare il giardino ornamentale dai campi. Il progetto prevede, inoltre, di sottolineare l’esedra con la sistemazione di iris dalle vistose fioriture violacee. Attualmente l’assetto arboreo è costituito da essenze di pregio sia per specie che per età per le quali si prevedono interventi di manutenzione straordinaria ed eliminazione degli esemplari nati spontaneamente che alterano l’originaria regolarità della piantagione. Il giardino riapparirà dunque, nelle forme delle sue aiuole separate da vialetti di passeggiata inerbiti. I muri di cinta di mattoni di cotto accoglieranno le essenze rampicanti e definiranno l’unità del giardino; grandi vasi maiolicati saranno collocati sui rocchi che delimitano le rampe di accesso alla villa e saranno adornati con apparati floreali stagionali, le piccole aiuole incastonate tra le rampe e la scalinata accoglieranno i roseti di floribunda e gli archetti in ferro ai piedi delle rampe, opportunamente restaurati, sosterranno le rose sarmentose Dorothy Perkins che ombreggeranno le sedute in pietra lavica. Sarà, infine, ripristinata la pavimentazione della parte prospiciente la villa in basoli di pietra vulcanica. In conclusione ogni aspetto peculiare di gusto e stravaganza presente nell’architettura dell’edificio sarà esaltato e decodificato nella composizione del giardino.

Il Sito reale di Portici e le Ville del miglio d'Oro / Buondonno, Emma. - STAMPA. - tecnologia e progetto:(2011), pp. 129-142.

Il Sito reale di Portici e le Ville del miglio d'Oro

BUONDONNO, EMMA
2011

Abstract

La differenza sostanziale tra un bene “costruito” e uno “non costruito” consiste proprio nel concetto di tutela che si è consolidato fino ai nostri giorni. La tutela e la salvaguardia è un problema di cui si è molto parlato in Itali e in Europa soltanto negli ultimi anni. La gran parte del patrimonio artistico della nazione è stata progettata e realizzata in stretta relazione con l’ambiente circostante e, soprattutto con orti e giardini che assumevano un ulteriore significato di continuità ideale della casa nel territorio. Considerando i vantaggi naturali di cui gode l’Italia, dovuti alla particolare posizione topografica ed al clima favorevole, possiamo affermare che la varietà del paesaggio ha sempre caratterizzato in modo essenziale sia le nostre città che gli ambienti extra-urbani. E’ nostro dovere tutela i giardini, i parchi e le aree coltivate, che abbiamo ereditato dal passato, così come tendiamo a recuperare il singolo monumento architettonico. I giardini storici generalmente presentano gradi di decadimento dovuti alla mancanza di manutenzione quando sono spariti del tutto per essere divenuti edificabili. Comunque il degrado del nostro patrimonio verde d’interesse storico è conseguenza delle stesse cause che determinano il degrado delle parti costruite. La conservazione del patrimonio verde, infatti, richiede sia una solida formazione professionale del personale che praticamente interviene sull’assetto botanico del giardino che una sensibilità del progettista che deve affrontare il divenire spontaneo del giardino storico come problema fondamentale del restauro continuativo. Con il restauro si intende conservare l’aspetto del giardino così come ci è pervenuto e, contemporaneamente, l’idea originaria del progettista pur modificandone l’assetto botanico. Infatti la naturale mutevolezza, anche stagionale, degli elementi che costituiscono i giardini, cioè le pratiche, esige un’attenta pianificazione delle opere da attuarsi. Si può conservare una foresta millenaria pur non esistendo, al suo interno, alcuna pianta millenaria. Lo stato di degrado in cui versano i nostri giardini è leggibile dalle foto aree. La crescita spontanea delle piante velocemente dissolve la forma originaria del giardino ma troppo spesso il degrado non riguarda direttamente il giardino ma l’ambiente circostante. Sono numerosi i casi in cui splendidi giardini erano inseriti in un paesaggio altrettanto bello e curato ed oggi, invece, risultano circondati da squallidi edifici. Alcuni esempi sono costituiti dal Sito Reale di