L'evoluzione storica del dibattito scientifico sul bilancio di esercizio si basa nel nostro Paese sull’analisi del ruolo e del contenuto del bilancio interno. Fino agli anni ’60 praticamente tutti i più autorevoli esponenti della dottrina economico-aziendale hanno offerto importanti contributi alla costruzione di un modello teorico storicamente affascinante. Assunto come obiettivo di riferimento l’attribuzione all’esercizio di un reddito consumabile senza pregiudicare le potenzialità economiche dell’azienda, uno tra gli oggetti di studio più rilevanti era rappresentato dall’analisi delle determinazioni di valore analitiche e complessive. Nello stesso periodo il problema dei contenuti del bilancio – e delle valutazioni in particolare – risultava centrale anche negli studi di accounting, seppure con riferimento al bilancio esterno. A partire dagli anni ’70 il divario tra gli studi nazionali e quelli internazionali si è ampliato progressivamente. Per quanto concerne i primi, diventa via via più limitato il numero di studiosi che si occupa di bilancio (come se tutto fosse stato già detto) e nella grande maggioranza dei casi ci si occupa di commentare l’evoluzione delle regole di valutazione e rappresentazione, prima rispetto alla IV direttiva, poi al DL 127, infine ai principi contabili internazionali. Nel dibattito internazionale la svolta neopositivista sposta l’attenzione dal tema della valutazione in sé a quello degli obiettivi specifici delle aziende e di tutti gli attori coinvolti e dei comportamenti conseguenti. Da un lato soggetti che offrono informazioni sull’andamento economico e finanziario e sulla condizione patrimoniale delle imprese, dall’altro soggetti che domandano le stesse informazioni. Le ricadute economiche sulle aziende, sul mercato, sugli attori coinvolti, sul sistema nel suo complesso (anche nei suoi effetti macro) diventano importanti oggetti di studio e, in alcuni casi, aprono a feconde collaborazioni con studiosi di economia e di finanza. Grandi passi avanti sono stati fatti su questo fronte, fino a far diventare l’accounting una disciplina multiparadigmatica che si avvale di una sensibile varietà di metodologie scientifiche di indagine. Da noi, la mancata analisi di questo mercato dell’informazione ed il mancato approfondimento dei meccanismi che governano i comportamenti degli attori ha avuto come effetto immediato uno scollamento tra teoria e prassi. Al di là di evidenti fattori specifici - contesto locale costituito da imprese familiari medio-piccole, accesso al capitale ed alle risorse in genere non correlato con l’informazione di bilancio prodotta – peraltro in profondo mutamento ed adeguamento alle condizioni del mercato globale, il problema del metodo è risultato determinante.
La questione metodologica nel ritardo degli studi sul bilancio in Italia / Vigano', Riccardo. - STAMPA. - (2010), pp. 374-401.
La questione metodologica nel ritardo degli studi sul bilancio in Italia
VIGANO', RICCARDO
2010
Abstract
L'evoluzione storica del dibattito scientifico sul bilancio di esercizio si basa nel nostro Paese sull’analisi del ruolo e del contenuto del bilancio interno. Fino agli anni ’60 praticamente tutti i più autorevoli esponenti della dottrina economico-aziendale hanno offerto importanti contributi alla costruzione di un modello teorico storicamente affascinante. Assunto come obiettivo di riferimento l’attribuzione all’esercizio di un reddito consumabile senza pregiudicare le potenzialità economiche dell’azienda, uno tra gli oggetti di studio più rilevanti era rappresentato dall’analisi delle determinazioni di valore analitiche e complessive. Nello stesso periodo il problema dei contenuti del bilancio – e delle valutazioni in particolare – risultava centrale anche negli studi di accounting, seppure con riferimento al bilancio esterno. A partire dagli anni ’70 il divario tra gli studi nazionali e quelli internazionali si è ampliato progressivamente. Per quanto concerne i primi, diventa via via più limitato il numero di studiosi che si occupa di bilancio (come se tutto fosse stato già detto) e nella grande maggioranza dei casi ci si occupa di commentare l’evoluzione delle regole di valutazione e rappresentazione, prima rispetto alla IV direttiva, poi al DL 127, infine ai principi contabili internazionali. Nel dibattito internazionale la svolta neopositivista sposta l’attenzione dal tema della valutazione in sé a quello degli obiettivi specifici delle aziende e di tutti gli attori coinvolti e dei comportamenti conseguenti. Da un lato soggetti che offrono informazioni sull’andamento economico e finanziario e sulla condizione patrimoniale delle imprese, dall’altro soggetti che domandano le stesse informazioni. Le ricadute economiche sulle aziende, sul mercato, sugli attori coinvolti, sul sistema nel suo complesso (anche nei suoi effetti macro) diventano importanti oggetti di studio e, in alcuni casi, aprono a feconde collaborazioni con studiosi di economia e di finanza. Grandi passi avanti sono stati fatti su questo fronte, fino a far diventare l’accounting una disciplina multiparadigmatica che si avvale di una sensibile varietà di metodologie scientifiche di indagine. Da noi, la mancata analisi di questo mercato dell’informazione ed il mancato approfondimento dei meccanismi che governano i comportamenti degli attori ha avuto come effetto immediato uno scollamento tra teoria e prassi. Al di là di evidenti fattori specifici - contesto locale costituito da imprese familiari medio-piccole, accesso al capitale ed alle risorse in genere non correlato con l’informazione di bilancio prodotta – peraltro in profondo mutamento ed adeguamento alle condizioni del mercato globale, il problema del metodo è risultato determinante.File | Dimensione | Formato | |
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