Portici e dalle Ville Vesuviane, attualmente, inseriti in un fitto e denso tessuto edilizio mentre, appena cinquanta anni fa erano ancora aristocratiche residenze circondate da aranceti, vigneti e giardini di delizie. IL SITO REALE DI PORTICI Il progetto di restauro del sito reale di Portici intende perseguire due obiettivi: il primo obiettivo è quello di ricomporre il perimetro originario del parco monumentale intervenendo sull’edilizia post-bellica per la quale è previsto il diradamento orizzontale; il secondo obiettivo è quello del risanamento ambientale dell’area del Granatello mediante la rigenerazione della spiaggia e dell’area compresa tra il fascio dei binari e la strada del Granatello. L’attuale stazione del Granatello è ristrutturata in uno scambiatore intermodale di traffico ferro – gomma - mare per realizzare l’accesso al Parco Naturale del Vesuvio e nel dislivello esistente è possibile creare un ampio parcheggio. Premesso che il restauro di un sito reale possiamo, certamente, fare a meno di “esercitazioni del nuovo” che, al contrario, possiamo attuare ovunque ed altrove data la gigantesca quantità di spazzatura edilizia prodotta negli ultimi cinquant’anni, nel caso della reggia di Portici, l’unica cosa possibile è la ridefinizione del perimetro del sito: dal mare fino all’autostrada e da piazza San Ciro a via Roma, e programmare, nel tempo, la ricucitura di tutte le parti smembrate e lottizzate del parco. E’ evidente che tale progetto, da attuarsi a lungo termine, scaturisce dall’esigenza di attuare una politica di alleggerimento della densità edilizia ed abitativa visto che le attuali condizioni di vita degli abitanti non dovrebbero essere consentite poiché al di là della legge. L’attuale sede universitaria della facoltà di agraria è la funzione più adeguata, sia per lo scopo di formare tecnici preposti alla cura, alla tutela ed alla gestione del patrimonio produttivo agricolo, che per la tradizionale scuola di governo e cura dei giardini, ma, tale funzione risulta adeguata se alle esigenze di carattere scientifico e didattico siano destinati spazi e luoghi compatibili con le destinazioni originarie. L’esigenza del restauro di eliminare gli edifici realizzati negli ultimi cinquant’anni coniugata con l’obiettivo di ricucire le parti smembrate del sito reale, potrebbe costituire un processo di riorganizzazione della sede universitaria con la riacquisizione delle ville e dei giardini Caramanico, Caravita e Granito, delle ali di Palazzo Mascabruno prospicienti la strada regia delle Calabrie, della caserma degli agenti di custodia e del borgo compresa tra quest’ultima ed il muro di cinta del sito reale dove risiedono i contadini che lavoravano per il sovrano ed, infine, dell’area dell’Istituto Zooprofilattico e dei giardini che raggiungono il mare. A breve termine è possibile attuare il restauro: delle “praterie” nello spazio davanti al palazzo e lungo il viale che porta al Granatello, dell’orangerie e del belvedere nella parte più alta del bosco superiore e delle “fruttiere”, delle serre e delle stalle lungo il lato orientale del parco superiore al fine di liberare e restaurare l’area del castello. VILLA VANNUCCHI Il progetto definitivo relativo alla sistemazione del verde e all’assetto botanico del parco di Villa D’Aquino di Caramanico Vannucchi è fondato sul ripristino del parterre della fontana centrale e della raggiera dei viali così come documentato nella “Mappa Topografica della città di Napoli e dei suoi contorni” redatta dal duca di Noja nel 1775. L’intero sistema compositivo dei parterre, dei giardini e del parco scaturisce dall’asse ovest- est che, partendo dall’accesso principale della villa dall’attuale Corso Roma, traguarda il fondale scenografico delle pendici e del cono del vulcano. Il parco è, sostanzialmente, costituito da tre principali sistemi di giardini ognuno con caratteristiche specifiche sia in relazione all’aspetto formale che per differenti connotazioni degli assetti botanici: 1. il rigoroso impianto simmetrico e a pianta centrale dei parterre del viale e della fontana: tale impianto è contraddetto dalla complessità formale e simbolica delle aiuole con le essenze fiorite, perlopiù stagionali, e delle parti scultoree ed architettoniche degli elementi di arredo e di bordura dei viali e delle aiuole stesse; 2. il succedersi dei giardini a sud e a nord della villa prospicienti il Corso Roma: sin dalle origini avevano lo scopo di incorniciare il prospetto principale della villa sul fronte stradale in uno scenario paesaggistico ornamentale di grande rilievo botanico; 3. la corona dei giardini a raggiera: essa è ripartita dai viali che dal centro della fontana si espandono nel territorio con forza centrifuga. Nella mappa del duca di Noja i quattro settori orientali della raggiera presentano0o l’assetto botanico di un bosco con caratteristiche naturali contraddetto dal rigoroso ed informale impianto dei viali, mentre, i restanti sei settori a sud e a nord dei parterre centrali presentano l’assetto botanico di aree destinate alle coltivazioni. Il progetto definitivo del restauro del parco deve, pertanto, coniugare l’esigenza di ripristinare la coerenza dell’unità compositiva formale originaria con la stratificazione di assetti botanici di valore ambientale, da un lato, e con le modificazioni delle relazioni paesaggistiche e percettive del ambiente circostante, dall’altro lato. Ultimo aspetto che si intende sottoporre all’attenzione al fine di migliorare le scelte operate per il progetto definitivo è il controllo della gestione e della manutenzione dei diversi settori del parco. In particolare i parterre del viale e della fontana centrale hanno dimensioni tali che generalmente per il restauro dei grandi giardini storici sia in Italia che in Europa non si prevedono più fioriture stagionali dagli alti costi di gestione e manutenzione, così come per i prati. In alternativa si suggerisce l’assetto botanico arboreo monumentale di Magnolia Grandiflora, o in alternativa di Liriodendron tulipifera o platani, con bordure arbustive a portamento spontaneo dell’Albelia grandiflora, o in alternativa di oleandri o mirti, e Agapanthus africanus. Nei parterre della fontana l’assetto botanico suddetto è integrato da quattro esemplari di Ficus magnolioides. Alla complessità formale dei parterre si contrappone la essenzialità dell’assetto botanico nella scelta di poche essenze arboree, arbustive e delle fioriture lungo i viali ma dal significativo ruolo ornamentale delle fioriture molto profumate. Per quanto riguarda i giardini a sud e a nord della villa, prospicienti Corso Roma, si suggerisce un assetto botanico ordinato e composto, costituito da monumenti di natura di esemplari arborei di prima grandezza e di pregio ad integrazione delle essenze preesistenti ove possibile conservarle affinché non sia contraddetto l’estremo equilibrio della composizione botanica. Analogamente alle specie arboree anche per quelle arbustive la scelta deve essere orientata ad esemplari rari di pregio il cui godimento estetico è affidato all’elemento unico ed isolato. Soltanto in questi giardini è conservata la gestione e la manutenzione del prato e delle bordure fiorite di roseti nelle specie più ornamentali. In tali giardini deve prevalere la scelta di specie rare e deve essere valorizzato l’asse sud nord che unifica la successione delle aiuole ed è interrotto dalle ali laterali della villa e dalla corte centrale. Infine la parte più consistente del parco, in riferimento all’estensione, è la corona dei giardini a raggiera. All’ipotesi progettuale di destinare i sei settori meridionali ad agrumeti ed i sei settori settentrionali ad assetto botanico di parco ornamentale con prati e cespugli in associazione ad essenze arboree si suggerisce una scelta di tipo più naturalistico estendendo la lecceta prevista nei settori orientali dell’area corona. Il bosco di lecci consentirebbe la esclusione del sottobosco spontaneo che garantirebbe l’autonoma rigenerazione della lecceta. Per la tutela dello stato di salute della lecceta e del suo sottobosco gli spicchi della corona circolare andrebbero perimetrali con fitte bordure arbustive di Mirti e Ruscus con l’unica fioritura della Clivia miniata. Per i viali della lecceta potrebbe essere evitata la realizzazione dei cordoli al fine di far defluire le acque piovane spontaneamente nei settori boschivi in maniera analoga al Bosco superiore della Reggia di Portici. In tale contesto risulterebbe coerente il completamento del perimetro dell’intero parco con filari di pini anche per i lati meridionale ed orientale. VILLA FAVORITA Sulla base del convincimento che il recupero di un parco storico deve individuare una strategia d’interventi progressivi nel tempo inscritti in una prospettiva generale di tutela. Evidentemente tale prospettiva deve tendere a far funzioni che si sono succeduti e stratificati nel tempo. Se l’obiettivo che si intende perseguire è la conservazione integrata del bene devono riemergere sia le istanze estetiche che le intenzionalità progettuali espresse nel corso dei secoli rispettando tutte le peculiarità del luogo. Dunque, è necessario, da un lato, individuare gli interventi per tendere al ripristino del perimetro originario e dell’unità delle parti smembrate nel tempo, e, dall’altro, coniugare le esigenze della collettività, che costituiscono lo scopo e le motivazioni del restauro, con l’insieme dei significati custoditi dalla memoria storica del luogo. Il ripristino del perimetro originario, il contenimento dei fenomeni di degrado ambientale ai margini del sito, la riscoperta dei valori paesaggistici da cui trae origine quel dato luogo, il restauro degli edifici e degli elementi architettonici del parco, gli interventi di manutenzione della vegetazione o i nuovi impianti devono essere rivolti alla conservazione dei caratteri del paesaggio vesuviano nei suoi aspetti produttivi e agricoli e di delizia. Il ripristino del confine originario del Parco della Favorita richiede il riaccorpamento del bosco superiore ed inferiore, nonché dell’area coltivata prospiciente quest’ultimo e di quelle su cui attualmente sorge l’edificio scolastico che un tempo costituivano una delle antiche “vigne acquistate posteriormente”. Uno degli obiettivi fondamentali è la ricomposizione dell’asse che unisce la Villa ed il mare e che esalta i due elementi paesaggistici di rilievo: il vulcano ed il mare. L’asse, interrotto dallo sbarramento del fascio di binari e dallo sventramento del Corso Umberto nonché dalla crescita incontrollata della vegetazione del bosco superiore, può solo in parte essere ricomposto. Infatti per contenere il danno prodotto dalla linea ferroviaria, si suggerisce il reimpianto del boschetto di lecci come illustrato nella pianta del Marchese. Lo sventramento tardo ottocentesco del Corso Umberto può essere contenuto mediante la ripavimentazione con le lastre di basoli e la realizzazione dei due ingressi che traducono il corso in una via interna del parco. Tale soluzione a breve termine costituisce un’alternativa alla realizzazione di sottopassaggi onerosi. Per il contenimento dei fenomeni di degrado del paesaggio circostante dovuti principalmente ad altri edifici recenti lungo il confine orientale ed occidentale del parco è possibile potenziare la presenza dei lecci solo in corrispondenza di tali edifici. Per il restauro del giardino è previsto il recupero della composizione settecentesca prospiciente la Villa con: i tre assi paralleli che suddividono l’area in quadranti regolari e simmetrici destinati a fruttiere ed orangerie ornamentali; l’esedra e le corti ai lati della scalinata; l’hortus conclusus e l’agrumeto prospiciente la “Strada Regia”. In particolare sono stati studiati gli elementi architettonici del parco come i coffee-house, le voliere, le fontane, le pavimentazioni dei viali ed i nuovi pergolati. Per la “vigna” orientale s’intende recuperare il carattere agricolo dell’antico podere introducendo nuovamente filari di viti e pergolati alternandola ad ampia “praterie” da destinare ad una fruizione più pubblica. Come già s’è detto il bosco superiore richiede interventi d’alleggerimento della copertura di lecci al fine di riaprire la prospettiva e la visuale verso il mare. Per il bosco inferiore è possibile, a valle del Corso Umberto, realizzare un nuovo parterre bordato con siepi regolari in sostituzione dei preesistenti che si alternavano alla vigna verso il mare. L’ex campo containers, ormai smantellato lascia il posto al boschetto di lecci con andamento romantico del parco ottocentesco i cui viali stanno riportando alla luce. L’utilizzazione di piante che hanno sempre caratterizzato il territorio vesuviano come culture agrarie di tipo tradizionale: aranci, limoni, peri, meli, gelsi, fichi, peschi o noci, consentono il recupero dello spirito dell’orto-giardino mediterraneo. Per quanto riguarda il riuso degli edifici del parco avranno tale destinazione : 1) LA FAVORITA scuola di alta formazione per il restauro dei giardini. 2) La Scuderia avrà destinazione caffetteria. ,area polifunzionale. 3) L’edificio posto a nord ai confini di VILLA CAMPOLIETO avrà destinazione di uffici, laboratorio e gestione del verde di tutto il parco. 4) LE Voliere verranno ripristinate con il loro percorso. 5) L’edificio Casa colonica presente su vico Favorita a sud - est del parco avrà come destinazione Albergo. 6) L’edificio posto a ridosso di corso Umberto nel lato nord avrà destinazione di uffici e laboratorio per la gestione dell’area antistante utilizzata come Odeon. 7) Le due case coloniche in prossimità della cappella avranno destinazione uffici e gestione del parco inferiore 8) L’edificio delle “montagne russe” è destinato a bar e sala lettura. 9) Le case rurali del confine orientale costituirebbero il polo sportivo del parco. 10) La CASA del MOSAICO è destinata ad un centro polifunzionale. 11) Un centro d’accoglienza turistica ed informazioni per i coffee-house sul mare da integrare allo scalo marittimo per itinerari turistici; VILLA MAIURI Per il restauro del giardino ornamentale il perimetro ha un importante significato, in primo luogo deve individuare un “frammento di natura” trasformato secondo le più sofisticate tecniche agrarie, in secondo luogo, deve contribuire al contenimento dell’effetto del recente degrado urbanistico e come esito finale, deve esaltare il concetto di luogo protetto. I criteri progettuali che hanno guidato il lavoro di ripristino hanno, infatti, mirato in prima istanza alla definizione e contemporaneamente all’esaltazione del perimetro della villa. Definizione che si sostanzia nell’individuazione di un elemento di continuità, qui rappresentato da un’essenza botanica, che restituisce al perimetro nel suo insieme una coerenza architettonica. Tale coerenza era interrotta dalla coesistenza di porzioni di muro riconducibili ad epoche diverse. Il giardino riacquista, così, carattere “introverso” e pur non dialogando con l’esterno, assume funzione di filtro con esso. Altro criterio progettuale seguito nel recupero, è stato quello di ispirarsi al carattere leggiadro della villa, particolarmente rappresentato da una piccola effige nella stanza degli affreschi in cui si legge “Il fumo esilara la vita”, che rimanda immediatamente ad un mondo esotico ed onirico al tempo stesso, più volte richiamato nei decori di gusto orientaleggiante della villa. Infatti, cercando di interpretare l’originalità preesistente, ci si è orientati nella scelta di essenze botaniche che riproponessero un’atmosfera carica di profumi inebrianti con carattere di spiccata eccentricità cromatica. Come in numerosi esempi vesuviani in cui il gusto delle cineserie si alternava ad ambienti tipicamente mediterranei, anche il giardino di Villa Ravone coniugherà tali linguaggi. Come sopra accennato, l’elemento di continuità del perimetro ed al tempo stesso di unità dell’insieme, sarà affidato all’associazione di essenze rampicanti quali il gelsomino (Jasminum officinalis) con la bignonia (Bignonia capreolata), realizzando così un’alternanza di fioriture profumate bianche e rosse. La bignonia verrà sistemata in corrispondenza di elementi architettonici allo scopo di esaltare la modularità della parete. Altro elemento di continuità, nell’ambito dell’assetto botanico, sarà rappresentato dall’Agapanto (Agapanthus praecox) che borderà tutte le aiuole e rappresenterà una sorta di “filo conduttore” del giardino, come una sorta di invito all’esplorazione delle sue aree più nascoste. I parterre sono configurati da viali sinuosi che contraddicono la ortogonalità dei prospetti e dei corpi delle terrazze della villa. Una delle linee progettuali, infatti, che si è inteso perseguire nel presente progetto di restauro è stata quella di contrapporre alla spiccata simmetria architettonica, una irregolarità delle morfologie vegetali, mentre tale simmetria viene concettualmente riproposta nella disposizione delle scelte botaniche che assume una certa coerenza nella configurazione del giardino. Si ha, pertanto, che la Strelitzia apre e chiude su lato sud e nord il giardino, mentre nelle aiuole laterali si alterneranno specie di lilium e rododendri suddivisi per varietà tematiche. L’area che anticipa l’ingresso principale della villa, è articolata in due aiuole immediatamente a ridosso del muro di cinta, due altre piccole aiuole comprese tra le rampe e la scalinata di accesso alla stessa e nell’aiuola che accompagna il viale in direzione della chiesa, al piede del muro occidentale. Nelle due aiuole che si sviluppano lungo il muro di cinta prospiciente la strada, segmentate dai cancelli d’ingresso, si realizzerà l’integrazione dei Lecci esistenti al fine di riconfigurare il filare alberato. Questo presenterà un sesto d’impianto alternato agli interassi dei pilastri di mattoni del muro stesso. In queste aiuole a completamento della presenza di lecci e palme, l’assetto botanico sarà arricchito dall’introduzione delle Strelitziae e dagli arbusti di Datura. Queste, inoltre, si estenderanno fino al muro di cinta allo scopo di favorire un miglior sviluppo degli apparati radicali delle essenze arboree presenti. Per la porzione del giardino compresa tra la villa e la strada sarà recuperata la pavimentazione in basoli di pietra lavica così come per il viale che prosegue verso la cappella. In riferimento al perimetro della villa, è necessario ribadire che sarebbe auspicabile provvedere alla ricomposizione della sua configurazione originaria che attualmente è stata privata della piccola dependance sul lato orientale. Per quanto riguarda il degrado ambientale generato dalla lottizzazione realizzata alla spalle della proprietà, esso potrebbe essere contenuto mediante la realizzazione di una fitta quinta di essenze rampicanti ad integrazione dei pini che ornano l’esedra, la cui funzione originaria era quella di separare il giardino ornamentale dai campi. Il progetto prevede, inoltre, di sottolineare l’esedra con la sistemazione di iris dalle vistose fioriture violacee. Attualmente l’assetto arboreo è costituito da essenze di pregio sia per specie che per età per le quali si prevedono interventi di manutenzione straordinaria ed eliminazione degli esemplari nati spontaneamente che alterano l’originaria regolarità della piantagione. Il giardino riapparirà dunque, nelle forme delle sue aiuole separate da vialetti di passeggiata inerbiti. I muri di cinta di mattoni di cotto accoglieranno le essenze rampicanti e definiranno l’unità del giardino; grandi vasi maiolicati saranno collocati sui rocchi che delimitano le rampe di accesso alla villa e saranno adornati con apparati floreali stagionali, le piccole aiuole incastonate tra le rampe e la scalinata accoglieranno i roseti di floribunda e gli archetti in ferro ai piedi delle rampe, opportunamente restaurati, sosterranno le rose sarmentose Dorothy Perkins che ombreggeranno le sedute in pietra lavica. Sarà, infine, ripristinata la pavimentazione della parte prospiciente la villa in basoli di pietra vulcanica. In conclusione ogni aspetto peculiare di gusto e stravaganza presente nell’architettura dell’edificio sarà esaltato e decodificato nella composizione del giardino.
2011
9788884971678
Il Sito reale di Portici e le Ville del miglio d'Oro / Buondonno, Emma. - STAMPA. - tecnologia e progetto:(2011), pp. 129-142.
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